Robinson Crusoè, una storia vera
Uno dei più bei romanzi del XIII secolo è senza dubbio il Robinson Crusoè di Daniel Defoe. Il celebre romanziere racconta un avventura incredibile: un uomo viene abbandonato su un isola deserta e vive solo per anni aspettando che una nave lo sottragga alla sua disgraziata solitudine. Tutti noi conosciamo la storia ma la cosa poco nota è che Daniel Defoe questa storia non se la sia inventata ma anzi l’abbia presa a piene mani da Alexander Selkirk che su un isola deserta ci finì davvero. Alexander Selkirk è il protagonista originale del romanzo che nel 1704 fu lasciato sull’Isola maggiore dell’arcipelago Juan Fernandez.
Alexander Selkirk, origini
Alexander nacque il 1676 nel paese di Largo Bay in Scozia, il padre gestiva con successo un attività dedita alla conceria e commercio di pelli tanto da permettere al figlio di studiare e far carriera in modo da ben piazzarsi nella vita. Alexander invece aveva altre mete e sognando ad occhi aperti aspirava ad andarsene dalle fredde terre del nord Europa per viaggiare per il mondo. Iniziò così a compiere qualche viaggio lavorando sulle navi mercantili fino al 1703 quando gli capitò la grande occasione. Il capitano Thomas Stradling lo prese come nostromo sulla nave Cinq Ports ingaggiata da imprenditori di Bristol per una spedizione nei mari del Sud.
L'avventura
La Cinq Ports partì in compagnia della nave Saint Gorge capitanata dal pirata William Dampier, all’epoca l’attività piratesca era praticata senza scrupoli dai Paesi europei ed i pirati come Dampier vivevano sempre sul filo della legalità. Passato capo Horn arrivarono presso le coste del Cile senza tuttavia aver fatto gran bottino. Mentre Dampier decide di proseguire in cerca di prede migliori sulla Cinq Ports la situazione è critica e il nostromo Alexander Selkirk si oppone al progetti del capitano perché la nave era scarsa di viveri e necessitava riparazioni. Lo scontro tra i due fu tale che Alexander chiese di esser sbarcato sulle coste del Cile ma il capitano non prese bene le sue iniziative tanto da consideralo un mezzo disertore che voleva passare al nemico, cioè gli spagnoli, nel suo diario di bordo nel 4 settembre del 1704 scrive: Alexander Selkirk, primo nostromo della nave, essendosi ribellato contro di noi, dopo un tentativo fallito di diserzione per consegnarsi al nemico, è stato da noi rimosso dall’impegno e dal titolo.
La triste sorte di Alexander Selkirk
La Cinq Ports si fermò qualche giorno attraccando presso all’isola di Mas a Tierra nell’arcipelago di Juan Fernandez. Il diverbio tra capitano e nostromo crebbe perché Selkirk insisteva sulla necessità di una sosta adeguata per riparare la nave e rifornire la stiva ma vista l’opposizione del capitano chiese di esser lasciato sull’isola. Il capitano accettò questa richiesta accontentandolo. Così Alexander Selkirk nostromo della Cinq Ports venne abbandonato sull’isola Mas a Tierra, ora ribattezzata Robinson Crusoe con il baule dei suoi vestiti, un fucile, della polvere da sparo un poco di cibo, tabacco, una pentola, un ascia, un coltello, la bibbia e qualche libro.
Questa era una condanna tipica dell’epoca a cui sia la marina che i pirati ricorrevano sovente ed era considerata un punizione meno severa della morte, qualcuno, anche se raramente, tornava a casa ripreso da qualche altra nave di passaggio.
L'isola dell'esilio
L’arcipelago di Juan Fernandez porta il nome del capitano spagnolo che la scoprì nel 1567 e a cui la Spagna in onore della conquista di quelle terre diede le isole dell’arcipelago in concessione con facoltà di battezzarle col proprio nome. Per qualche tempo l’isola fu usata come insediamento militare spagnolo ma fu poi abbandonato, e questa fu anche la fortuna di Alexander perchè al suo arrivo sull’isola non trovò solo acqua dolce da bere ma anche capre, cani e gatti. L’isola a forma di mezza luna è lunga 12 chilometri ed alla prossimità occidentale ha la vicina isola Santa Clara, molto piccola, e a 90 miglia c’è l’altra isola dell’arcipelago Mas Bufera.
Un uomo moderno solo con la natura
I primi tempi il naufrago se la cavò utilizzando i viveri che aveva e gli arnesi ma presto al situazione si mostrò in tutta la sua gravità. I topi erano cattivissimi ed oltre a rovinargli il cibo, che cercava di conservare, lo attaccavano anche di notte ferendolo. Con tenacia e rassegnazione dopo la depressione dello sconforto iniziale riuscì ad addomesticare qualche gatto e a chiudere in un recinto qualche capra, costruì una buona capanna cercando di sopravvivere alla meno peggio. Alla lunga però al solitudine totale e la quasi certezza dell’abbandono presero il sopravvento. L’arcipelago era fuori dalle rotte ordinarie e commerciali ed i pochi fuochi che Alexander riusciva ad accendere venivano sempre ignorati dalle navi di passaggio. Un paio di volte navi spagnole attraccarono per far rifornimento ma appena vedevano il povero nostromo inglese abbandonato lo prendevano a fucilate rincorrendolo fin nel fitto dei boschi in cui si nascondeva. Il tempo così passava nel peggiore dei modi portando presto il Selkirk al limite della follia.
Fine dell'isolamento
Quando ormai il nostro eroe sembra rassegnato a morire su quell’isola il 30 gennaio del 1709, dopo quattro anni di solitudine, avvistò due fregate inglesi Duke e Duchess che si fermarono per far rifornimento di acqua fresca. Due lance andarono a prender l’acqua e Alexander fu caricato a bordo per spiegar ai capitani che cosa facesse in quel posto. Molto divertente la descrizione che scrisse il capitano della fregata Duke Woodes Rogers: Stamani siamo arrivati all’isola Juan Fernandez. La nostra lancia ha portato a bordo, insieme con una gran quantità di gamberi, un uomo vestito di pelli di capra e dall’aspetto più selvatico delle capre stesse. Da quattro anni e quattro mesi viveva in quell’isola….
Il capitano della nave e l’equipaggio ascoltò attentamente il suo racconto ma coin diffidenza perché di solito chi finiva solo su un isola era perché aveva combinato qualche guaio, fortuna volle che sulla Duke c’era William Demper che lo riconobbe e garantì la storia di Alexander e la sua capacità di nostromo. Per Selkirk la vita ricominciò a girar per il giusto verso, ripresa ch’ebbe la piena capacità di parola riuscì anche a mettersi in mostra durante un inseguimento di navi spagnole e conquistate dalle navi inglesi una di queste fu data da comandare proprio a lui per le qualità dimostrate durante il combattimento.
Una nuova vita
Cominciava a 33 anni una nuova vita da pirata che proseguì fino al 1711 quando decide di ritornare in madre patria deluso dagli scarsi bottini che riusciva a procurare con la sua attività. A detta di alcuni Alexander scrisse la sua storia con l’intenzione di farla pubblicare ma ebbe l’imprudenza di farla leggere ad un giovane ed ignoto scrittore che gli sconsigliò la pubblicazione. Ebbene quell’ignoto e sconosciuto scrittore era Daniel Defoe che nel 1718 divenne famosissimo per il romanzo Le avventure di Robinson Crusoe.
Alexander Slekirk visse fino a 45 anni da marinaio morendo povero e sconfortato dalla dura vita che il destino gli aveva serbato.
A Largo Bay in Scozia una statua ricorda la casa in cui nacque e una targa a Mas a Tierra da qualcosa da leggere ai turisti che si recano nell’arcipelago per vacanza. Nel 1994 e nel 1996 Il principato di Monaco e il Cile hanno ben pensato di emettere dei francobolli commemorativi della singolare avventura del signor Alexander Selkirk nostromo della nave Cinq Ports.
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