Dopo la “conquista” dell’America da parte degli europei, al seguito dei missionari cristiani e dei nobili giunsero nel “Nuovo Continente” anche alcuni artisti, con l’intento di produrre opere per decorare le numerose chiese che si stavano costruendo ovunque e le abitazioni signorili dei governanti.
In pochi anni, le molteplici richieste di opere d’arte imposero la necessità di formare in tempi molto brevi alcuni artisti locali. Nacque così in Cuzco (Perú) la più importante scuola di pittura in America, che produsse quadri in grande quantità e numerose opere di rilievo, molte senza firma ed altre realizzate collettivamente.
I modelli da imitare erano i quadri dei pittori spagnoli Zurbaràn (1598-1664) e Murillo (1618-1682), e poi di Rembrandt.
Diego Quispe Tito (1611-1681)
L’artista più famoso di Cuzco s’ispirò a modelli fiamminghi, introducendo il paesaggio nella pittura peruviana e inserendo le sue figure in vegetazioni tropicali irreali, con prospettive distorte. Essendo considerata la sua pittura uno strumento di propaganda, l’Inquisizione gli proibì di dipingere, ma egli continuò a farlo, firmando i suoi quadri con l’aggiunta di cappelli e uccelli tropicali.
La Scuola di Cuzco
Nel XVIII secolo influenzò la pittura di tutto il territorio andino, e fu la più importante per la qualità e la quantità delle opere prodotte. Poco alla volta, gli artisti di Cuzco si staccarono dai modelli europei e abbandonarono il mondo reale, per inoltrarsi nella fiaba. Così cominciarono a dipingere Angeli avvolti in abiti regali che impugnano armi da fuoco, paesaggi ingenui e infantili privi di prospettiva, decorazioni preziose su tutti gli abiti, raggiere dorate, collane e gioielli sulle Madonne e le Sante.
Caratteristiche del Barocco Andino
Il Barocco Andino, chiamato anche “Stile Meticcio”, quindi, fu caratterizzato da un ringiovanimento dei temi manieristici, ottenuto con un arcaismo che rispondeva alla mentalità indigena. I missionari, intanto, si dedicarono al compito di confrontare e contrapporle le divinità locali a Cristo, Maria e i Santi, per trovare una reciproca identificazione, determinando il consolidarsi di una simbologia ambivalente nelle opere d’arte del mondo andino. In questo modo, allo stesso tempo, si permise il mantenimento e la trasmissione dei miti religiosi originali, stimolando la creazione di una precisa iconografia locale. La Cultura Indigena, attraverso le opere d’arte prodotte dalla Scuola di Cuzco, col Manierismo e col Barocco riuscì ad inserirsi nello schema occidentale e, attraverso queste espressioni formali, trascinò con sé gli ideali di una Cultura sommersa, che si sono mantenuti vivi fino ai nostri giorni. Nella città di Cuzco, ancora oggi, alcune botteghe d’Arte continuano a produrre opere pittoriche di bella fattura, riproducendo e interpretando l’iconografia classica del passato.
Le Serie Angeliche
Tra i temi più significativi della pittura delle Scuole Andine, ci sono le diverse serie di Angeli, disseminate in vari luoghi sul territorio compreso tra le città di Cuzco e Potosí. Queste serie sono di tre tipi: gli Angeli militari conosciuti come “Archibugieri”, gli Angeli con vestiti romani e le tre Gerarchie, ciascuna composta di tre Cori, tutti rappresentati con i loro rispettivi simboli. Nel primo gruppo, gli Angeli vestono secondo l’usanza militare degli spagnoli al tempo della conquista e impugnano armi da fuoco, lance e bandiere o, nel caso degli Angeli musici vestiti allo stesso modo, suonano degli strumenti musicali. Nella seconda serie indossano gonnellini femminili, che combinano con stivaletti e, a volte, con la corazza, l’elmo, la spada e lo scudo delle legioni romane, elementi che contrastano paradossalmente tra loro, ma sono convenienti a degli esseri asessuati come gli Angeli. Nel terzo gruppo, la prima Gerarchia comprende il Coro dei Serafini, dei Cherubini e dei Troni. La seconda Gerarchia comprende i Domini, le Virtù e le Potestà. La terza Gerarchia è formata dai Principati, dagli Arcangeli e dagli Angeli, questi ultimi divisi in buoni e cattivi, o demoni.
Le serie angeliche presentano a volte un’iconografia molto rara, per la quale bisogna riferirsi alle fonti apocrife ed ai rami marginali del Cristianesimo, come la Chiesa Copta che rende culto ad Uriele. La fonte da cui furono dedotti i nomi, conosciuti nelle loro versioni corrotte e a volte assai diversi dagli originali, è il così detto Libro degli Angeli, nell’apocrifo Libro diEnoc, dove accanto a ciascuno Spirito Celestiale è indicata anche la rispettiva funzione, generalmente associata a dei fenomeni naturali (grandine, fulmine, vento, pioggia, neve, luce diurna, ecc.), stelle o pianeti. I religiosi missionari che operavano in America, quindi, nei secoli XVI e XVII crearono le serie angeliche per sostituire cristianamente l’idolatria della Natura e degli astri.
Gli Arcangeli Archibugieri
Gli Arcangeli Archibugieri rappresentano i falconi, che nella Cultura incaica sono la personificazione dei defunti che dopo la morte assumono quelle sembianze e proteggono i propri familiari e, per questa ragione, sono considerati i Protettori della casa. In alcune serie dell’Esercito Celestiale i pittori s’ispirarono ad un trattato fiammingo di archibugieria, nel quale si descrivono i 15 movimenti necessari per la carica dei moschetti. In conformità a quel testo, quindi, la varietà delle pose si prestò alla rappresentazione di altrettanti Arcangeli guerrieri. Tutti gli Archibugieri illustrano la missione che Dio ha affidato loro in Cielo, e anche gli Arcangeli più noti, quindi, sono rappresentanti in quelle vesti, con i propri attributi iconografici classici, solitamente poggiati ai loro piedi.