Le origini del dominio
La signoria di Sceaux è nominata per la prima volta in un documento del XV secolo, ma è nel 1597 che la famiglia Potier edifica in quel luogo il primo castello.
Nel 1670 fu acquistato da Jean Baptiste Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV, che decide di ampliarlo ed abbellirlo ricorrendo ai più illustri architetti, giardinieri e decoratori del tempo: tra questi spiccano i fratelli Perrault, Le Vau, Le Brun e Le Pautre.
Una dimora fastosa...ma non troppo
I lavori, seppur costosi e imponenti, furono però condotti con cautela e temperanza poiché il padrone di casa era ancora ben memore dell'acredine che il suo predecessore, Nicolas Fouquet, aveva ingenerato nel re acquistando e rendendo magnificente il dominio di Vaux le Vicomte.
A dimostrazione di questa sobrietà, Colbert fà aggiungere alla costruzione originaria due padiglioni laterali con coperture di mattoni rossi a vista, considerati un elemento architettonico povero e decisamente obsoleto poiché tipico dello stile Luigi XIII. Anche la forma ad U che l'intero complesso assume è decisamente demodè e ricorda quella degli austeri palazzi rinascimentali.
Nonostante Vaux dovesse apparire al cospetto di Sceux infinitamente più raffinata e moderna, la dimora di Colbert stupisce per alcuni dettagli originali, che faranno scuola per la costruzione di Versailles: a nord est del castello il padiglione dell'Aurora, riccamente affrescato da Charles Le Brun, campeggia davanti all'orto botanico allestito da Jean de la Quintine, lo stesso che ideerà qualche anno dopo le Potager du Roi.
Questo luogo era talmente gradito a Colbert, che vi si istallava col suo gabinetto di lavoro o addirittura vi teneva il consiglio dei ministri.
I lavori di ingrandimento furono apprezzati prima da Filippo d'Orleans, fratello di Luigi XIV, e in seguito dal Re Sole stesso, ospite di Colbert nel luglio 1677.
La piccola Versailles
E' nel 1683, con il passaggio della proprietà al Marchese di Seignelay, figlio maggiore del ministro Colbert, che il giardino diventa lo scenario spettacolare e sontuoso che le cronache del tempo ci hanno tramandato e che in gran parte si offre ancora oggi agli occhi dei visitatori.
Il Marchese infatti, convoca Mansart, che ha appena erminato l'Orangerie di Versailles, che insieme a Le Notre, ripropongono a Sceaux soluzioni come il Grand Canal, lungo un chilometro, e la gran cascata. L'analogia con i giardini della reggia di Luigi XIV varranno a Sceaux il soprannome di “piccola Versailles”.
Nel 1700 il dominio di Sceaux è venduto al duca du Maine, figlio legittimato di Luigi XIV e di una sua favorita, M.me de Montespan. Il duca vi si installò con sua moglie, la principessa di sangue Louise Benedicte de Bourbon Condè, la quale commissionò ulteriori lavori di apliamento della residenza e creò intorno a Sceaux una vera e propria corte di intellettuali, artisti e nobili frivoli assetati di un divertimento mondano che ormai Versailles non offriva più.
Le “Grandes Nuites de Sceaux”
Il duca e la duchessa del Maine godevano del favore e del sostegno economico di Luigi XIV, che colpito da una serie di lutti, riponeva in loro la speranza della prosecuzione della dinastia.
Il loro altissimo tenore di vita gli permetteva di organizzare quotidianamente divertimenti notturni come le “Galèries du bell'esprit”, in cui artisti e intellettuali si fronteggiavano in vere e proprie gare di recitazione, eloquio e musica, e sontuosissime feste, come quella del 1715 dal tema “il buon gusto rifugiato a Sceux”.
Voltaire, ospite abituale della corte della Duchessa du Maine, scrive: "La sua Corte era ammaliante vi si divertiva tanto quanto ci si annoiava a Versailles: lei amava ogni divertimento, per il suo spirito, per la sua immaginazione, e per la sua fantasia: non si poteva rovinare suo marito più allegramente."
"Mettetemi sempre ai piedi di Madame la Duchessa du Maine. E' un'anima predestinata, lei amerà la commedia fino all'ultimo momento; e, quando lei sarà malata, io vi consiglio di rappresentare qualche bel pezzo teatrale, invece dell'estrema unzione. Si muore come si è vissuti..."
Tuttavia furono forse i divertimenti musicali a rendere leggendarie le notti di Sceaux: Jean Jospeh Mouret, un brillante allievo di Lully, entrò nelle grazie della duchesse e nel 1708 s fece nominare soprintendente per la musica a Sceaux. Tra il 1714 3 il 1715 organizzò spettacoli d'opera, balletti e feste mascherate per ben due volte la settimana, con costumi e coreografie costossissimi e sempre diversi nonché la partecipazione di alcuni tra i danzatori e i coreografi più famosi del tempo, come Jean Ballot e Prèvot.
Le continue spese dilapidarono il ricco patrimonio del duca che, alla morte del padre, vide anche sfumare la possibilità di salire sul trono a favore del duca d'Orleans.
La demolizione
La proprietà passò alla corona fino a quando Luigi XVI, preoccupato per la crisi finanziaria incombente, vendette il castello al Duca di Penthièvre. Allo scoppio della Rivoluzione la proprietà fu confiscata: il parco fu aperto alle passeggiate, gli appartamenti dati in affitto e parte del parco adibita a campo coltivato e pascolo per soddisfare le esigenze del popolo. Lecomte, uomo d'affari che si era arricchito tramite traffici conn l'America nonché ultimo proprietario del castello, fece asportare le tavole dipinte, gli stucchi e le boiserie per venderle prima di distruggere completamente il palazzo ormai in rovina nel 1803. L'edificio attualmente visibile risale al secondo Impero, quando anche i giardini furono restaurati e ripristinati secondo i tracciati e i progetti originari di Le Notre.