La storia del teatro è al tempo stesso la storia del pubblico e della critica con tutti i suoi aspetti sociali e di costume. Dopo il 1638 l’annuncio di uno spettacolo veniva dato da pubblici banditori. Questi erano accompagnati anche da attori e attraversandole strade della città destavano con i loro costumi l’interesse del popolo.
Vivere il teatro
Nel Globe Theatre di Londra le rappresentazioni venivano annunciate al pubblico issando una bandiera. Molto diffuso era l’uso di distribuire annunci contenenti il programma con l’ora e il luogo dello spettacolo, il nome della compagnia e dei suoi patrocinatori.
La critica diretta era fatta a gran voce ed era appassionata. L’interesse era vivo e gli animi lasciavano trasparire i sentimenti. Il popolo esprimeva a gran voce le sue richieste; i Mosqueteros erano i frequentatori dei posti in platea ed erano così temuti che gli autori spesso facevano leggere prologhi propiziatori. Per dimostrare la disapprovazione si usavano uova e frutta marcia come proiettilie strumenti per far rumore come i cosiddetti catcalls.
Alcuni spettacoli duravano da sei ad otto ore, come le grandi opere. In queste occasioni gli spettatori usavano portare con sé qualcosa da mangiare, oppure acquistavano del cibo direttamente in teatro, dato che i venditori lo offrivano anche durante lo spettacolo. Lo testimoniano le incisioni caricaturali di William Hogarth.
…e le signore tenevano confetti nelle loro borse per mangiarseli durante la rappresentazione, o per gettarli sul collo dei cavalieri, dal che il lettore può argomentare che gli uomini stavano seduti davanti. (Johann Beer)
Come comportarsi a teatro
Il modo di comportarsi a teatro non era regolato da norme di educazione; la cortesia nei confronti di una professione socialmente posta così in basso come quella dell’attore era ignota, sia nei teatri di corte che in quelli pubblici. Durante lo spettacolo ci si intratteneva a conversare; nei palchi si ricevevano visite durante le rappresentazioni, e neppure ci si toglieva il cappello impedendo così la vista agli altri. Alle volte la bravura di un attore poteva attirare stima ed attenzione. In una lettera a sua figlia Madame de Sévigné osservò: L’attenzione con la quale il maresciallo ed io ascoltavamo la tragedia (Ester di Racine) venne osservata.
In effetti la parte migliore della nobiltà era colta ma una vasta massa si dedicava a guardare il re o altre personalità, seguendone le reazioni, applaudendo quando questi applaudivano e ridendo quando questi ridevano.
In quasi tutte le rappresentazioni di corte, sino alla fine del Settecento, la platea era illuminata. Lo spettatore voleva essere visto come se facesse parte anche lui dello spettacolo. A Venezia invece si usava tenere le luci spente, il pubblico infatti anteponeva l’arte al piacere di essere visti. Nella platea dei teatri pubblici c’erano solo uomini, le donne prendevano posto in gallerie chiuse; solo gli ospiti di riguardo avevano posti a sedere. I prezzi d’ingresso in questi teatri erano bassi e il popolo poteva quindi concedersi il lusso diandare qualche volta a teatro.
Nell’Inghilterra di Elisabetta I gli aristocratici non andavano quasi mai in teatri pubblici. Questi erano frequentati solo da uomini e le donne per bene non andavano; si potevano incontrare solo donne di dubbia reputazione.
Quando in seguito le dame cominciarono a frequentare spettacoli pubblici, adottarono una maschera per non essere riconosciute. Fino al Seicento comunque, le vere signore presenziavano esclusivamente a rappresentazioni di corte.
A teatro un posto per tutti
La ripartizione delle diverse classi sociali, in uso in Inghilterra nei vecchi teatri cinquecenteschi, continuò fino al Settecento. Nei palchi sedevano i membri dei ceti più alti, mentre in platea che era per lo più con posti in piedi, stava il popolo. Il teatro poteva ospitare dai duemila ai tremila spettatori.
I signori nei teatri pubblici erano addirittura soliti prendere posto sul palcoscenico, disturbando così lo spettacolo. Quest’uso continuò fino al Settecento nei piccoli teatri inglesi e scandinavi. Nel Seicento il popolo veniva difficilmente ammesso nei teatri di corte. Il sovrano sedeva su un trono posto davanti al palcoscenico; accanto a lui il suo seguito.
Nel Settecento, quando anche la borghesia cominciò ad essere ammessa nei teatri di corte, divenne necessaria un’altra disposizione. Il luogo destinato al principe venne spostato in un palco speciale, in modo che potesse essere visibile a tutti in tutto il suo fasto, lontano dal contatto diretto con il popolo. Accanto al palco del principe si apriva la serie di palchi destinati agli alti ranghi della nobiltà; questo piano nobile era decorato da cariatidi mentre dal parapetto pendevano drappi rossi tra i quali erano disposte ghirlande di fiori.
I signori stavano in piedi dietro alle dame, giacchè davanti al parapetto vi erano solo due posti a sedere: le signore infatti, con le loro crinoline, occupavano molto spazio. In seconda fila stavano i membri della nobiltà meno elevata e le decorazioni erano costituite da teste, strumenti musicali, armi, simboli della casa regnante e dei meriti dei suoi ospiti.
La fila superiore dei palchi era destinata alla nobiltà recente e ai funzionari di corte con le loro famiglie; questi palchi avevano decorazioni meno fastose, data la minore importanza di coloro che li occupavano. Il teatro rimaneva sfrarzosamente illuminato anche durante lo spettacolo per dare agli spettatori la possibilità di mostrarsi e di esibire la propria eleganza. Si faceva quindi del teatro nel teatro.
Nei palchi si stava spesso in piedi, anche per vedere meglio lo spettacolo. Nella piccola sala delle cerimonie nel castello di Schonbrunn persino il seguito della famiglia reale assisteva allo spettacolo in piedi. Questa fatica causava frequenti svenimenti alle dame di corte. A Parigi la nobiltà, l’alta borghesia e gli esponenti della cultura, frequentavano l’Hotel de Bourgogne.
Sovente nei cortili dei castelli si allestivano rappresentazioni teatrali all’aperto, che con l’ausilio di tendaggi e predelle, si trasformavano in palcoscenici, dove recitavano compagnie di attori professionisti oppure lo stesso principe con un gruppo di amici. Gli spettatori di riguardo potevano prendere posto comodamente, nei viali a pergola o nelle logge.
Le critiche
La critica verbale viva e diretta, era esercitata in tutte le rappresentazioni, eccetto forse in quelle religiose. Una vera critica teatrale stampata iniziò relativamente tardi con la Gazette, fondata da Richelieu verso la metà del Seicento.
Il Mercure galant, il giornale letterario e da salotto del De Visé, riportava ampie recensioni dei lavori teatrali con le critiche delle sceneggiature e delle interpretazioni degli attori. Queste recensioni sono fonti importantissime per la storia del teatro. In Inghilterra fu fondata nel 1734 una rivista di critica teatrale, The Prompter, che tuttavia durò poco. In seguito apparvero anche su altri giornali le recensioni critiche dei lavori teatrali. Non solo gli appartenenti ai circoli culturali o i frequentatori dei salotti facevano la critica di quanto si rappresentava in teatro, ma anche negli ambienti meno colti si discuteva delle rappresentazioni teatrali.