Santa Maria in Vallicella
Scritto da Laura Savani. Pubblicato in le chiese nel periodo barocco
Conosciuta come la Chiesa Nuova, è uno dei più importanti centri religiosi di Roma, l'edificio che meglio esprime la spiritualità dell'età controriformistica e barocca.
Il luogo prende il nome da un modesto avvallamento, poi spianato, esistente già in età antica; la chie è situata in via del Governo Vecchio (rione Parione) ed è legata in maniera indissolubile alla figura di S. Filippo Neri che si prodigò per l'educazione cristiana e il miglioramento della situazione morale dei fanciulli poveri della città, oltre ad un'infinità di altre opere di apostolato e di carità, che posero la sua figura al centro delle vicende religiose dell'età barocca.
Nel 1575 papa Gregorio XIII concesse al santo la chiesa della Vallicella; la ricostruzione fu ad opera di Matteo da Città di Castello, e poi Martino Longhi il Vecchio; la consacrazione avvenne nel 1599 e la facciata venne realizzata nel 1604; la decorazione interna è completamente secentesca così come il vicino Oratorio borrominiano.
La chiesa era officiata dai padri Filippini, che nel 1621 iniziarono la costruzione a fianco di un gigantesco complesso conventuale, che fu terminato solo nel 1666 e al quale il Francesco Borromini diede la sua inconfondibile impronta.
Spicca immediatamente l'affresco della volta, S. Filippo a cui appare la vergine (che miracolosamente sorregge il tetto pericolante della chiesa durante i lavori di costruzione), capolavoro di Pietro da Cortona (1664-1665), al quale si devono anche gli affreschi della cupola, dei pennacchi, del catino absidale; l'affresco della volta è incorniciato da stucchi di Cosimo Fancelli ed Ercole Ferrata.
Le cappelle sono ricchissime di opere d'arte, di cui si segnalano le più rilevanti, nella cappella a destra del presbiterio dedicata a San Carlo Borromeo, della famiglia Spada, su disegno di Carlo Rainaldi, pala di Carlo Matatta con i Santi Carlo Borromeo e Ignazio da Loyola ai piedi della vergine (1665); ai lati del presbiterio due ricchissimi organi barocchi;sull'altare maggiore, ai due lati, tre grandi pale del pittore fiammingo Rubens (al centro, Vergine col Bambino e angeli, che ricopre l'antica immagine miracolosa, ai lati, a sinistra, i Ss. Gregorio Magno, Mauro e Papia; a destra Ss Domitilla, Nereo e Achilleo ); sono gli unici capolavori del grandissimo artista che siano rimasti a Roma.
A sinistra del presbiterio la cappella di S. Filippo Neri, composta di due preziosissimi ambienti, il primo ottagonale e il secondo circolare, interamente rivestiti di marmi pregiati, pietre dure e madreperla, progettata da Onorio Longhi (1600-1604); sotto l'altare sono conservate le reliquie del santo.
Nella cappella del transetto sinistro, Presentazione di Maria al Tempio, opera del Barocci ; nella sagrestia una scultura di Alessandro Algardi e altri affreschi di Pietro da Cortona , nella quarta cappella sinistra Visitazione del Barocci e affreschi di Carlo Saraceni.
Dalla sagrestia si può accedere, su richiesta, alle Camere di S. Filippo, su due piani, ricche di opere d'arte e di testimonianze del santo.
Parte integrante della visita della chiesa è quella dell'Oratorio, realizzato da Francesco Borromini tra il 1637 e il 1640.
È il suo capolavoro, con la facciata che dissimula l'articolazione degli ambienti interni e che riprende in tono minore quella della chiesa adiacente, con una forma leggermente concava ribadita dal nicchione balconato, e uno straordinario timpano triangolare e curvilineo al tempo stesso.
Il tutto è sottolineato dall'estrema cura nella lavorazione dei laterizi, che sono modellati delicatamente dalla luce; la forma concava è ispirata all'idea del corpo umano, quasi che si volesse abbracciare chiunque entri nell'Oratorio.
L'interno ha la tipica forma borrominiana, rettangolare con gli angoli smussati, con due logge sui lati corti, la loggia dei Musici e Cantori e la loggia dei Cardinali.
Anche gli ambienti del convento vero e proprio furono costruiti e arredati su progetto del Borromini; ora essi ospitano l'Emeroteca Romana, l'Archivio capitolino, e, al secondo piano sopra l'Oratorio, la splendida Biblioteca Vallicelliana, disegnata dal Borromini tra il 1642 e il 1644, comprese le scaffalature lignee con ballatoi a balaustra cui si accede mediante scale a chiocciola nascoste negli angoli; allo stesso piano ha sede anche la Società romana di Storia patria.
All'esterno il complesso, escluso l'Oratorio, presenta forme architettoniche umili e dimesse, per espressa volontà dei padri Filippini, ma all'angolo tra via dei Filippini e via del Governo Vecchio appare la torre dell'Orologio, costruita dal Borromini tra il 1647 e il 1649, che si innalza con superfici alternativamente concave e convesse e che culmina nel coronamento in ferro battuto della cella campanaria.