La Phèdre di Jean Racine, tragedia in versi in cinque atti, fu rappresentata per la prima volta all'Hotel de Bourgogne di Parigi il 1° gennaio 1677, e pubblicata a Parigi, sempre nel 1677, ma non ebbe il meritato successo, addolorando Racine, che molto teneva al giudizio del pubblico, e facendolo sprofondare per dodici anni in un lungo silenzio, dal quale riemerse solo dopo intense meditazioni religiose, rapprodando al teatro.
ATTO I. A Trezene, Ippolito, figlio di Teseo (risposato dopo la morte di Ippolita, madre di Ippolito, con Fedra, figlia di Minosse e di Pasifae),re di Atene che vive in esilio, dopo sei mesi di reggenza decide di partire per cercare suo padre e per fuggire i sentimenti che prova per Aricia (principessa della stirpe alla quale il genitore ha strappato il regno d'Atene), che non può assecondare per non violare il divieto imposto dal padre alla stirpe di Aricia di propagarsi.
Fedra, che sconta la maledizione di Venere sulla sua discendenza, si è follemente innamorata di Ippolito, ma solo alla nutrice e confidente Enone ha confidato il suo ardente desiderio.
Quando Ippolito sta per partire, giunge la notizia della morte di Teseo, che Enone interpreta come una possibilità per Fedra di unirsi ad Ippolito legittimamente e poter, cosi, salvaguardarei diritti dinastici del figlio che ha avuto con Teseo.
ATTO II. Ippolito ed Aricia s’incontrano e si rivelano il reciproco amore. Prima di partire Ippolito saluta Fedra, che gli rivela il suo ardente sentimento. Il turbamento di Ippolito è accresciuto anche dalla notizia che la città di Atene ha attribuito la corona a Fedra.
ATTO III. Fedra, pur di conquistare Ippolito, è disposta a cedergli il trono, ma, inatteso, ritorna Teseo, sfavorevolmente colpito dall’ accoglienza di Fedra, che dichiara di non essere degna del suo abbraccio, e da Ippolito, che vuole partire per compiere un atto valoroso.
ATTO IV. Enone, per proteggere Fedra, racconta a Teseo che Ippolito, durante la sua assenza, l’ha insidiata. Teseo accuso Ippolito d’incesto, ma suo figlio gli rivela d'essere innamorato di Aricia. Quando Fedra, apprende che anche Ippolito è innamorato, furiosa scaccia Enone, considerandola la causa della sua disgrazia.
ATTO V. Ippolito e Aricia organizzanola fuga e si danno appuntamento presso un tempio fuori città, ma appena Ippolito vi giunge, dal mare esce un mostro che fa impazzire i cavalli del suo cocchio, che ne causano la morte. Teseo, turbato dallo stato di delirio in cui si trova Fedra, dopo il suicidio di Enone, la accusa di aver causato la straziante morte di Ippolito; allora Fedra confessa di aver incolpato ingiustamente Ippolito, ma che sta per avere il giusto castigo, perché ha ingerito un veleno mortale. Fedra muore e Teseo, per rendere giustizia a Ippolito, adotta Aricia.
Fedra, la trama
Ho ogni furia d’amore! E' con questa frase che Fedra rivela alla nutrice l’amore segreto, non corrisposto, che nutre per Ippolito, figlio di suo marito Teseo. Rivela l’amore, non il nome di colui che ama, e già questo indica che la donna vive il suo sentimento come colpa. Ha, infatti, precedentemente detto: Fosse agli Dei piaciuto che altrettanto pulito avessi il cuore.
E, nel dialogo con Ippolito, prosegue: Amo, ma nell’attimo stesso che t’amo, non pensare che m’approvi e che mi veda innocente.
In Fedra dunque l’amore è febbre, tormento, passione insana della quale si vergogna perché l’ha condotta alla degradazione di se stessa, contro la quale ha anche lottato fingendo di odiare Ippolito, ma contro cui nulla può perché il suo destino è già segnato: Fu il Cielo a porre un fuoco funesto nel mio petto…
Fondamentale in “Fedra”, come del resto in tutte le tragedie di Racine, è l’inutilità della lotta dell’uomo contro le forze invincibili che lo sovrastano e lo distruggono.
Il messaggio dell’autore sembra, infatti, essere proprio questo: nel mondo non è facile essere uomini, ed essere uomini felici è addirittura impossibile perché vi sono delle forze misteriose che ci ostacolano. Tra tutte le forze misteriose che dominano la vita umana la più grande, la più forte, è la passione amorosa, sulla quale, comunque il destino avverso, il fato crudele, finisce per prevalere.
Infatti Fedra viene annientata dal suo stesso sentimento, attraverso cui rivela la sua natura profonda di donna, che la condurrà prima alla solitudine, poi alla sofferenza devastante, infine alla morte.
Per quest’opera, come per le altre opere di Racine, vale la convinzione dell’autore che l’uomo, ossessionato dalla vana ricerca della felicità, viene dominato dai suoi desideri e resta intrappolato in amori imprevedibili che, inevitabilmente, conducono alla catastrofe finale.
“Fedra”, direttamente ispirata all’omonima di Euripide, nonostante l’insuccesso degli esordi, è probabilmente il capolavoro di Racine, il maggior drammaturgo dell’età di Luigi XIV, poiché offre la visione in profondità dell’animo umano, dove albergano mostri intangibili ma egualmente pericolosi come quelli personalmente affrontati da Teseo: i desideri, le pulsioni, le passioni. Saranno proprio questi sentimenti, mescolati in modo irrazionale, a causare la distruzione e la devastazione morale e fisica dei personaggi.
Bibliografia
V.- L. Saulnier, Storia della letteratura francese, Einaudi, 1964, Milano
G. Spagnoletti, Storia della letteratura francese, Tascabili economici Newton, 1994, Roma
Racine, Fedra, Garzanti, 1950, Milano
B. Croce, Ariosto, Shakespeare e Corneille, Laterza, 1961, Bari