Nacque a Fontette (Bar-sur-Aube) il 22 Aprile 1756, figlia maggiore di Giacomo di Saint Rémy, barone di Luze e di Valois, e di Maria Jossel, figlia del portinaio del suo castello. La potente dinastia dei Valois ha scritto una parte importante della storia di Francia. Ma il ramo da cui proveniva Jeanne era quasi secco: il padre aveva sperperato un patrimonio per i suoi vizi, e il matrimonio con Maria Jossel finì con il dilapidarlo del tutto.
Un'infanzia terribile
La piccola Jeanne ebbe una infanzia dura e difficile. Nella primavera del 1760, la sua famiglia aveva esaurito anche gli ultimi soldi ricavati dalla vendita di un pezzo di terra. Il barone e sua moglie decisero di fuggire a Parigi con i figli Jeanne, Giacomo e la piccola Margherita. L’ultimogenita Maria Anna, di un anno e mezzo, venne appesa alla trave di casa di Durand, un contadino che si prese cura di lei.
Vissero per un poco a Boulogne, con l’aiuto del parroco e con l’elemosina della piccola Jeanne.
Il padre Giacomo, malato, fu rinchiuso in un ospedale di Parigi e madre si legò con un soldato alcolizzato peggiorando ancor di più la situazione. Jeanne, che all'epoca aveva solo otto anni, andava con la sorellina legata sulla schiena a chiedere l'elemosina per le vie di Parigi.
Ecco cosa racconta nelle sue memorie:
"Insensibile al mio pianto, la mia spietata madre chiudeva la porta e, dopo avermi costretta a spogliarmi de' miei miserabili cenci, che bastavano appena a ricoprirmi, mi veniva addosso furibonda, togliendomi la pelle a furia di vergate. Ma non bastava: Raymond mi legava al letto, e se durante quell'operazione crudele osavo lanciare delle grida, essa ricominciava a battermi con furia maggiore. Sovente la sua verga si spezzava fra le mani, tanto s'appesantiva su di me il suo furore brutale".
La svolta della sorte
Una mattina del 1763, con la sua sorellina in braccio, Jeanne ebbe la fortuna e l’intuizione di fermare una carrozza signorile implorando "l'elemosina per due orfanelle del sangue dei Valois".
La marchesa di Boulainvilliers si stava recando con suo marito, il podestà di Parigi, nelle sue proprietà di Passy. Sentita la parola “Valois”, prese le due bambine e le portò nella casa della signora Leclerc, che teneva un educandato femminile a Passy. Così Jeanne e i piccoli eredi Valois trovarono fortuna e scamparono a una vita misera.
Grazie alla marchesa Jeanne trovò un posto da una sarta, a Parigi. Fu poi domestica, lavandaia, portatrice d'acqua, cuoca, cucitrice. Ma non le era facile adattarsi: sentendosi nobile, rifiutava i lavori umili.
Un carattere indomito
Avvertendo questa insoddisfazione, la marchesa di Boulainvilliers fece le dovute pratiche per la verifica ufficiale della sua discendenza da Enrico II, e prese Jeanne con sé per due anni.
Il 6 maggio 1776 ottenne l'autenticazione della genealogia da d'Hozier. Grazie a ciò, il 9 dicembre dello stesso anno, i fratelli Valois poterono usufruire di una pensione di ottocento lire a testa sulla cassetta del Re, e nel marzo 1778 Jeanne e sua sorella poterono iscriversi alla badia di Longchamp, dove erano ammesse solamente ragazze nobili.
Le due sorelle non avevano un briciolo di vocazione, e presto scapparono dal convento. Per un anno furono ospitate dalla signora di Sueremount, e Jeanne fu molto gradita dal marito della benefattrice.
Jeanne si sposa con De La Motte
Tra le persone che Jeanne frequentava a Bar-sur-Aube c'era anche una certa signora De La Motte, la quale aveva un figlio: un gendarme di nome Nicolas.
Il 6 Giugno 1780 Jeanne e Nicolas si sposarono nella parrocchia di S. Maria Maddalena di Bar-sur-Aube. Appena un mese dopo vennero battezzati nella stessa chiesa i loro figli gemelli, Giovan Battista e Nicola Marco, che morirono pochi giorni dopo.
Da questo momento Jeanne, complice il marito, decise di farsi strada con ogni mezzo. Era bella e sensuale e il marito divenne succube della sua volontà, come presto anche altri uomini.
Il principe cardinale di Rohan
Sempre per mezzo della marchesa di Boulainvilliers, conobbe il potentissimo cardinale di Rohan e ne divenne amante, ricevendone protezione. Il cardinale di Rohan era stato ambasciatore a Vienna, ma la sua condotta da viveur era stata tale che Maria Teresa ne ottenne l’allontanamento; questo gli causò la totale inimicizia da parte di Maria Antonietta. Per il cardinale, che doveva svolgere a Versailles solenni celebrazioni religiose, era una terribile angoscia: cercava in tutti i modidi tornare nelle grazie della regina, senza mai riuscirvi.
Le nuove mosse di Jeanne
Morta la marchesa sua protettrice, Jeanne non si accontentò di quello che aveva ottenuto.
Nelle sale affollate di Versailles finse di svenire, riportando enorme successo: guadagnò 200 lire e la sua pensione raddoppiò. Nel 1784 provò ancora a svenire e lo fece altre volte, cercando invano di attirare l’attenzione della regina. Dovette poi smettere per non essere scoperta. Intanto spargeva voce di essere grande amica e confidente della regina, e i suoi viaggi a Versailles si facevano sempre più frequenti. Il cardinale, dopo l’ennesima umiliazione, aveva il cuore infranto. Jeanne gli fece credere di essere intima della regina, riuscendo a scucirgli dei bei quattrini che usò per trasferirsi in una villa, comperare mobili e salmerie e ricevere gente.
Tramite il suo abile segretario, la contessa combinò una falsa corrispondenza tra Rohan e la Regina. La cosa fu così ben congegnata che un giorno, a corte, il Cardinale credette che la Regina gli avesse rivolto uno sguardo di intesa; in realtà, ella era ignara di tutto il complotto.
Il cardinale e la regina
Rohan premeva per un totale riappacificamento con la sovrana: Jeanne e il marito l’accontentarono preparando un incontro. Nel luglio del 1784 il conte De La Motte aveva notato nei giardini di Palazzo Reale una graziosa fanciulla di nome Maria Nicoletta Leguay, conosciuta dai più come la signora di Signy, che lavorava come modista e teneva compagnia a chiunque potesse pagarla. Nicolas notò subito la perfetta somiglianza con Maria Antonietta. Il conte De La Motte la introdusse nel salotto della moglie: da allora, per tutti divenne la baronessa d'Oliva.
L'11 agosto 1784, fra le sette e le otto di sera, il conte De La Motte e Rétaux de Villette andarono a prendere Madame d'Oliva per portarla a Versailles. Jeanne era già arrivata con la sua fedele Rosalie e il barone di Planta in un alloggio di Piazza Delfina. Lì, la baronessa d'Oliva venne accuratamente acconciata da Rosalie per il grande incontro di quella sera, e vestita con un abito che era la perfetta imitazione di quello che la regina indossava nel ritratto fattole da Madame Vigée-Lebrun che era stato esposto nel Salon l'anno prima.
L'appuntamento era in un viale nel boschetto di Venere. La baronessa venne lasciata sola: per l’emozione fece cadere la rosa che teneva in mano. Le si avvicinò un uomo avvolto in un lungo mantello. Nicoletta aveva una lettera da consegnargli, ma se ne dimenticò: gli porse la rosa mormorando qualcosa che alle orecchie del cardinale, non meno emozionato di lei, suonò come: "Potete sperare che tutto il passato verrà dimenticato". All'improvviso sentirono un rumore: stavano arrivando Madame e la contessa d'Artois. Rètaux portò via il cardinale e Jeanne scappò con Nicoletta.
La pantomima ebbe l’effetto sperato: ora il cardinale era completamente in balìa di Jeanne. Credeva a tutto ciò che diceva, pendeva letteralmente dalle sue labbra, e Jeanne approfittando di ciò si faceva pagare profumatamente i suoi servigi.
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