Il presepe napoletano
Scritto da Laura Savani. Pubblicato in mirabilia
La rappresentazione scultorea della nascita di Cristo, in uno spazio e una scenografia reali, ha origine antiche, basti pensare al presepe di Arnolfo di Cambio (XIII secolo) in S. Maria Maggiore a Roma, ma è nella Napoli del Settecento che si diffonde il presepe, una forma d'arte "minore" in contrasto con il razionalismo e il senso della misura tipici dell'età dei lumi.
Il presepe napoletano è un gioco per il quale la nobiltà pagò orafi, intagliatori e ceramisti perchè creassero scenari sempre più complessi.
La scena della Natività vera e propria restava idealmente al centro, ma la rappresentazione comprendeva ormai altri episodi biblici, scene di vita quotidiana e di guerra: il mondo girava vorticosamente intorno al mistero della nascita di Cristo.
Voli d'angeli, pastori e agnelli, cavalcate fantasmagoriche dei Magi, mandriani, contadini, borghesi, mercanti in vesti settecentesche, botteghe, mercarti e taverne, il tutto in una varietà di pose e di espressioni di stupefacente intensità.
Non mancavano le rappresentazioni di principi e re, una celabrazione, questa, voluta dagli stessi committenti.
Angelo de Vivo, Trilocco, il Somma, il Sammartino, il Celebrano, il Mosca, il Gallo, il Gori, il Bottiglione, il Viva e altri minori, furono gli abilissimi plastificatori, appassionati e penetranti, circondati da una folla di artigiani, gioiellieri, falegnami, sarti, sellai, che miniaturizzarono rocce, case, rovine, cofani, finimenti, gioielli, mobili, costumi, strumenti musicali, a corredo e ad abbellimento sempre più vasti e complessi.
Chiesa, nobiltà e borghesia napoletana si fecero vanto dei loro presepi arricchiti di generazione in generazione e divenuti oggetti di prestigio, ma, passata la moda, i presepi finirono dispersi e distrutti.
Oggi si trovano alcuni esemplari di presepe napoletano presso la Collezione Catello di Napoli e al Museo San Martino. Nella La reggia di Caserta è custodito il più grande in Italia.