Il XVI secolo aveva lasciato un capolavoro di scenografia fissa: la scena del Teatro Olimpico di Vicenza, opera del Palladio. La sua tradizione proseguì a Parma, grazie ai Farnese, al Palazzo della Pilotta, nel teatro di Giovanni Battista Aleotti.
Il teatro costituirà presto una delle espressioni più caratteristiche dell'arte barocca, con la sua struttura formata da un involucro architettonico, una platea e un palcoscenico.
Il palcoscenico, la cornice nella quale si svolgono le rappresentazioni era ricco di effetti scenici e di macchinari; in un'epoca nella quale lo storico definiva volentieri l'urbanistica come scenografia, scalinata, salone, e scenari formavano una cornice provvisoria, quantunque utilizzata a diverse riprese.
Giulio Parigi (1571-1635) creò lo scenario delle commedie, delle tragedie, delle prime opere per la corte dei Medici a Firenze. Un altro grande maestro della scenografia fu Giacomo Torelli (1608-1678). Attivo a Venezia per il teatro dei Santi Giovanni e Paolo e per il Teatro Novissimo, fu chiamato nel 1745 a Parigi dalla regina Anna d'Austria e qui lavorò come scenografo per la commedia italiana; ricostruì il teatro dell'Hotel du Petit-Bourbon e allestì numerosi spettacoli per la corte, tra i quali ricordiamo "La finta pazza", L'Orfeo, Noces de Pèlee et de Thétis, Ballet de la nuit.
Torelli, Il balletto della notte, collezione privata
Le scenografie di Torelli, da un punto di vista prospettico, rivoluzionarono il teatro e tale fu il suo successo che fu soprannominato "lo stregone del re".
Nel 1661 Torelli allestì le scenofrafie per uno spettacolo a Vaux le Vicomte, Les Facheaux di Moliére ma, costretto a lasciare la Francia, tornò a Fano lo stesso anno.
In Italia Torelli lavorò soprattutto per il Teatro della Fortuna di Fano. Geniale inventore e costruttore di macchine teatrali, è fra i maggiori maestri della scenografia barocca.
L'Italia in quel periodo era senza rivali tanto che Cosme Lotti fu chiamato a Madrid, sotto Filippo IV, per gli spettacoli del Buen Retiro e i Vigarani a Parigi all'epoca di Mazzarino.
Gaspare Vigarani, il più noto della famiglia, architetto, scenografo e ingegnere militare è ricordato soprattutto in ambito teatrale: particolarmente apprezzata fu, presso la corte di Luigi XIV, la sua attività di scenografo, che svolse insieme con i figli Carlo e Lodovico in collaborazione con il musicista Giovanni Battista Lulli.
L'Ercole Amante, scenografia di Gaspare e Carlo Vigarani
Ma fu a Bologna, grazie alla famiglia dei Bibiena, che il teatro e la scenografia in Italia raggiunsero il loro più grande splendore tra il XVII e il XVIII secolo.
Ferdinando Galli da Bibbiena (1657 –1743 ) architetto, scenografo e autore di trattati scientifici fu allievo di Torelli. Fu per quasi trent'anni al servizio di Ranuccio Farnese a Parma come pittore e architetto di corte, e per i Farnese lavorò a Piacenza e nella reggia di Colorno.
Lavorò sia a Barcellona che a Vienna per gli Asburgo, affiancato dal fratello e dal figlio Giuseppe, con il quale realizzò delle superbe scenografie per l'Angelica vincitrice di Alcina.
In campo scenografico fu uno dei primi ad utilizzare le quinte in scala ridotta per creare l'illusione della prospettiva; nei suoi trattati egli teorizzava "la veduta per angolo" che permette, a differenza della scena teatrale barocca, una continuità spaziale a livello scenografico, così che la visibilità risulti ottima in qualsiasi angolo della sala.