Gian Lorenzo Bernini architetto
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in architettura barocca
Bernini inizia la sua opera come architetto nella fabbrica di San Pietro dal 1629 per volere di Urbano VIII. Sucessivamente dal 1636 al 1641 lavora nella sfortunata impresa dei due campanili che avrebbero dovuto affiancare la facciata della basilica. Alcune crepe nella struttura dell'unico campanile innalzato e imputate alle fondazioni insufficienti costringono infatti l'architetto ad abbatterlo.
L'opera più importante dell'attività di Bernini come architetto è senza dubbio il colonnato di San Pietro in Vaticano (1656-67).
E' la più grandiosa impresa della Roma barocca, decisa nel 1656 da papa Alessandro VII è affidata a Bernini. La nuova piazza deve essere monumentale, correggere l'anomalia dell'eccessiva orizzontalità della facciata del Maderno e raccordare alla basilica il palazzo papale.
La pianta ovale e i porticati di ordine dorico che chiudono la piazza entro due emicicli riflettono una nuova concezione dello spazio. Bernini sfrutta l'orizzontalità dei colonnati per esaltare le proporzioni della facciata e l'altezza dei pilastri giganti, e collega gli emicicli alla chiesa mediante la cosiddetta "piazza retta", che occupa la zona del sagrato e inquadra la facciata tra due quinte prospettiche lievemente digradanti. L'intero complesso tende a configurarsi come un immenso teatro. Un ovale con due centri o fuochi individuati dalle fontane ai lati dell'obelisco centrale. Attorno a esso i due emicicli si allargano per rivecere i Cattolici, per confermarli nella credenza, gli eretici per riunirli alla Chiesa, e gli infedeli per illuminarli alla vera fede. La piazza deve esprimere visivamente l'universalità della Chiesa, specialmente in occasione della benedizione solenne impartita dal pontefice a Pasqua Urbi et Orbi, alla città e al mondo.
Alle statue di santi issate sopra la trabeazione e libere contro lo sfondo del cielo è invece affidato il compito di visualizzare la gloria della Chiesa trionfante. Bernini aveva previsto di completare il colonnato con un "terzo braccio" di portico ma la morte del papa termina il progetto. Sarà ripreso nel 1937 seguendo però un idea diversa da quella del Bernini.
Sant'Andrea al quirinale(1658-70) è la più importante delle tre chiese realizzate da Bernini nella maturità, dove s'impone un concetto dinamico e spettacolare dell'architettura. Bernini adotta per questa chiesa come per le altre due ( Ariccia e Castelgandolfo) la pianta centrale ellittica, con asse trasversale più lungo di quello principale, sul quale colloca l'entrata e l'altare maggiore. La pianta ellittica dilata illusivamente l'ampiezza della chiesa, ma contemporaneamente i giganteschi pilastri sovrastati dalla trabeazione e collocati all'estremità dell'asse trasversale limitano l'espansione laterale dello spazio interno.
Lo sguardo è costretto a seguire l'andamento dei pilastri e sorvola invece sulle scure cappelle minori che si aprono lungo le pareti. La cappella maggiore è inquadrata da una grande edicola con due colonne scanalate in marmo verde per ogni lato, e una significativa rientranza caratterizza l'altare maggiore: quello spazio appartiene alla sfera divina. Al di sopra del timpano dell'edicola c'è la suggestiva rappresentazione dell'ascensione di Sant'Andrea. La luce irrompe dalle finestre e dalla lanterna, brillante e uniforme in alto nella sfera celeste; raggiunge il massimo dell'intensità nella cappella dell'altare maggiore, mentre è quasi inesistente nelle cappelle degli assi trasversali.
I progetti per l'ampliamento del palazzo del Louvre a Parigi costituiscono l'ultimo impegno dell'attività architettonica di Bernini. Per quanto magnifico fosse il progetto viene criticato dal ministro Colbert e dall'ambiente di corte perché troppo creativo rispetto ai moduli architettonici accademici, ed estraneo alle esigenze di potere di Luigi XIV.