Tra il 1662 e il 1665 Luigi XIV, spinto dal desiderio di creare un luogo di delizie atto ad omaggiare Madame de Montespan, acquistò i feudi e le fattorie di un piccolo villaggio a nord ovest di Versailles, Trianon. Nel 1670 il sovrano commissionò all’architetto Louis Le Vau la realizzazione della piccola proprietà, una sorta di tea-house per "farvi le merende" con la duplice funzione di accogliere il suo seguito durante le passeggiate.
In questo periodo le relazioni provenienti dai missionari francesi in Cina avevano provocato dei cambiamenti in merito allo stile e alla disposizione dei giardini; la gente collezionava avidamente porcellane, stoffe, dipinti provenienti dalla Cina, tutto quel reportorio, insomma, che andava sotto il nome di chinoiserie. Fu per emulare la Torre di Nanchino che Luigi XIV volle la sua tea-house ornata di elementi à la chinoise.
Le Vau preparò cinque padiglioni che il suo allievo e genero, l’architetto François d’Orbay, rivestì con piastrelle bianche e blu di maiolica, nello stile di Delft; in mancanza di porcellana fu utilizzata la maiolica olandese, il tutto prodotto in una fabbrica di ceramica sita nella proprietà stessa, un vero e proprio guanto di sfida lanciato da Luigi XIV alle Provincie Unite.
Thierry Bosquet, ricostruzione di come doveva essere il Trianon de Porcelaine
Le placche di maiolica furono messe ovunque, grandi vasi azzurri furono sistemati sui cornicioni del viale che portava al Gran Canale, con busti in marmo bianco su plinti sempre di ceramica. Il padiglione centrale era quello destinato al relax del re mentre gli altri quattro padiglioni che circondavano il giardino erano destinati alla preparazione dei piaceri culinari; un dispositivo che ricordava gli odierni barbecue era installato in uno dei viali.
Gli interni
L’interno del Trianon de Porcelaine è poco conosciuto e, ad eccezione di un commode e alcuni pannelli in maiolica e vasi di porcellana, l’arredamento è praticamente del tutto scomparso. Non essendo un luogo adibito all’abitazione il Trianon de Porcelaine non era provvisto di caminetti anche perchè veniva utilizzato solo durante la bella stagione.
Sappiamo che i soffitti furono decorati da François Francart, pittore di Gobelins e da suo fratello Gilbert, che il pavimento venne lastricato con mattonelle e che il padiglione del re era ad un solo piano mansardato, composto da un salone centrale di 22 metri di lunghezza e 19 di larghezza e due appartamenti: la casa di Venere e la casa d’Amore.
Le decorazioni degli interni erano in legno, stucco e maiolica bianca e azzurra; i letti erano in legno intagliato e dorato, intarsiato con specchi veneziani. La casa d’Amore era riservata alla vita privata di Luigi XIV e Madame de Montespan suggeritrice, in gran parte, dell’arredamento.
Il cortile era circondato da quattro padiglioni dedicati, come già detto, alle preparazioni culinarie. Erano disposti due per lato, uno dedicato ai dolci, un altro dedicato alle confetture, il terzo alle zuppe, primi piatti e antipasti, e il quarto dedicato alla preparazione della frutta, al dessert e al buffet.
I giardini
I giardini del Trianon de Porcelaine erano divisi in tre parti ancora oggi visibili: la terrazza che costeggiava il padiglione centrale, il pendio che portava al Gran Canale e il giardino sottostante. Anche nei giardini la porcellana regnava sovrana, utilizzata sia per i fondali delle vasche, sia per le panchine e le casse per le arance.
Sulla terrazza erano disegnate due grandi aiuole ornate da una fontana decorata con piastrelle. Un sistema ingegnoso progettato dal giardiniere Michel II le Bouteux, pronipote di André Le Nôtre, permetteva di presentare diverse composizioni di parterres in tempo reale. I fiori erano piantati in vasi e vasetti sepolti nel terreno; le composizioni floreali potevano anche essere modificate una volta al giorno per il piacere visivo del re e i suoi ospiti. Il pendio che portava al Canal Grande era esposto a sud per consentire la coltivazione degli alberi d’arancio. Nel giardino sottostante, separato da un muro in terracotta, fiori e alberi da frutto venivano protetti in inverno da un sistema di serre in vetro pieghevole. C’era anche un gabinetto di profumi per la raccolta di specie rare floreali. Luigi XIV era amante dei fiori profumati e trovava piacere nel piantarli personalmente. Agrumi, mirti e gelsomini inebriavano i visitatori: l’odore dei fiori era così forte da costringere molte persone a lasciare il giardino, tanto che il Trianon de Porcelaine fu anche ribattezzato Trianon de Flore.
Scriveva il Mercure Galant in merito al Trianon de Porcelaine nel 1686 : Il Trianon di Versailles ha suscitato in tutti il desiderio di possedere qualcosa dello stesso genere e quasi tutti i grandi signori che hanno una casa in campagna vogliono costruire un giardino simile a quello del Trianon de Porcelaine. I borghesi che non possono permettersi la spesa di un edificio simile, rivestono le loro garitte o i loro vecchi armadi su modello del Trianon.
Purtroppo questo paradiso, costruito con materiali fragili cominciò quasi subito a deteriorarsi. Fu così che il re, desideroso di dare un nuovo aspetto a questa residenza che aveva dedicato alla Montespan (caduta in disgrazia in seguito allo scandalo dei veleni), ne ordinò la demolizione nel 1686 affidando i nuovi lavori a Mansart. Quest’ultimo realizzò, sulle rovine della vecchia proprietà, il Trianon de Marbre che ancora oggi possiamo ammirare. Del Trianon de Porcelaine nulla più rimase; solo qualche pezzo di porcellana ritrovato nel giardino nel XX secolo ci ha permesso di poter almeno immaginare l’esuberanza decorativa di questa proprietà.