Il glam (da glamorous, fascinoso, eccitante) ha le sue radici negli anni Sessanta, nella scena artistica underground newyorkese che ruota attorno alla Factory di Andy Warhol. Qui si affermano le tendenze al travestimento e all’ambiguità sessuale che diventeranno elementi chiave del nuovo stile. Il cinema e il teatro contribuiranno alla sua diffusione, grazie al film Tommy e al celebre musical Rocky Horror Picture Show, poi diventato un film di successo, nel quale la rockstar transessuale Frank-n-Furter trascina una coppia di fidanzatini per bene in un mondo di follie e perversioni.
I primi gruppi rock che adottano lo stile sono i New York Dolls, Gary Glitter e i T-Rex, ma su tutti svetta (anche per qualità musicale) David Bowie. Con lui finisce l’illusione che la musica rock sia sinonimo di purezza e sincerità, un riflesso della vita e della personalità del musicista. Bowie dimostra che tutto è spettacolo, travestimento, mascheramento, spingendosi oltre fino a tornare inevitabilmente al punto di partenza, annullando cioè ogni distinzione tra arte e vita. Negli anni ‘70 Bowie s’inventa una personalità alternativa, l’alieno androgino Ziggy Stardust, protagonista di un album musicale e di uno spettacolo in cui cade sulla terra e dopo varie vicissitudini viene ucciso dal suo stesso creatore. Negli anni ‘80 Bowie torna sulle scene con i capelli corti e ordinati, completi classici ed eleganti, cravatta e scarpe lucide: un ritorno alla normalità o l’ennesima metamorfosi? Il pubblico intuisce che si tratti della seconda. Il glam esprime la verità che la musica rock ha sempre cercato di rimuovere: l’artista si prostituisce allo show business sempre e comunque, ed è solo quando ne prende coscienza che può tornare a dettare le regole. Come il dandy ottocentesco, Bowie dissolve l’essenza nella pura apparenza, esalta l’artificiale per stabilire l’impossibilità del naturale. L’abito non è espressione della personalità perché non esiste una personalità costante, e l’artista non è portavoce di un sistema di valori perché egli non può essere nient’altro che un buffone.
Ai capelli lunghi e selvaggi dell’ hippie, che cerca un modo di tornare alla natura, il glam oppone acconciature bizzarre e tinture violente. Anche la distinzione sessuale cade nel dominio dell’apparenza: nell’androgino le caratteristiche maschili e femminili si sommano e si compenetrano, senza ricondurre necessariamente all’omosessualità o alla bisessualità.
La moda glam non è solo divertente, esagerata o scandalosa, e non si risolve in un fenomeno passeggero. Al di là degli aspetti più frivoli, rafforza le correnti di pensiero che mettono in discussione i ruoli tradizionali e i tabù sull’ambiguità sessuale, dando finalmente dignità alla pura apparenza.