La pittrice Sofonisba Anguissola fu attiva in pieno Rinascimento ma la sua attività si protrasse fino al secondo decennio del Seicento, ed ancora oltre riverberò; fu famosa ritrattista nelle regioni dominate dagli spagnoli, affine ai colleghi della corte di Spagna.
Con il suo straordinario talento riuscì a vincere i pregiudizi del suo tempo nei confronti delle donne artiste, tanto da conseguire chiara fama ed essere grandemente celebrata in un epoca in cui, per la prima volta, le opere e la biografia delle donne attive nell’arte vennero divulgate.
Le sue opere, mirabili ritratti che le valsero anche un incarico alla corte spagnola (ma produsse pure un’ interessante produzione grafica) si rivelano ancora oggi, specialmente quelli più antichi, per i quali posarono le sue sorelle, particolarmente interessanti per la vivacità e per l’attenzione dedicata allo sfondo e ai dettagli degli abiti indossati dai protagonisti dei suoi quadri.
La vita
Sofonisba nacque nel 1527 a Cremona. Primogenita di sei sorelle, tutte pittrici, appartenne ad una famiglia aristocratica ma di beni modesti; orfana della madre, mancata quando lei era ancora piccola, crebbe con il padre, Amilcare, uomo illuminato, che non solo si preoccupò di dare a lei e a tutte le figlie un’educazione umanistica tradizionale ed una buona formazione artistica, ma anche la sostenne, amministrandone e promuovendone l'opera, intrattenendo relazioni con potenziali committenti e con altri artisti, tra cui Michelangelo.
Sofonisba, insieme alla sorella Elena, imparò a dipingere, scelta inusuale in un ambiente aristocratico, nella bottega cremonese dell’elegante e raffinato pittore lombardo Bernardino Campi, dove restò per quattro anni, per poi passare, nel 1549, in quella di Bernardino Gatti detto il Sojaro, pur rimanendo sempre molto legata al suo primo maestro, come dimostrano i dipinti da lei eseguiti in quegli anni. Trasmise, poi, il mestiere alle altre sorelle, e divenne anche un modello per le altre donne; dopo di lei, infatti, molte giovani furono avviate all'esercizio delle belle arti, tanto che oggi si ricordano i nomi di circa quaranta artiste attive in Italia in quegli anni.
Lo stile
In adesione allo stile di Giulio Campi, il genere prediletto da Sofonisba fu il ritratto, nel quale si specializzò, mostrando notevoli capacità di rinnovamento e grande attenzione alle attitudini psicologiche dei personaggi catturati sulla tela, ma dipinse anche, sempre secondo gli stilemi manieristici, scene di gruppo e di vita quotidiana, molto ammirate dai contemporanei per la vivezza e per la ricca inventiva iconografica e compositiva; il suo quadro più celebre in questo genere è Partita a scacchi, del 1555, una delle prime rappresentazioni di vita quotidiana nella pittura italiana del tempo.
Intensa fu la sua produzione come ritrattista soprattutto nel corso del sesto decennio del secolo; nacquero, allora, composizioni come Ritratto di astronomo domenicano, Ritratto di tre bambini, Ritratto della famiglia Anguissola, però Sofonisba amò anche dedicarsi a dipinti di soggetto religioso, come la Sacra famiglia dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Nel 1559, quando le sue opere erano presenti presso le famiglie nobili, e persino nelle collezioni pontificie, le giunse un importante incarico: fu chiamata a Madrid, alla corte di Filippo II, che la incaricò della tutela dell'infanta. Alla corte spagnola ricevette molti elogi; poche, tuttavia, sono le testimonianze che restano della sua attività di quel periodo.
Restò a corte per dieci anni, dipingendo i ritratti della famiglia reale e, massimo riconoscimento alla sua arte, dello stesso Filippo II.
Alla corte di Spagna
Quando la giovane regina morì lasciò il paese, ma intanto il sovrano si era sentito in dovere di trovarle marito e di darle una dote adeguata; le nozze con un nobile siciliano furono sontuosamente celebrate a corte, poi Sofonisba si trasferì in Sicilia, ricevendo molti apprezzamenti anche presso la corte palermitana.
Dopo aver trascorso alcuni anni in Sicilia, rimasta vedova nel 1579, si risposò con Orazio Lomellini e si stabilì con lui a Genova: qui cominciò a dipingere sempre più spesso motivi religiosi.
Appartengono al periodo ligure dipinti di soggetto sacro come Madonna col Bambino di Budapest, che denotano legami con la pittura di Luca Cambiaso, pittore di spicco nella Liguria cinquecentesca, oltre ad alcuni ritratti, come il Ritratto di Isabella Clara Eugenia.
Sofonisba Anguissola continuò a dipingere fino alla fine della sua lunga vita; aveva novantacinque anni ed era quasi cieca quando, nel 1625, si spense, a Palermo, dov’era ritornata in età avanzata, ricevendo anche l’onore di una visita del pittore fiammingo Van Dyck, che ne aveva abbozzato a penna un ritratto, ed anche annotato i suoi consigli sulla pittura.
Il ritratto di Sofonisba Anguissola eseguito da Van Dyck
Ritratto della Sig.ra Sofonisba pittricia fatto dal vivo in’ Palermo l’anno 1624 li 12 di Julio: l’età di essa 96 havendo ancora la memoria et il servrello prontissimo, cortesissima, et sebene perla vecciaia la mancava la vista, ebbe con tutto ciò gusto de mettere gli quadri avanti ad essa et con gran stenta mettendo il naso sopra il quadro, venne a discernere qualche poca et piglio gran piacere ancora in quel modo, facendo il ritratto de essa, mi diede diversi advertimenti non dovendo pigliar il lume troppo alto, accio che le ombre nelle rughe della vecciaia non diventassero troppo grande, et molti altri buoni discorsi come ancora conto parte della vita di essa per la quale se conobbe che era pittora de natura et miraculosaet la pena pagiore che ebbe era per mancamento di vista non poter più dipingere: la mano era ancora ferma senza tremula nessuna.
Sofonisba Anguissola , Autoritratto alla spinetta
Il dipinto Autoritratto alla spinetta, conservato a Napoli, alla Galleria Nazionale di Capodimonte, risale probabilmente alla metà degli anni cinquanta (1554), come suggerirebbe l’acquisita padronanza del mezzo espressivo della pittrice cremonese; Sofonisba Anguissola attua, qui, il superamento dell’analiticità descrittiva e mostra la nuova predilezione per un morbido chiaroscuro.
Contro lo sfondo scuro, che ha la funzione di avvicinare il soggetto allo spazio dello spettatore, risalta il volto illuminato della pittrice alla spinetta.
Sofonisba Anguissola, Ritratto della famiglia Anguissola
Questa tela, risalente al 1557/58, in cui sono ritratti Amilcare, il padre della pittrice, la sorella Minerva e il fratello Asdrubale, è uno dei dipinti più noti di Sofonisba Anguissola ed una delle sue opere più complesse, sia per quanto riguarda il formato, sia per quanto riguarda l’impostazione spaziale e l’intreccio tra la tipologia del ritratto di famiglia e quello aulico-dinastico.
In primo piano sono ritratti il padre e il figlio ultimogenito, molto desiderato dopo tante figlie, forse perciò rappresentato nell’abbraccio, oltre che in slancio di tenerezza e protezione per la giovanissima età; più indietro c’è la sorella Minerva, che sembra raggiungerli. La composizione, delimitata nello spazio da due tronchi d’albero, presenta sullo sfondo uno splendido paesaggio, segno probabile di una certa influenza nordica.
Sofonisba Anguissola, Presunto ritratto della sorella Minerva Anguissola
E’ conservato a Milano, nella Pinacoteca di Brera, il Presunto ritratto della sorella Minerva Anguissola, dipinto certamente eseguito dopo il 1560, che si ipotizza essere una copia autografa di Sofonisba di un ritratto della sorella Minerva, inviatole quando si trovava a Madrid, nel periodo del soggiorno spagnolo.
Questa tela èrappresentativa della cura e del gusto quasi da miniatrice dell’artista, che amava indugiare sui dettagli delle vesti e dei pizzi, infondendo, così, ai propri ritratti un’intonazione intimistica e quotidiana.
Riferimenti
Un mondo di donne, Pratiche Editrici, 2003, Milano
Curatore S. Zucchi, Pittura in Lombardia dall’età spagnola al Neoclassicismo, Electa,1999,Milano
E. Larsen, Van Dyck, Classici dell’Arte, Rizzoli, 1980, Milano
Curatore R. Belton, L’arte, Logos, 2004, Modena