Persuadere per convertire
Verso la fine del Cinquecento si diffonde nei paesi cattolici una spiritualità segnata da un profondo e rinnovato senso religioso, desideroso di vaori autentici e permeato da un forte anelito verso il trascendente, frutto del lungo lavoro riformistico della Chiesa in risposta alla Riforma protestante.
Il fine morale, e perciò gli affetti, le emozioni, la teatralità tragica, il commuovere come mezzo di persuasione, sono temi di primaria importanza nel dibattito teologico di epoca post-tridentina: l'arte sembra lo strumento più efficace per trasmettere significati simbolici attraverso un linguaggio capace di sconvolgere e toccare ne profondo lo spettatore.
Il cardinal Paleotti, nel suo Discorso intorno alle immagini sacre e profane del 1582 afferma: "il sentir narrare il martirio di un santo, il zelo et la costanza d'una Vergine, la passione dello stesso Christo, sono cose che toccano dentro di vero: ma l'esserci con colori vivi qua sotto gli occhi posto il santo martirizzato, la Vergine comabbtuta e l'Christo inchiodato, tanto accresce la divozione e compunge le viscere che chi non lo conosce è di legno o di marmo".
L'apparato propagandistico con cui la Chiesa doveva recuperare la sua egemonia universale è uno dei temi centrali del Concilio di Trento e il documento programmatico con cui i canoni e le modalità di questo apparato vengono dettagliatamente esplicate è il libro V degli atti stessi del concilio, redatto da San Carlo Borromeo : questo compendio diventa il "manuale interpretativo" attraverso cui leggere tutta la spiritualità e la mistica barocca, in ogni sua declinazione ed espressione.
Ecclesia universalis
La nuova Chiesa riformata, oltre all'apparato propagandistico-comunicativo, si propone come potenza "globalizzata", standardizzando i riti e le preghiere e codificando in modo preciso la cerimonia eucaristica. Conseguenza di queste drastiche riforme, che accentuavano il controllo e l'accentramento da parte del potere di Roma, fu un'impennata del clima di intollernaza religiosa: l'Europa fu attraversata da una serie di sanguinosi conflitti che culminarono con la Guerra dei Trent'anni.
Elemento caratterizzante della cultura religiosa post-tridentina fu l'affermazione dell'assolutismo papale, ribadendo il carattere divino e il primato della sede episcopale romana su tutte le altre sedi ecclesiastiche. Questo spiega facilmente la concentrazione di forze e risorse investite su Roma tra la fine del '500 e almeno la metà del '600 per renderla, tramite apparati artistici e architettonici, il simbolo spettacolare, sontuoso ed ecumenico di questo primato. I vescovi vengono inoltre individuati come figure-chiave nella gestione del rapporto tra le comunità e l'autorità della Chiesa centrale: vengono esortati ad essere soprattutto pastori, ma anche severi censori dei loro "sottoposti", parroci o fedeli che siano.
L'autorità acclesistica si arroga infatti anche il diritto dell'uso della coercizione: l'inquisizione e i vescovi avevano facoltà di ricorrere alla forza e alla violenza per punire i colpevoli di reati religiosi/teologici e per farlo si servivano spesso del braccio secolare dello Stato.
I beni "secolari" della Chiesa (terreni, palazzi, conventi, ospedali, etc.) raggiungono la massima espansione in periodo post-conciliare, godono di immunità dalle tasse e sono inalienabili. Inoltre gli ecclesiastici possono esigere la cosidetta decima, una percentuale dei frutti dei fondi e delle attività come corrispettivo dei servigi spirituali resi alla popolazione.
Alla Chiesa viene inoltre riconosciuto il primato sull'assistenza e l'istruzione: ordini appositamente preposti, come i domenicani e i gesuiti, rappresenteranno l'unica istituzione assistenziale e di pubblica sanità durante gravi calamità come le grandi pestilenze e formeranno nei loro istituti generazioni di laici ed ecclesiastici destinati a ruoli dirigenziali in tutta Europa.
Già alla metà del '600 il progetto di egemonia planetaria della Chiesa di Roma si infrange contro le "resistenze" protestanti e laiche in Europa e in alcune parti d'Italia (repubblica di Venezia ad esempio), accontentandosi di essere la guida morale delle coscienze e di pesare sulle scelte politiche dei paesi cattolici. La spinta della cultura controriformista era tuttavia ancora fortissima sotto i pontificati di Innocenzo X e Alessandro VII, che continuarono ad essere grandi mecenati dell'arte barocca utilizzata come propaganda contro le nuove"devianze" di una seconda ondata eterodossa, prima fra tutte il giansenismo.
Popolo e fede
I portavoce di questo rinnovamento spirituale tra la gente comune furono soprattutto i nuovi ordini religiosi, che dopo il concilio di Trento si moltiplicarono a dismisura: cappuccini, orsoline, teatini, barnabiti e soprattutto i gesuiti ,tramite una raffinata educazione e formazione, rafforzarono la pastorale di un clero locale spesso ignorante e sempliciotto, rinsaldando la religiosità popolare tramite la diffusione del culto dei Santi, dei Martiri e della Beata Vergine. L'assidua partecipazione alle funzioni religiose, alla pratica del rosario (che si afferma proprio in quel periodo) e ai precetti della vita religiosa (digiuni, penitenze, etc.) divennero obblighi sociali che, ove non assolti, non erano solo sanzionabili con la scomunica ma anche con l'ostracizzazione dal consesso civile di appartenenza.
L'importanza della pratica pubblica dell'adesione religiosa spazzò via tutti quei religiosi e quegli intellettuali cattolici che avevano "difeso" una dimesione privata e spirituale della fede: una religiosità non conforme al magistero ufficiale della Chiesa era vista con grande sospetto e sottoposta al vaglio dell'inquisizione.
Di riflesso si ebbe un rafforzamento della figura del sacerdote, unica guida "autorizzata" alla lettura e all'interpretazione delle Sacre Scritture e della dottrina. Vengono istituite le parrocchie (ben più ridotte delle pievi medioevali) e l'insegnamento della catechesi proprio allo scopo di controllare meglio la morale dei fedeli.
Cultura e fede
Il Concilio di Trento conferma le Scre Scritture come auctoritas anche in campo scientifico, confermando la teoria antropocentrica dell'Uomo e della Terra al centro dell'universo. La chiesa patrocinò le iniziative scientifiche più disparate per riaffermare conforza questo dogma all'alba di una rivoluzione scientifica che avrebbe mandato in crisi l'intero sistema culturale occidentale: la Compagnia di Gesù, che poteva vantare nomi illustri come quello di Athanasius Kircher, e la famosa Accademia dei Lincei, patrocinata dal cardinale Maffeo Barberini (futuro Urbano VIII ), erano istituzioni di ricerca controllate dalla Chiesa con lo scopo di "pilotare" il progresso scientifico. Galileo intrattenne ottimi rapporti con entrambe, fino al momento di rottura con la pubblicazione de il Saggiatore.
Furono proprio i Lincei, sensibili al problema della diffusione della "nuova scienza", a suggerire a Galileo l'uso del dialogo come genere letterario; furono i primi ad utilizzare opuscoli e gazzette in lingua volgare per la diffusione di contenuti scientifici anche tra i non "addetti ai lavori". La salita al soglio pontificio di Urbano VIII fece credere a Galileo di poter ignorare la sentenza emessa da Sant'Uffizio nel 1616 e di poetr promulgare liberamente le sue idee incurante dei moniti del Cardinale Bellarmino, che spingeva per una ritrattazione: ma la minaccia di mandare in frantumi uno dei dogmi fondativi del potere della Chiesa era incombente e il Dialogo sui massimi sistemi fu condannato assieme al suo autore.
La Chiesa mostrò notevole interesse anche per la storiografia contemporanea: numerosi studiosi e letterati, percependo gli epocali cambiamenti che il mondo si apprestava a subire all'alba del XVII secolo, vollero raccontare gli effetti di queste rivoluzioni dal loro punto di vista. Primo fra tutti il frate veneziano Paolo Sarpi, che nel 1616 fece pubblicare a Londra la sua Istoria del Concilio Tridentino, una spietata fotografia dell'Europa post-conciliare dominata dalla cupidigia del papato avallata dalla Spagna. L'opera fu messa subito all'Indice e la Curia affidò all'intellettuale cardinal Sforza Pallavicino la redazione di una contro-cronaca, meno passionale e critica di quella del frate veneziano, ma condotta con un metodo di ricostruzione storica più razionale ed efficace.
Chiesa e politica
Nei paesi cattolici, la Controriforma rafforzò le monarchie assolutiste, regimi che si basavano storicamente sulle diseguaglianze sociali e su privilegi concessi a minoranze. Questi privilegi, quasi tutti di nascita, sono giustificati da un insindacabile giudizio divino.
Il principio teologico su cui si fonda l'assolutismo e il sistema giuridico dei regimi assoluti nel XVII secolo è il perfetto parallelismo tra il piano politico-civile e quello teologico-spirituale: ciò che è permesso o proibito nell'ambito teologico lo deve essere anche nell'ambito politico-giuridico. La seprazione dei poteri, teorizzata dagli Illuministi e da Montesquieu alla metà del '700, è ancora una concezione improponibile nell'orizzionte dell'"uomo politico" del barocco.
Il cardinale Bellarmino esplicita in modo preciso e inequivocabile l'importanza della "giustificazione teologica" per i regimi assoluti, compreso quello del papa come princeps ecclesiae, sottolineando i caratteri di visibilità, gerarchia e infallibilità di tali regimi.
- diritto divino dei re: l'unica forma legittima di governo è la monarchia poichè il sovrano riceve il suo diritto a regnare direttamente da Dio tramite un atto positivo, lo stesso attraverso cui il papa trae la sua autorità; per il suo carattere divino questo diritto è inalineabile e insindacabile. Il papa e i sovrani devono rendere conto solo a Dio del loro operato.
- unità politica e religiosa: dopo la Riforma protestante l'unità religiosa è definitivamente compromessa, ma l'obiettivo del mantenimento della prevalenza cattolica per la salvaguardia dell'ordine è della morale pubblica deve essere perseguito tramite la persecuzione degli eterodossi e la privazione dei diritti politi e civili.
- il cattolicesimo come rligione di Stato: lo stato assoluto riconosce la religione cattolica come l'unica vera dottrina di fede e la Chiesa come una società sovrana. Il re ha il dovere di promulgare e diffondere la vera fede che, come anche il suo governo, ha come fine ultimo il Bene dell' Uomo.
- sovrapposizione del diritto civile e canonico: le leggi dello stato sono conformi alla dottrina cattolica e rappresentano il "braccio secolare" della Chiesa. Con il Concilio di Trento la Chiesa si arroga l'esclusiva su numerosi istituti del diritto civile, come il matrimonio (decreto Tametsi, 1563), mentre dallo Stato sono riconosciuti i voti religiosi con i relativi privilegi e sono punite le disobbedienze ai precetti ecclesiastici. Alla Chiesa veniva inoltre attribuito il diritto esclusivo in materia di formazione, istruzione e assistenza civile.
- uso della coercizione da parte dell'autorità ecclesiastica: l'Inquisizione, i vescovi e i superiori religiosi avevano il diritto di ricorrere alla forza del "braccio secolare" dello Stato per punire i colpevoli. Spesso le punizioni erano di natura corporale.
- Le immunità: la Chiesa gode di varie immunità che riguardano le cose, le persone e i luoghi. Immunità reali: sono i privilegi dei beni ecclesiastici, che sono inalienabili e non soggetti a tasse; spesso avevano questi privilegi anche i beni privati dei singoli vescovi o cardinali e delle loro famiglie. Immunità locali: le Chiese e gli edifici annessi godevano di diritti di asilo inviolabili. Immunità personali: chiunque abbia preso i voti è esente dal servizio militare e non può essere giudicato da tribunali civili, ma solo da quelli ecclesiastici.