Nel 1612, il principe arcivescovo Markus Sittikus von Hohenems diede l’incarico di costruire una residenza di campagna ai piedi del monte di Hellbrunn, ricco di sorgenti d’acqua. Essendo un amante dell’arte italiana, incaricò della costruzione l’architetto del duomo di Salisburgo, Santino Solari. Il risultato è un vero gioiello dell’architettura, annoverato tra le costruzioni più sontuose del primo barocco a nord delle Alpi. I giochi d’acqua della residenza di Hellbrunn sono unici al mondo. Le numerose sorgenti del monte di Hellbrunn, raccolte in canaletti, ruscelli e laghetti, infondono spumeggiante vita alla grande tenuta.
Parola d’ordine: divertimento
Il castello di Hellbrunn corrisponde alla tipologia della villa suburbana italiana, la cui funzione era quella di accogliere di giorno allegre compagnie, solo per breve tempo, per fuggire ai vincoli della città e alle sue occupazioni. Un luogo di divertimento come terapia della melancolia, che era allora una diffusa malattia mondana: svogliatezza dell’essere, oscuramento dell’animo, umori del corpo neri, freddi e densi.
Articolano la facciata del castello undici assi finestra e due risalti della torre che diminuiscono lateralmente. Una scala doppia conduce al portone d’entrata, nella grotta sottostante è affisso un tema di Hellbrunn: un satiro, uomo selvaggio che abitava nei boschi incoronato con fronde della vite, afferra due capricorni, animali araldici dell’arcivescovo, che sprizzano sottili spruzzi d’acqua in una vasca.
La sala dei carabinieri
In questa sala, così chiamata perché vi soggiornava il corpo di guardia, sono appesi come fregio tre grandi e importanti dipinti a olio. Sul lato longitudinale il fregio della lotta tra animali è lungo più di 11 metri e mostra cani, leoni, orsi, tori, cervi, un grifone, un drago e una sfinge che lottano con rabbia. Sul lato stretto è appeso un fregio di 5 metri e ½ raffigurante una lotta tra centauri marini e tritoni. Sull’altro lato stretto, infine, il fregio raffigura la lotta tra centauri e lapiti: secondo un mito greco i lapiti, una stirpe di eroi, stavano festeggiando un matrimonio al quale erano stati invitati anche i centauri. Incattiviti dal troppo vino, i centauri tentarono di rapire le donne dei lapiti provocando l’insorgere di una lotta selvaggia.
I fregi sono copie molto precise, anche se ingrandite, dei fregi murali dipinti da Giulio Romano nella Camera delle Aquile del Palazzo Te a Mantova. Probabilmente si tratta di un dono dei Gonzaga, che avevano rapporti molto stretti con Markus Sittikus.
La sala delle feste
La grande sala è arricchita dai dipinti di Arsenio Mascagni, realizzati utilizzando l’allora modernissima tecnica della pittura ad olio su intonaco a calce. L’architettura illusoria articola le pareti e la volta; ad ogni figura, agli animali, alle statue e alle persone viene attribuito un luogo particolare. La natura come paesaggio è totalmente bandita: solo il cielo è visibile, per il resto dominano le architetture e le rappresentazioni allegoriche. Tra queste, l’allegoria di Eros e Anteros, l’amore carnale e l’amore virtuoso. Una scimmia incatenata vicino a Eros rappresenta un monito a dominare gli istinti più bassi. Le nobili dame ritratte sotto e i moniti sopra ci riportano alla mente che Sittikus era un noto estimatore delle belle donne: durante il suo breve regno avrebbe speso 70.000 fiorini dagli orafi in gioielli da donna. Attraverso queste immagini viene visualizzata metaforicamente la situazione individuale dell’arcivescovo, il suo conflitto interiore tra l’amore divino e l’amore terreno.
I giochi d’acqua
Ancora oggi possiamo assistere in prima persona ai divertimenti prediletti dall’arcivescovo Sittikus: grotte misteriose, meccanismi ad acqua con figure in movimento, insidiosi spruzzi d’acqua in ogni angolo del castello. Le stupende sale della residenza erano luogo di grandi feste e celebrazioni, e gli ospiti venivano sottoposti a divertimenti e scherzi a non finire. Intorno al 1730 il parco è stato modificato in base ai progetti dell’ispettore dei giardini di corte Franz Anton Danreiter e adattato al gusto del tempo: le statue di divinità ed eroi del parco risalgono a questo periodo.
Il gusto della sorpresa
Questo principio tipicamente manieristico rappresenta il fil rouge di tutta la struttura. L’attrattiva del luogo risiede nella distinzione, nella totale diversità del vivere, nella in consuetudine del visibile, nello sgomento e nel riso liberatorio. Nel parco c’erano capricorni con le possenti corna, animali araldici del fondatore Sittikus, cervi bianchi, uccelli rarissimi, cavalli con otto unghie, aquile addomesticate, i pesci più grandi e i fiori più rari. Nel teatro di pietra si potevano udire le voci più famose dell’epoca mentre si cimentavano in pastorali, eseguite per la prima volta nel 1614 a nord delle Alpi presso la corte salisburghese insieme alla nuova arte italiana: l’Opera.
Turismo ante litteram
Il fatto che i giochi d’acqua di Hellbrun funzionino ancora oggi è dovuto esclusivamente al “turismo di Hellbrunn”, alla precoce apertura della struttura al pubblico che richiese una manutenzione costante e riparazioni frequenti. Sebbene fosse un luogo di divertimento dell’arcivescovado, infatti, Hellbrunn è sempre stato aperto agli stranieri e al popolo. Tutto è aperto per tutti, racconta Johann Kaspar Riesbeck nel suo resoconto del viaggio a Salisburgo compiuto nel 1783.
La fontana Altemps
Deve il suo nome allo zio dell’arcivescovo, cardinale a Roma: Markus Sittikus Altemps, dove Altemps è la trasposizione in italiano del cognome Hohenems. Sopra la balaustra della grotta di questa fontana, una statua di Perseo a grandezza naturale tiene in mano la testa mozzata della gorgone Medusa. Sulle ali laterali si trovano le fontane delle Quattro Stagioni. Esse simboleggiano l’intero corso dell’anno, ma anche le età della vita: ad esempio, l’inverno viene rappresentato come un uomo anziano che si riscalda al fuoco.
Le grotte di Hellbrunn
Attraverso un portale di stile manieristico è possibile raggiungere le grotte del castello: il primo vano è la grotta di Nettuno o grotta della pioggia. Nella nicchia centrale c’è Nettuno con il tridente e due destrieri marini. Ai suoi piedi c’è il Germaul, un congegno automatico ad acqua che gira gli occhi e caccia fuori la lunga lingua. Anche in questa grotta si trova il tema della fuga sbarrata: qualora si volesse attraversare di corsa una spalliera d’acqua senza bagnarsi, una cortina d’acqua potrebbe improvvisamente sbarrarci la strada costringendoci a tornare indietro. I getti d’acqua sono insidiosi e fulminei: stupore, terrore e fuga obbligano il visitatore a un incessante e disordinato movimento.
In un’altra grotta è possibile sentire l’acqua che, cinguettante e singhiozzante, imita il canto degli uccelli. Nella grotta degli specchi le pareti sono disseminate di piccoli specchi convessi incassati nello stucco: la parete sembra traforata, e guardando in innumerevoli e minuscole cavità si scopre improvvisamente la propria immagine stravolta e trasformata, con testa piccola e lunghe gambe sottili.
Il teatro meccanico
Realizzato tra il 1748 e il 1752, contiene 200 figure intagliate nel legno e dai loro movimenti meccanici prende vita la rappresentazione di una città. I complicati congegni meccanici e l’organo idraulico si sono mantenuti nella loro forma originale e vengono ancora oggi azionati esclusivamente ad acqua. Quando il teatro è in funzione, un organo suona l’aria di Daniel François Auber dall’opera del 1825 “Le Maçon”.
Il teatro di pietra
Da 400 anni i visitatori provenienti da ogni dove esprimono la loro meraviglia di fronte a questo meraviglioso palcoscenico rupestre scolpito nella roccia. La gara tra arte e natura diventa un tema centrale nell’epoca barocca, ma interesserà profondamente anche l’architettura dei giardini romantici. Dal 1616 il teatro di pietra divienne il secondo palcoscenico di Salisburgo, fatto erigere da Sittikus in nome della sua passione per la musica e il teatro, e ospitò soprattutto pastorali di provenienza italiana.
Il “palazzetto di un mese”
Il vero nome di questo edificio è Waldems; il nomignolo è dovuto alla brevissima durata della sua costruzione. Fu costruito nel 1615 in pochi mesi: si dice che l’arcivescovo Sittikus abbia fatto realizzare questo edificio con magnifica vista sul parco per ospitare la sua amante. Oggi Waldems ospita la raccolta di arte popolare del Museo Carolino Augusteum. Vi si possono ammirare stupendi costumi salisburghesi, oggetti legati alla tradizione e alla religiosità popolari oltre che esempi di arredamento, medicina e vita quotidiana.
il sito ufficiale: hellbrunn