L'attività di Giacomo Gastoldi si colloca tra Bergamo, Brescia e la corte Gonzaga di Mantova, dove nel 1598 compone quattro madrigali per il balletto Il giuoco della cieca rappresentato alla regina di Spagna, all'interno di un allestimento de Il pastor fido di Battista Guarini, un "collage musicale" al quale parteciparono alcuni tra i migliori musicisti dell'epoca, tra i quali C. Monteverdi.
Ma la sua vera fama Gastoldi la deve alle raccolte di danze, che furono più volte ristampate durante tutto il secolo XVII in Italia e in Europa.
Il ballo era stato sempre ritenuto un diversivo signorile e distintivo presso le corti rinascimentali italiane: danze di estrazione popolare erano state importate nella musica colte e, all’alba del XVII secolo, introdotte anche in rappresentazioni teatrali e di mimo. Questa crescente importanza sociale e artistica prelude al ruolo centrale che avrà la danza come intermezzo di opere liriche e come genere a sé stante, ad esempio nei grandi balletti della corte di Versailles tra la fine del ‘600 e i primi decenni del ‘700.
I Balletti a 3 e 5 voci (1594) ebbero grande fortuna e diffusione ai tempi di Gastoldi, soprattutto per la loro forma a ripetizioni regolari e gli accenti tesi estremamente orecchiabili, ed esercitarono un grande influsso sui madrigali drammatici, dei quali vengono considerati precursori. In Italia Monteverdi e Sartorio si ispireranno in modo evidente allo stile di Gastoldi, ma i Balletti arriveranno in tutta Europa, influenzando ad esempio lo stile del Lustgarden di Hans Leo Hassler.
Balletti a 5 voci per Cantare, Sonare e Ballare (1594)
Il Ballerino