Le marine del diciottesimo secolo variarono nelle dimensioni e nell’efficienza molto più, e molto più rapidamente, degli eserciti. La marina era in rapporto al numero degli uomini che impiegava costosa, pochi quindi gli stati che investirono.
In tutto il periodo fu l’Inghilterra a possedere la flotta più numerosa del mondo a partire dalla guerra della Grande Alleanza nel 1697. Nel 1721 aveva 124 navi di linea e 105 vascelli minori, nel 1762 aveva 141 di linea e 224 più piccole e nel 1783, rispettiva mente, 174 e 294: la flotta inglese era perciò di gran lunga la più potente mai posseduta da uno stato.
Lo sviluppo della marina francese fu invece poco costante nel 1754 aveva 57 navi di linea e 24 fregate. Nel 1773 aveva 66 navi di linea: nel 1780, quando ne ebbe 81, aveva raggiunto sui mari una potenza senza precedenti nella sua storia. Lo sviluppo delle forze navali spagnole corrispose in qualche misura a quello della Francia. La flotta della Spagna, che aveva quasi cessato di esistere alla fine della guerra di successione spagnola, fu resuscitata nei vent’anni. Nel 1737 comprendeva 33 navi di linea.
Imponenti furono i progressi della flotta russa. Pietro I aveva fatto del suo paese una delle più grandi potenze navali d’Europa. I successori non ebbero la stessa passione per le cose marittime; e tra il 1730 e il 1750 la flotta creata da Pietro I andò nettamente declinando nel numero e nell’efficienza. Sotto Caterina II ebbe però una pronta ripresa e nel 1788 la flotta del Baltico contava 37 navi di linea. Inoltre tra il 1770 e il 1790 si vide rinascere potente la squadra del mar Nero, che nel 1791 contava 22 navi di linea. La Russia era così diventata una potenza navale pari o quasi alla Spagna e di poco inferiore alla Francia.
La flotta danese e svedese diminuirono di importanza sovrastate dalla potenza russa. Le Province Unite, che alla fine del diciassettesimo secolo erano ancora una grande potenza navale, ai primi anni di questo periodo decaddero rapidamente a una posizione di second’ordine. La potenza navale di Venezia era in decadenza, impiegata dopo il 1718 solo in qualche vana spedizione punitiva contro gli stati berberi, né le insignificanti squadre navali della Toscana e di Napoli, né la piccola e inefficiente marina del Portogallo furono fattori di qualche peso nell’equilibrio delle potenze navali europee. L’impero ottomano possedeva una flotta abbastanza numerosa, ma le sue navi erano mal progettate spesso insufficientemente armate e fino agli ultimi anni del secolo fornite di pessimi equipaggi.
Quasi tutte le marine del diciottesimo secolo, come la maggior parte degli eserciti, ricorsero per il reclutamento a un misto di allettamento e di costrizione. In Russia prevalse la costrizione e i contadini furono obbligati a prestare servizio nella marina con gli stessi metodi, più o meno, in uso per l’esercito. La Francia ebbe un apparato coercitivo più elaborato e complesso degli altri stati dell’Europa occidentale: il sistema del classement creato da Colbert nel 1663. Comportava l’immatricolazione degli abitanti delle zone costiere in una riserva di marinai esperti che potevano servire per equipaggiare la flotta. Come il sistema del servizio nella milizia anche il classement pesò ben più fortemente sui poveri che sulle classi medie delle città portuali. Questo fatto, accompagnandosi alla corruzione e ai favoritismi degli ufficiali, lo rese molto impopolare e fu la causa di molti tentativi per sottrarsi all’obbligo. Di conseguenza la flotta francese fu per tutto il secolo a corto di marinai. In Spagna, dove fu introdotto un sistema analogo nel 1737, si ebbero le stesse difficoltà e gli stessi deludenti risultati.
La marina inglese continuò a basarsi sugli uomini che riusciva ad allettare con i premi di ingaggio o faceva rapire dalle bande di arruolamento forzato o reclutava più o meno coattivamente tra i forzati e i detenuti per debiti. Come per gli eserciti, inoltre, anche per la marina i difetti dei sistemi di reclutamento erano riflessi da un tasso di diserzioni paralizzante. In meno di quattro anni, nel 1776-80, più di 42.000 uomini disertarono dalla flotta inglese e non c’è motivo di ritenerlo un numero eccezionale secondo i criteri contemporanei.
Le paghe offerte ai marinai erano molto basse al confronto di quelle della marina mercantile, e ancora più basse rispetto ai guadagni delle ciurme delle navi corsare.
Dal punto di vista tecnico è da registrare la scomparsa della galera. La sua importanza andò rapidamente declinando alla fine del diciassettesimo secolo perfino nel Mediterraneo, il mare che l’aveva vista nascere. In Francia il Corps des Galères fu soppresso nel 1748.
L’opera di matematici come Eulero, Bernouilli e Borda sulla resistenza dei liquidi e sui corpi galleggianti contribuì a migliorare la linea dei bastimenti a vela. Libri come l’Architectura navalis mercatoria dello svedese Chapman (1768) e l’Examen Maritimo Teorico Practico dello spagnolo Jorge Juan (1771) dimostrano che questi studi cominciavano ad avere una certa influenza sui costruttori navali. In Francia, dove nel 1765 si creò una nuova classe di ingegneri specializzati, le costruzioni navali arrivarono a un culmine di perfezione sconosciuto agli altri paesi europei.
Le navi inglesi al confronto di quelle francesi erano troppo piccole, mal veleggiate e ingombre di troppi cannoni si sentirono fino alla fine del secolo e dopo, mentre si continuarono a utilizzare i vascelli catturati ai francesi come modello delle nuove navi da guerra.
Nondimeno fu la marina britannica a introdurre le due invenzioni che più di ogni altra contribuirono a rendere più efficiente la nave da guerra del diciottesimo secolo: il rivestimento di rame che ridusse grandemente la quantità delle erbe che venivano a im pigliarsi sulla chiglia e la perdita di velocità che causavano, e la caronata, che aumentò di molto la potenza distruttiva. L’utilizzazione del rame per la protezione della parte immersa era stata proposta in Inghilterra già nel 1708. Il principio ebbe applicazione pratica per la prima volta cinquant’anni dopo su base sperimentale. Riuscì così bene a impedire la crescita delle erbe e i guasti delle teredini che tra il 1770 e il 1780 il rivestimento fu adottato in tutta la marina. La caronata, un cannone a canna corta e di grosso calibro con una bassa velocità del proiettile, facile a manovrarsi e molto efficace a distanze ravvicinate, fu messa a punto da un militare, il generale Melville, nel 1774.
La tattica navale del diciottesimo secolo era restrittiva e imbevuta del principio secondo cui prima d’ogni altra cosa bisognava mantenere lo schieramento, scoraggiava l’iniziativa dei comandanti. Anche questo contribuì alla scarsa efficacia della tecnica della guerra navale di questo periodo. I sistemi di segnalazione molto primitivi e l’estrema difficoltà di assicurare che gli ordini fossero tutti capiti e eseguiti furono ostacoli altrettanto importanti per ogni ammiraglio.
In Francia e in Spagna, e in minor misura anche in Inghilterra, era diffusa la convinzione che la funzione principale di una flotta non fosse stanare e distruggere la flotta del nemico ma proteggere le colonie e i traffici marittimi della propria nazione e conquistare e molestare le colonie e i traffici della nazione avversaria. Particolarmente gravi furono le restrizioni che le idee di questo tipo imposero alla marina francese, influenzandone la strategia navale per tutto il secolo. Esse furono alla radice della divisione, operata nel 1744-48, delle navi francesi in piccole squadre assegnate alla protezione del commercio navale, che impedì di utilizzare in funzione veramente strategica la flotta.
Il maggior controllo da parte dello stato si osserva anche per quanto riguarda la marina. I cantieri per le navi da guerra di grossa stazza furono di stato mentre diminuì l’importanza dei corsari, l’Inghilterra li ostacolò fortemente. In tutto il secolo la guerra corsara fu generalmente incoraggiata dagli stati solo in seguito a una inferiorità navale, implicita ammissione che la flotta nemica non poteva essere sconfitta in combattimento aperto.