Corpo mutante
Scritto da Marina Mucaria. Pubblicato in neobarocco
Sempre più indifferente alle leggi naturali, oggi il corpo umano può modificarsi a suo piacimento grazie all’impiego di numerose tecniche. La possibilità di variazione del corpo è in perfetta coerenza con i caratteri della società neobarocca: un corpo senza identità fissa, dai confini labili, che stabilisce con l’esterno un flusso ininterrotto di scambio.
È ormai tramontata la visione narcisistica degli anni ’80: il corpo come nucleo costante e distante dal mondo esterno, soggetto alla tirannia del look, una strategia che consente di modificare solo superficialmente l’aspetto esteriore per assumere, di volta in volta, un’identità adatta al contesto sociale. Oggi la moda non può più contare su questo punto fermo: è in atto una ribellione del corpo, che rifiuta di essere irregimentato in modelli predefiniti e rivendica la libertà di modificarsi a suo piacimento.
Il sociologo e massmediologo Grandi ha cercato di suddividere i “consumatori” di alterazioni corporee permanenti in cinque categorie.
I fashion victim della chirurgia estetica
Sottostanno alla dittatura dei canoni di bellezza veicolati dai mass media, e modificano alcune parti del corpo per adeguarsi a questi.
I postmoderni
Eliminano dalla loro pelle i segni del tempo che passa, per adeguarsi a un concetto soggettivo dell’età.
I depressi postmoderni
Ricorrono alla chirurgia plastica per superare situazioni di forte disagio psicologico attribuite a presunte imperfezioni fisiche.
I subculturali: graffitisti e tatuatori
Sono paladini di una forma d’arte in grado di rivalorizzare le superfici che, nella società contemporanea, appaiono prive o svuotate di significato: i muri anonimi delle periferie urbane, le aree inespressive dei percorsi delle metropolitane, l’epidermide umana nuda. Graffitisti e tatuatori, quindi, appaiono uniti da un medesimo intento.
La decorazione del corpo riafferma il corpo come oggetto di senso, capace di comunicare. Tatuaggi, body-piercing, marchiatura a fuoco ripropongono la centralità del corpo, producendo qualcosa che, poiché non può mai scomparire, blocca l’inflazione senza limiti dei segni e dei significati. Il dolore fisico che accompagna l’atto dell’alterazione riafferma l’esistenza dell’individuo come sostanza fisica; e il corpo, con la sua nuova superficie, comunica al resto del mondo il suo essere in quanto tale.
I corpi cibernetici
Nella letteratura e nel cinema troviamo corpi manipolati dalle nuove tecnologie come il morphing, la tecnica d’intrattenimento digitale delle immagini che consente di trasformarle in qualsiasi oggetto. Nel cyberpunk compaiono mutanti e robot con tratti psicologici e sensoriali quasi umani, che rivalutano la corporeità mentre la negano. Nell’immaginario collettivo circolano storie e immagini riguardanti corpi che prendono una vita autonoma, scegliendo liberamente di modificarsi e ibridarsi con le macchine. Nella figura del cyborg si realizza il sogno di liberare l’uomo dalla morte, potenziandolo artificialmente. Nello spazio della realtà virtuale il corpo viene liberato totalmente dal peso della sua fisicità, ed entra in una dimensione di modificabilità illimitata. Ma ciò non porta a una definitiva svalutazione della sensorialità corporea: gli obiettivi finali delle nuove tecnologie sono proprio facoltà umane eccezionali e ancora parzialmente oscure come l’azione interattiva, e la capacità d’interpretare i risultati in funzione degli scopi. Il corpo umano nella sua fisicità è ancora il principale punto di riferimento e modello della realtà virtuale.