I vecchi raggruppamenti quali la parrocchia, la corporazione o il feudo avevano poco peso nelle grandi città che si andavano sviluppando.
La struttura sociale conservatrice e passatista che dominava ancora l’Europa occidentale e centrale nella prima metà del diciottesimo secolo si andò notevolmente indebolendo nei decenni seguenti. Nel 1791 gli intellettuali di quasi tutte le nazioni erano pronti a salutare con entusiasmo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, supremo rifiuto della società intesa come semplice rete di comunità, interessi e tradizioni. Durante il diciottesimo secolo i privilegi delle corporazioni, dei comuni, delle assemblee provinciali, delle corti signorili e una falange di altri residui del passato sembravano opporsi in misura crescente agli interessi della comunità considerata nel suo complesso.
In quasi tutti gli stati del diciottesimo secolo la società fu ancora, principalmente, rurale, e i lavoratori della terra costituivano il gruppo sociale più numeroso. La posizione economica e sociale del contadino, il suo tenore di vita e la misura di libertà personale di cui godeva variavano enormemente secondo le varie regioni. Dipendevano dal suo essere libero o servo, dal titolo al quale teneva la terra, dalla misura in cui la terra riusciva a mantenere lui e la sua famiglia, e da una quantità di altri fattori. Dal punto di vista sociale la distinzione importante era tra contadino libero e contadino servo, che corrispondeva a una distinzione tra metà occidentale e metà orientale del continente. Nelle isole britanniche, nella penisola iberica e in Italia la servitù della gleba legalmente non esisteva più, formalmente. In Francia la servitù rappresentò un fattore di effettivo rilievo solo in qualche regione orientale (nel 1750 c’erano in tutto circa 950.000 servi nel paese). In Germania la situazione variava dalla regione del sud-ovest, dove la servitù era un fatto relativamente raro e dove quella esistente era di tipo assai attenuato, alla Baviera e alla Sassonia e alla Pomerania e Prussia orientale. In Polonia il caos politico e il controllo assoluto che del governo aveva la classe privilegiata dei proprietari terrieri, la szlachta, mettevano il contadino in una situazione di schiavitù. In Russia lo stato di servitù in cui le tensioni del diciassettesimo secolo e la politica di Pietro I avevano inchiodato gran parte della popolazione agricola fu esteso da Caterina II.
In Danimarca un editto del 1702 che tentava di abolire la servitù della gleba a Seeland, Laaland e nelle isole vicine rimase lettera morta. In quel paese la posizione dei contadini in realtà peggiorò nel diciottesimo secolo.
La servitù della Germania orientale e settentrionale e della Russia differiva in maniera sostanziale da quella della Francia e della Germania occidentale. In quest’ultima zona era una istituzione medievale che sopravviveva con crescente difficoltà in un clima sociale e economico in fase di trasformazione, di scarso valore per lo stato e sempre più criticata dai riformatori. Questo periodo vide l’abolizione legale della servitù in Lorena, Savoia e Baden. A est dell’Elba, invece, era una istituzione relativamente recente, sviluppatasi con rapidità nel diciassettesimo secolo.
La servitù stava diventando la condizione di una percentuale sempre più alta del popolo russo. Nell’estremo nord, dove la popolazione era scarsa e il suolo povero, essa non ebbe mai molta importanza. Nella Russia centrale invece si diffuse continuamente, mentre l’espansione territoriale degli ultimi decenni del secolo l’estendevano alla steppa e alle « terre nere » del sud e alla Crimea. Già sotto Pietro i i gruppi sociali fino allora liberi cominciavano, sotto la pressione dei tributi e della coscrizione, a sprofondare nella servitù.
In molte parti d’Europa le comunità di villaggio ebbero una funzione importante e indipendente nella vita delle campagne. I villaggi autonomi raggiunsero il massimo sviluppo nelle zone montagnose più povere e remote, nelle Alpi, nei Pirenei e negli Appennini. Ma in molti paesi europei ce n’erano che godevano varie misure di autogoverno. Hooton Pagneil nello Yorkshire costituisce un esempio di comunità ancora organizzata secondo criteri medievali. Due volte all’anno il tribunale feudale, composto da un Court Baron che si occupava della terra dei liberi proprietari e da un Court Leet che puniva un’ampia gamma di piccoli reati, si riuniva presso lo squire locale. Eleggeva inoltre vari funzionari; e benché nel diciottesimo secolo le sue funzioni diventassero più esclusivamente agricole che per l’innanzi mentre la sua importanza legale e amministrativa declinava, restò un fattore di reale importanza nella vita del villaggio.
In Francia la maggior parte dei villaggi conservarono un’alta misura di autogoverno. Le assemblee, che si radunavano periodicamente la domenica dopo la messa, continuarono a regolare tutta una serie di questioni. Eleggevano i sindaci, nominavano i funzionari minori, in particolare il maestro del villaggio. Col tempo si accentuò la tendenza a sottoporre il controllo delle assemblee sulla proprietà e sui fondi comunali alla supervisione degli stati provinciali e di alcuni funzionari quali l’intendant e il subdélegué; ma il sistema dovette funzionare abbastanza bene, a giudicare dallo scarso numero di lagnanze presentate in proposito nei cahiers del 1789. I preti e i seigneurs dovevano contribuire in misura proporzionale ai loro mezzi alle imposte comunali, e quando recalcitravano erano i funzionari del re a costringerli ad adempiere questo dovere.