Il re di Danimarca, Cristiano divideva il potere con il Consiglio di stato formato dall'elite aristocratica a cui doveva render conto. Agli inizi del seicento il Consiglio puntava a mantenere la pace con la Svezia ma era preoccupata sia per l'espansione svedese sia delle forze cattoliche in Germania ed altrettanto preoccupata dal re che gestiva un esercito di mercenari che poteva divenire un arma contro l'aristocrazia.
Il re di Danimarca nel 600 si rafforzò notevolmente a discapito dell'aristocrazia poichè riuscì a far quadrare il bilancio e il capitale personale del re arrivò a un milione di talleri tanto da poterne prestare ai nobili latifondisti che divennero quindi dipendenti dalla sua politica.
La Danimarca spinta nella guerra
La potenza danese spinse la Svezia ad alleanze con gli olandesi che a loro volta spinsero il re danese nell'intrigo dinastico delle rivendicazioni in Germania in qualità di duca di Holstein con influenza nella bassa Sassonia, guardava con cupidigia alle diocesi secolarizzate di Brema, Verden e Osnabrùck, non solo perché questi territori potevano costituire un comodo appannaggio per i suoi figli più giovani, ma anche come un modo per stabilire un controllo politico e fiscale sugli estuari del Weser e dell’Elba.
Nel 1624 i capi di Olanda, Inghilterra, Brandeburgo e Palatinato decisero di invitare Gustavo Adolfo di Svezia a guidare un esercito di coalizione in Germania, Cristiano di Danimarca temeva che se al suo rivale fosse stato consegnato un esercito di grandi proporzioni il Baltico si sarebbe trasformato in un lago svedese. Cristiano si offrì di intervenire personalmente organizzando una campagna diversiva nei Paesi Bassi.
La coalizione protestante con due rivali
Svezia e Danimarca si ponevano a fianco nella guerra dei trent'anni e fu indetta nel 1625 una conferenza per mediare le posizioni critiche tra i due regni, i problemi non vennero sciolti e Cristiano andò avanti per conto suo, assumendo il ruolo di Difensore della fede protestante. All’inizio del 1625 entrò in guerra, in qualità di duca di Holstein, senza essersi procurato alcuna promessa vincolante di sostegno politico o economico da nessuno.
Cristiano aveva però scelto il momento più sbagliato per un’invasione. Fino ad allora il principale avversario dei protestanti era stato l’esercito di Tilly, finanziato dalla Lega cattolica e alloggiato in Vestfalia e nell’Assia. Ma nella primavera del 1625 l’imperatore decise di mettere in piedi un esercito di ampie proporzioni per conto suo, affidandone il comando supremo a un nobile cèco che aveva ricavato una fortuna dalla vendita di terre confiscate in Boemia: Wallenstein. Ora Cristiano doveva affrontare due eserciti. Per forza di cose dovette battere in ritirata, riuscendo a evitare il disastro solo perché Tilly e Wal]enstein erano in disaccordo sui limiti delle reciproche autorità.
L'alleanza protestante si riduce
Nell’autunno del 1625 l'alleanza contro l'Impero si ridusse a Inghilterra, Danimarca e Province Unite. La questione divenne grave per la Danimarca che dirigeva le operazioni e la campagna del 1626 fu un disastro. Il 26 agosto 1626, dopo svariati giorni di dure schermaglie sotto la pioggia, Cristiano portò Tilly a battaglia a Lutter-am-Barenberg, l’annotazione nel diario del re compilata per quel giorno dice laconicamente: «Combattuto con il nemico e perso. Lo stesso giorno andato a Wolfenbùttel». La vittoria di Tilly non fu tanto dovuta alla qualità superiore delle sue truppe, quanto a grossolani errori da parte del re.
Fine dell'avventura danese
La disfatta impose a Cristiano di cedere tutto lo Jutland, di pagare riparazioni di guerra esorbitanti, e di rinunciare per sempre ai suoi territori nell’ambito dell’Impero. Inghilterra e l’Olanda, che vedevano nella pace separata tra Danimarca e l’imperatore il preludio al crollo della loro causa, inviarono rifornimenti freschi in uomini e denaro.
Ora l'Impero incominciava a vacillare e mentre Wallenstein combatteva infruttuosamente per il perseguimento dei propri obiettivi, il costo della sua armata si fece insostenibile per gli Stati tedeschi. Con la pace, nel maggio del 1629, Cristiano recuperò tutti i territori perduti e venne confermato nel suo diritto di riscuotere dazi sull’Elba. In cambio il sovrano promise di non interferire mai più negli affari interni dell’Impero.