Il dramma di Vatel
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in cucina barocca
Nel 1670 il principe di Condé invita nel suo palazzo di Chantilly re Luigi XIV e tutta la corte, per una festa di tre giorni. Dirige la cucina il grande Vatel, già maitre d’hotel dei ministro Fouquet. Un terribile equivoco si tramuta in tragedia: Madame de Sévigné scrive alla figlia, mettendola al corrente dell’accaduto.
Ma ecco che entrando mi viene data una notizia da cui non riesco ancora a riprendermi, tanto che non so neppure quel che vi scrivo: il fatto è che Vatel, il gran Vatel, maggiordomo di Nicolas Fouquet, al momento al servizio di Sua Altezza il Principe [Condè], quest’uomo d’un valore senza eguali, la cui meravigliosa intelligenza sarebbe stata in grado di far fronte a tutti gli affari di stato; quest’uomo dunque, che io conoscevo bene, stamani, alle otto, rendendosi conto che il pesce fresco non era ancora arrivato, non ha retto all’onta che vedeva incombere su di lui e, in men che non si dica, si è pugnalato.
Potete ben immaginare lo spaventoso disordine che un evento così terribile ha provocato in questa festa. E pensate che forse il pesce fresco è poi arrivato come egli sperava: io al momento non ne so di più, ma credo che questo vi basti. Senza dubbio ci sarà stata una gran confusione, davvero un inconveniente spiacevole in una festa da cinquantamila scudi...
Domenica 26 aprile... ma questa non è una lettera, è una relazione che mi ha appena fatto Moreuil, per voi, su quanto è successo a Chantilly a proposito di Vatel... Il re è arrivato giovedì in serata; la caccia, le lanterne, il chiaro di luna, la passeggiata, il rinfresco in mezzo a un tappeto di giunchiglie, tutto era andato per il meglio. Si è cenato: in qualche tavolo è mancato l’arrosto, a causa dei tanti arrivi assolutamente inattesi. Vatel se ne accorge e comincia a dire: «Il mio onore è perduto, è un’umiliazione che non posso sopportare». Dice allora a Gourville: «Mi gira la testa, non dormo da dodici notti, aiutatemi a dare gli ordini». Gourville ha fatto quel che poteva per tranquillizzarlo.
Quell’arrosto che era venuto a mancare, e non alla tavola del re, ma alla venticinquesima, gli ritornava sempre in mente. Gourvillle, a questo punto, lo ha riferito a Sua Altezza il Principe, che è andato di persona nella sua stanza a dirgli: «Vatel, va tutto bene, non c’è mai stata cena migliore di quella del re». E Vatel: «Mio Signore, la vostra bontà mi lascia senza parole, ma io so bene che l’arrosto è mancato in due tavoli». «Ma niente affatto — dice il Principe — non crucciatevi, è tutto a posto». Scende la notte: i fuochi d’artificio non sono riusciti, li ha oscurati una nuvola; sono costati seimila franchi. Alle quattro di mattina Vatel s’aggira ovunque, mentre tutti dormono, e s’imbatte in un piccolo fornitore che gli ha portato soltanto due partite di pesce fresco; gli domanda: «Tutto qui? ». E l’altro: «Sì, signore».
Quello non sapeva che Vatel aveva mandato a cercare del pesce in tutti i porti. Vatel aspetta ancora un po’; gli altri fornitori non arrivano; i suoi pensieri s’infiammano, si convince che non avrà altro pesce; trova Gourville e gli dice: «Signore, non sopravviverò a questo scandalo; ne va del mio onore e della mia reputazione». Gourville non lo prende sul serio. Vatel sale in camera sua, appoggia la spada alla porta e si trafigge il cuore; ma solo al terzo fendente cade a terra privo di vita, perché i primi due non erano stati mortali.
Nel frattempo arriva del pesce da tutte le parti e si cerca Vatel per la distribuzione; vanno in camera sua, picchiano alla porta, la sfondano: lo trovano immerso in una pozza di sangue; viene avvisato Sua Altezza il Principe, che si dispera... Frattanto Gourville cerca in qualche modo di porre rimedio alla perdita di Vatel; poi è andata così: si è mangiato molto bene, si è fatta una merenda, si è cenato, si è giocato, si è andati a caccia, tutto era profumato di giunghiglie e tutto era incantevole.
Ieri, sabato, ancora le stesse cose; e la sera, il Re è andato a Liancourt, dove aveva ordinato una cena per mezzanotte, e dove credo si trovi tuttora.