Celebre per il Museo Nazionale e per lo splendido panorama sul golfo di Napoli, la Certosa di San Martino fu fondata nel 1325 da Carlo, duca di Calabria, che ne affidò i lavori a Francesco de Vito e Tino di Camaino. Completamente rinnovata nel '500, ad opera di Giovanni Antonio Dosio e nel Seicento ad opera di Cosimo Fanzago che ne fece uno degli esempi più alti di barocco napoletano, la Certosa è oggi patrimonio dell'Unesco.
La chiesa
Alla fine del '500 per iniziativa del priore Severo Turboli fu avviato un articolato programma per la completa ristrutturazione della Certosa. La chiesa angioina fu ampliata e rimodernata e l'originaria struttura gotica scomparve quasi del tutto sotto la profusione di affreschi, stucchi, marmi che gli artisti più valenti e affermati del tempo furono chiamati ad eseguire.
La trasformazione più sostanziale fu quella secentesca, ideata dal Fanzago che lavorò alla Certosa per un lungo periodo (1623-1656); a lui si deve il disegno complessivo dell'interno della chiesa come oggi ci appare, splendente per la straodinaria ricchezza delle decorazioni. Anche i numerosi ambienti attigui alla chiesa sono riccamente decorati; i bellissimi armadi che ornano le pareti della sacrestia sono di noce intagliato e intarsiato a formare 56 riquadri che raffigurano prospettive scenografiche; l'affresco con il Trionfo di Giuditta nella volta della Cappella del Tesoro è di Luca Giordano.
L'interno, a navata unica, con tre cappelle per lato e una profonda abside rettangolare, unisce effetti di austera grandiosità al caratteristico fasto barocco e deve la splendida decorazione ai migliori artisti del Seicento chiamati dal Fanzago che non solo sovrintese ai lavori ma diede anche un consistente contributo personale.
La facciata della chiesa prospetta su un cortile a destra del quale si accede al convento articolato in due spettacolari chiostri: il chiostro dei Procuratori, dal quale si passa ai giardini e alle sale del museo, edificato tra la fine del '500 e l'inizio del '600 su progetto del Dosio, e il chiostro grande, impostato sulla preesistente struttura angioina, impostato su 64 colonne di marmo, progettato sempre dal Dosio alla fine del '500 e modificato successivamente dal Fandago, al quale si devono anche le 7 porte angolari marmoree sormontate da figure di santi dell'ordine certosino.