Le relazioni di viaggi in paesi lontani erano molto in voga in epoca barocca; tanti infatti furono in quei decenni, viaggiatori, missionari, mercanti, scienziati, che animati da idealità religiose e sociali, o spinti da interesse economico o spirito di avventura o finalità culturali, intrapresero lunghissimi viaggi e poi, seguendo la tradizione di Marco Polo, ne tramandarono il racconto arricchendolo spesso di numerose considerazioni e osservazioni. Essi utilizzarono uno stile che si può ricollegare alla narrativa della meraviglia, caratteristica tipicamente barocca, tale appunto da suscitare un senso di stupore e di ammirazione.
Pietro Della Valle
Determinato da curiosità culturali e narrato con grande cura ad un amico napoletano in una cinquantina di lettere, è il lungo viaggio, durato dodici anni, che il nobile e versatile romano Pietro Della Valle compie in tutti i paesi d’Oriente, dalla Turchia fino in India.
Nato a Roma l’11 aprile del 1586 e molto versato nelle lingue classiche, nella storia, nella geografia e soprattutto nella musica, Pietro è, oltre che scrittore, suonatore di torbia, progettista di clavicembali e compositore.
L’appartenenza a un antico e importante casato, le alte relazioni sociali, le lezioni di scherma preparano l’animo di Pietro a grandi imprese: lui, unico rampollo dei Della Valle sarebbe stato il padre di una nuova generazione.
Mal d’amore
A vent’anni Pietro si innamora perdutamente di una dama il cui vero nome resta singolarmente segreto. Tuttavia il suo amore fa parlare tutta Roma, soprattutto durante il Il carnevale romano del 1606, con la sua composizione, il Carro di fedeltà d’amore, in assoluto la prima azione drammatica in musica. Ma quando l' amata va in sposa ad un altro, Pietro lascia disperato Roma e si reca a Napoli
Negli anni napoletani compone Gli amori pescatorii, Lettere pescatorie amorose, Sogno amoroso, con un stile proprio ma anche con un forte influsso di musicalità popolare; soprattutto frequenta un giro di intellettuali legati all’Accademia dei Lincei e si dedica allo studio delle lingue orientali e in particolare al turco.
Ma solo la gloria può medicare il suo mal d’amore e così, nel 1611, Pietro si imbarca sulle galee del marchese di Santa Croce per assalire le isole davanti a Tunisi.
Nel 1614 parte pellegrino, munito in una solenne cerimonia del cordoncino d’oro che tiene al collo finchè non lo depone sul Santo Sepolcro.
Viaggio in Oriente
Il viaggio si rivela una buona medicina; all’inizio Pietro dimostra un certo pregiudizio per le donne di colore ma al Cairo rimane così ammaliato da una bellezza etiope, “nera come un carbone, ma bella di fattezze al possibile”, che la fa ritrarre dal pittore fiammingo che viaggia con lui. “Ha voluto esser dipinta passeggiando e pigliando tabacco in fumo, come esse usano per trattenimento, con una pipa d’argento in mano, col fuoco dentro acceso a questo effetto”.
C’è anche un’altra bellezza esotica che lo attrae: “una dama nata nella Mekka, ed è d’un colore giallo come quello del grano; graziossima, e di una carnagione la più delicata che io abbia veduto in vita mia”.
In Egitto avviene una scoperta interessante: due mummie da lui trovate in un cunicolo e subito acquistate. Davanti a quei cadaveri avvolti in bende di lino, chiusi in scrigni dorati, Pietro prova un sentimento di morboso stupore.
Dopo l’Egitto è la volta della Siria e subito dopo in marcia verso la Persia, finchè in prossimità delle rovine ritenute della Torre di Babele, l’amore arriva nel modo più classico della storia, attraverso un racconto.
Maani, la sposa d’Oriente
Un compagno di viaggio gli descrive la bellezza di una fanciulla sconosciuta di Bagdad e per dirla con le parole del Tasso:“Il desiderio, in breve, fu padre di qualche amore, il quale, appena nato, conforme al suo costume, già grande vola, e trionfa armato”.
Pietro si precipita a Bagdad, già preannunciato al padre di colei che diventerà sua moglie, Maani, della grande famiglia dei Gioerida, cristiana nestoriana.
A Pietro sembra un miracolo avere dimenticato la delusione di Roma; aveva pregato Santa Caterina, quando era salito al Sinai, di “sradicargliene dal cuore ogni memoria”, e poco prima di conoscere Maani aveva scritto ai suoi, a Roma, che gli trovassero una moglie.
Così il nobile romano Pietro Della Valle, sposa Maani, che in lingua araba sta per “significati” o “intelligenza”. La ragazza ha “color vivace che agli Italiani parerà che tiri piuttosto alquanto al brunetto che al bianco; capelli che tirano al nero, e così le ciglia, marcate non senza grazia, le palpebre lunghe delle Orientali ornate con lo stibio.”
Ai servi di Pietro, tutti uomini, si aggiunge una dolce fanciulla, Tinit, ovviamente di stirpe regale, l’ancella personale di Maani, che l’assiste in una casa sempre aperta, dove si canta e si balla.
Presto Pietro ricomincia a viaggiare portando con se la sua bella sposa, ma in Oriente quando si viaggia, si viaggia come si può; un giorno la lettiga si rovescia e sparisce Zambòr, gatto amatissimo di Maani che dopo lunghe ricerche si rivela a Pietro “con amorevoli maiolamenti da lontano”.
Nonostante sia incinta Maani non ha paura di viaggiare verso la Persia ma questo viaggio non si verificherà mai né Maani vedrà mai l’Italia: muore infatti di parto il 30 dicembre 1621.
Il ritorno a Roma
Pietro impazzito di dolore affida ad un imbalsamatore il corpo dell’amata, che ripone poi in una triplice cassa. È ora una sposa imbalsamata quella che, per cinque anni, percorrerà con lui le strade dell’Oriente.
Tornato a Roma Pietro provvede subito a far tumulare la sua amata sposa all’Aracoeli, nella tomba di famiglia. Quando vengono aperte le tre casse il corpo profuma ancora di erbe aromatiche e d’ambra ma è stato un errore non aver sottoposto la testa della bella Maani al lavoro dell’imbalsamatore.
“Scesi io stesso nella tomba, l’accomodai dentro con le mie mani. Io non ho quelle spoglie abbandonate ma deposte per accompagnarle di nuovo con le mie ceneri e risorger con lei”.
Dopo di ciò Pietro dettò l’epigrafe: MAANI GIOERIDANIAE HEROINAE PRAESTANTISSIMAE.
Passarono due anni e Roma fu chiamata ad un’altra rappresentazione: La Valle Rinverdita. Veglia in radunanza notturna col trattamento di dramma da rappresentare in musica per la nascita di Rombeira primo e felice parto della Ill.ma Signora Della Valle, seguita a’ dì XII de dicembre MDCXXIX.
Pietro si era nuovamente sposato con Maria Titanin di Ziba che “rinverdì” il suo casato con altri tredici pargoli.
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