Il miglioramento delle condizioni e di guerra e della diminuzione delle barbarie non coincide con una diminuzione dei conflitti. Il diciottesimo secolo vede i Paesi europei in continuo conflitto per la supremazia sia di terra che di mare del continente e delle aree commerciali extra europee.
Le diplomazie davano per scontato la guerra come parte normale dell’esistenza quasi nella stessa misura delle generazioni precedenti.
Gli eserciti aumentarono poco al loro dimensione, ed era idea comune tra i generali che gli eserciti grossi fossero difficili da manovrare. Si sosteneva che le dimensioni degli eserciti dovevano essere drasticamente limitate dai mezzi di cui una società disponeva per mantenerli: secondo Montesquieu un sovrano non poteva permettersi di avere in nessun momento più dell’1% dei sudditi sotto le armi, e altri autori parlavano di una percentuale ancora minore.
Pietro I creò l’esercito più potente d’Europa, benché inefficiente, parzialmente feudale e non particolarmente numeroso alla fine del diciassettesimo secolo. Nel 1731 contava poco più di 132.000 uomini: nel 1796 ne contava 458.000. La stessa tendenza si nota, sia pure in misura meno rilevante, in Spagna e in alcuni stati minori, particolarmente il regno di Sardegna.
La capacità distruttiva della guerra andava declinando ma il militarismo aumentava. Luigi XIV, che fu per gran parte del suo regno monarca aggressivo, non fu un soldato per indole, atteggiamento mentale o educazione. Avrebbe considerato grave infrazione del l’etichetta se un nobile francese si fosse presentato a corte in uniforme. Tutti i suoi ministri della guerra furono borghesi; e generalmente i comandanti dei suoi eserciti furono prima degli aristocratici e poi soldati di professione.
Dall’inizio del diciottesimo secolo la situazione cambiò rapidamente. I sovrani europei badarono molto più ai dettagli militari di ogni genere. Carlo XII di Svezia, Federico Guglielmo I di Prussia, Paolo di Russia, in qualche misura Pietro I e Federico II cominciarono a considerare l’uniforme militare come la loro tenuta normale. Perfino in Spagna, dove nessuno dei sovrani ebbe la minima pretesa di capacità militari, si osserva un analogo interesse reale nella frequenza con cui vennero cambiate le uniformi militari sotto Carlo III e Carlo IV. Fatto ancor più importante, via via che gli eserciti diventavano meglio organizzati, più stabili e più consapevoli della propria importanza, più forte si faceva la tentazione di servirsene come caichi sui quali rimodellare la società civile. Si sviluppò così una tendenza a militarizzare la società in generale alla ricerca di una maggiore efficienza politica e economica. Fu negli stati relativa mente poveri e arretrati dell’Europa orientale e settentrionale che la tendenza si fece più marcata. Pietro I nel 1722 promulgò la Tavola dei gradi ed in Prussia l’amministrazione della vita economica si legò alle esigenze militari.