Nicolas Fouquet
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in società barocca
E' capace di grandi cose, purchè gli si tolgano di testa palazzi e donne. cardinale Giulio Mazzarino
Le origini
La famiglia Fouquet era originaria di Angers e commerciando in tessuti pregiati aveva raggiunto una ragguardevole posizione sociale che gli era valsa numerosi incarichi presso i Parlamenti di Enrico IV e Luigi XIII. Pur non essendo di fatto entrata nella nobiltà di toga, la famiglia poteva vantare un suo proprio blasone, raffigurante uno scoiattolo nell'atto di arrampicarsi con il motto Quo non ascendet?, poi sostituito dai suoi detrattori in Quo non ascendam?, a sottolineare la sua ambizione.
Nicolas nasce a Parigi il 17 gennaio 1615: all'età di dodici anni viene avviato allo studio del diritto presso il collegio dei gesuiti di Clermont e a sedici anni intraprende la carriera di avvocato.
L'ascesa
Nel 1634, su sollecitazione del padre, Nicolas ottiene dal Cardinale Richelieu una speciale dispensa che, nonostante la giovane età, gli permette di ricoprire la carica di consigliere nel neonato parlamento di Metz. Inoltre gli viene affidato un incarico delicato: verificare, tramite l'inventario delle carte del Tesoro del vescovato di Metz, se il duca Carlo IV di Lorena ledesse i diritti del re o commettesse delle irregolarità finanziarie. Questo è forse il primo contatto che Nicolas ha con i complessi intrighi politici nei quali in futuro si troverà fatalmente coinvolto.
Entra nei favori di Richelieu e lascia Metz per entrare nel consiglio reale a Nancy, dove inizia a condurre un vita mondana e fastosa. Assecondando l'ambizione di suo padre Francoise, combina un matrimonio molto vantaggioso per la sua famiglia: sposa infatti Louise Fourché de Quéhillac, nipote di Jean Fourché, signore di Quéhillac, che porta in dote 160 000 lire in argento e diritti sulle terre di Bouvron. Insieme alle rendite e alle cariche onorifiche che gli lasciano i genitori, Nicolas può contare su un patrimonio di più di 200 000 lire.
Il matrimonio viene concluso il 10 gennaio 1640 a Nantes e Fouquet è uno degli uomini più ricchi e potenti di Francia.
Accumulando ulteriori ricchezze tramite l'amministrazione degli affari che suo padre aveva intrapreso nella Compagnia delle Isole d'America, in Senegal e nella Nuova Francia, acquista il viscontado di Vaux, nel Brie. Nel 1642 muore Richelieu, protettore storico della famiglia Fouquet, ma la popolarità di Nicolas non viene meno: anzi, sarà sempre più supportata da Mazzarino, nuovo consigliere reale, e da una squadra ministeriale che rimarrà la stessa anche sotto la reggenza di Anna d'Austria.
Dalla parte del vincente
Quando i drammatici eventi della Fronda travolgono Parigi, Fouquet si mostra capace di gestire la situazione nel suo ruolo di intendente generale della città e soprattutto si schiera subito a strenua difesa della corona, guadagnandosi l'incondizionata fiducia di Mazzarino e della regina. In una famosa lettera, suggerisce a quest'ultima di dividere i suoi nemici e di allontanarli dalla città in
modo da rendere loro difficili le operazioni di coordinamento: questa strategia venne attuate durante tutto il periodo dei disordini e rappresenta il nucleo fondante di quella che sarà poi “l'operazione Versailles”.
A Pontoise Fouquet è chiamato a ricoprire la delicata carica di supervisore del parlamento, trovandosi ad affrontare, con successo, lo scherno e la derisione di una folla di dissidenti.
Il 22 ottobre 1652, dopo il discorso di amnistia, pronuncia un discorso di condanna dei frondisti rimasti a Parigi e di lode della magnanimità del re, mostrandosi pubblicamente come il più fedele servo della corona di Francia.
Il 7 febbario 1653, come ricompensa per la condotta esemplare tenuta durante la Fronda, Fouquet è nominato sovrintendente delle finanze reali.
Le finanze reali erano in uno stato disastroso: Luigi XIV aveva continuato a contrarre debiti per finanziare le guerre e le sue ingenti spese personali. Nel 1653 Fouquet impone la rivalutazione della moneta corrente in modo da aumentare il credito, ma il leggero miglioramento della situazione non fa' altro che spingere il giovane sovrano ad altre, sconsiderate spese.
Nel 1654 la situazione divenne talmente insostenibile che Mazzarino e Fouquet dovettero mettere mano ai loro patrimoni personali per soddisfare i creditori.
Nel 1657, facendo leva sulla sua credibilità e solvibilità, Fouquet riuscì ad ottenere prestiti per circa 12 milioni di lire e promulgò 17 editti finanziari per rendere obbligatorio, più razionale e sistematico il prelievo delle imposte nel regno.
Nel 1661, sul letto di morte Mazzarino raccomanda al re Fouquet, che in quello stesso anno viene nominato ufficialmente ministro di Stato accanto a Le Tellier e Hugues de Lionne.
Brillare più del “Sole”...
Fouquet poteva vantare numerose propietà: svariate residenze a Parigi, una a Saint-Mandè acquistata solo per ospitare una biblioteca di 27 000 volumi (seconda in Francia solo a quella di Mazzarino) e quella di Vaux le Vicomte, dove a partire dal 1653 fece costruire un sontuoso castello.
Fouquet non era noto per il suo buon gusto, ma piuttosto per la tendenza a creare ambientazioni fastose e ridondanti che facessero da magnifico scenario a feste ed eventi mondani. Tuttavia, per la realizzazione del palazzo di Vaux, scelse alcuni tra gli artisti più “in voga” all'epoca, come l'architetto Le Vau e il giardiniere Le Notre.
Si circondò di una piccola corte di intellettuali, tra cui Molière, La Fontaine e M.me de Sevignè, ed invitò più volte il re, che vi si recò per la prima volta nel 1659 e poi ancora nel 1660.
Ma è il 17 agosto 1661 l'evento ufficiale che rende Fouquet il più munifico e magnificente ospite della storia: in onore del sovrano viene considerata un festa di cui parlano tutti i cronisti dell'epoca e divenuta ormai leggendaria. Giochi d'acqua e pirotecnici, macchinari teatrali rappresentanti animali di fantasia che camminavano e sputavano fuoco e fiamme, un buffet da più di 1000 coperti con sculture di ghaccio, piramidi di cibo e portate “animate” preparate sotto l'occhio vigile del maestro cerimoniere Vatel.
Luigi XIV fu sorpreso da tanta ricchezza, poi irritato e insospettito, fino a considerare oltraggioso verso la sua regale maestà l'offerta di Fouquet di cedergli Vaux.
Il sole del re era stato offuscato da questo ministro sfrontato ed esibizionista. E forse anche disonesto.
Infatti, prima ancora di quella palese dimostrazione, la ricchezza di Fouquet aveva spinto Luigi XIV ad indagare sulla sua condotta professionale e ad ipotizzarne un arresto per meglio verificare la situazione. La festa del 17 agosto, pur non essendo stato il motore unico dell'astio reale verso il ministro, di certo ne fu un potente amplificatore.
… può diventare pericoloso
Il 5 settembre 1661, mentre si trovava a Nantes, Fouquet viene arrestato da un drappello di moschettieri guidati da D'Artagnan.
Colbert, rivale di Fouquet e suo successore alla carica di ministro delle finanze, non perse occasione di denunciare il disonesto e smodato arricchimento del collega e gli opulenti fasti di Vaux goduti a spese della corona, anche e soprattutto quando Hugues de Lionne chiese al sovrano la grazia per il suo amico Nicolas: la richiesta venne respinta e vennero apposti i sigilli a tutte le residenze di Fouquet.
Il 7 settembre, sotto la supervisione di Colbert, iniziarono le perquisizioni atte a dimostrare l'accusa di peculato ed oltraggio alla corona che pendeva sul conto dell' ex-ministro.
L'istruttoria del processo si aprì il 3 marzo 1662, senza che Fouquet fosse neppure a conoscenza dei capi d'imputazione. Come elemento probante, il procuratore Talon portò un assegno di un milione di lire emesso da Fouquet e garantito sulla taille (imposta sul credito personale), che venne annullato.
Allo stesso tempo, i suoi amici e sostenitori (tra cui La Fontaine e Pellisson) diffusero dei libelli in favore della sua innocenza: nonostante gli sforzi di Colbert, l'opinione pubblica esprimeva forti dubbi su una reale responsabilità di Fouquet.
Un capro espiatorio?
L'accusa di peculato era in sostanza supportata solo dall'enorme ricchezza di Fouquet e dai suoi possedimenti terrieri, considerati strategici.
Tuttavia, all'epoca dell'arresto, egli era anche molto indebitato: molte delle sue proprietà erano ancora in corso di pagamento e le altre erano state pagate con i suoi propri mezzi in modo incontestabile. Inoltre, il continuo acquisto di terreni e proprietà, spesso anche ad un prezzo superiore al valore reale, era un strategia per ingenerare maggior fiducia di solvibilità nei creditori, dai cui prestiti dipendevano le sempre vacillanti finanze reali.
Probabilmente quindi Fouquet era solo un'abile mediatore e aveva accumulato ricchezze dalle sue cariche e da operazioni economiche fortunate, senza mai rubare al re.
A Fouquet fu vietato di apellarsi al Parlamento di Parigi, nonostante potesse goderne di diritto come procuratore generale anziano. Il 18 ottobre il re decretò che il processo sarebbe dovuto continuare solo in forma scritta e designò personalmente, assieme a Colbert, dei relatori. Alcuni di questi furono ricusati come apertamente ostili all'imputato, ma non furono rimossi. Addirittura Lamoignon, considerato come favorevole a Fouquet, fu rimpiazzato da Colbert con Pierre Sèguier, noto detrattore dell'anziano ministro. I suoi amici e colleghi furono processati, alcuni esiliati altri incarcerati.
Il 21 dicembre 1664 Nicolas Fouquet fu considerato colpevole di peculato e lesa maestà, ma condannato solo al bando dal regno.
L'ingiustizia e la disgrazia
Ricorrendo al deni de justice, con il quale il re si arrogava il diritto di sostituire la sua volontà ad una sentenza dei magistrati, Luigi XIV commutò l'esilio in carcere a vita e fece inoltre perseguire i giudici che avevo emesso una sentenza secondo lui non commisurata alla gravità dei reati.
Foquet fu rinchiuso nella fortezza di Pinerolo e lì morì il 3 aprile 1680, anche se il suo atto di morte non fu mai rinvenuto. Secondo il suo amico Gourville, fu invece liberato con l'illusione di una sospensione della pena e poi avvelenato da Colbert.
Molti sono gli episodi letterari e le leggende che nacquero attorno a questa vicenda macabra e misteriosa, tra cui quelli che identificano Fouquet nella famosa “maschera di ferro”, che sarebbe stata giustificata dall'alto rango del detenuto e da tutti gli impronunciabili segreti sugli intrighi di palazzo e la gestione delle finanze di cui probabilemente era a conoscenza.