La questione del duello
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in uomo e società
L’origine del duello deriva dall’antica ordalia: quando il giudice di una diatriba non aveva sufficienti elementi di giudizio si autorizzava un combattimento affidando a “Dio” la soluzione. Il giudizio per mezzo di uno scontro armato fra i membri della cavalleria sarebbe continuato in seguito nelle giostre dell’Europa medievale in scontri individuali o nel contesto del torneo. Lo spirito del duello moderno avrebbe oscillato fra l’ordalia per mezzo di combattimento e la giostra, un’esibizione di coraggio e prodezza.
Durante il rinascimento prevalse il duello giudiziario pubblico che era sottoposto ad una legislazione speciale, i duellanti erano regolamentati da un giudice, veniva affisso un cartello e fatte le pubblicazioni ed in genere era anche costoso.
Il duello fu legato a gruppi sociali che occupavano posizioni di privilegio, o ispirato dal desiderio di raggiungere quelle posizioni. Nell’epoca delle società divise in classi quell’impulso si trasforma nell’aspirazione al potere, nella propensione a estorcere piuttosto che a guadagnare, nella capacità di ispirare timore piuttosto che rispetto.
Nelle epoche eroiche, gli abitanti delle capanne degli altipiani scozzesi come quelli dei castelli baronali hanno identificato le loro ambizioni con la fama, l’importanza e l’ostentazione e si sono misurati sulla base del posto occupato all’interno della gerarchia di una casta militare.
Se potere e ricchezza hanno proceduto di pari passo, essi hanno però anche sempre desiderato associarsi alla virtù o al merito che ritenevano adeguati alla loro posizione.
Un autore inglese scrisse nel 1662, che l’intero ordine dell’universo dimostra come alcuni elementi debbano occupare una posizione più alta di altri; la nobiltà e la gentry sarebbero state destinate naturalmente ai posti più importanti.Il fondamento dell’aristocrazia era il potere economico, ma per assumere una posizione convincente davanti a sé e al mondo, doveva avere un’ideologia, sia pure debole e inconsistente, e modelli di comportamento autoimposti. Il potere feudale era per sua natura frammentario e decentralizzato e perciò aveva ancora più bisogno di modelli forti, di tradizioni e di convinzioni.
Il duello moderno nasce durante le del XVI e del XVII, in quel periodo di transizione dall’epoca medievale a quella moderna, il potere dello stato e quello della legge vennero affermati dalla monarchia assoluta ma l’aristocrazia sopravvisse perdendo potere. Formulato ed elaborato in Italia il duello divenne pratica in Francia e da li si diffuse nel resto d’Europa. Il suo nome deriva dala contrazione di “duorum”e “bellum”, cioè guerra fra due persone.
Sia le leggi dello stato che quelle religiose lo disapprovavano, ma con l’andar del tempo e il raffinarsi delle modalità, cominciò ad essere ufficiosamente tollerato. Cambiò anche il ruolo dei «secondi» che smisero di prendere parte attiva nel duello e assunsero una funzione definita da una complicata etichetta.
La pratica del duello si plasma al costume tipico dell’aristocrazia, militare per vocazione e legata alla spada, dedita a lucidare stemmi pieni di simboli aggressivi, mani che tengono armi, elmi piumati, belve rampanti, alcune delle quali mitiche. La morale dell’epoca vedeva nel duello il fine della soddisfazione, non si trattava di semplice vendetta o voglia di uccidere il prossimo ma di far rispettare l’onore. Un individuo offeso era «soddisfatto» dalla possibilità di battersi, indipendentemente dalle probabilità di vittoria. L’accusa peggiore che si potesse rivolgere ad un uomo era quella di codardia, per aver evitato di rispondere alle offese immediatamente e di persona, mettendo mano alla spada. In un’Europa tutta percorsa dalle guerre, la sopravvalutazione del coraggio fisico andò sempre più aumentando. Codardo e codardia sono parole che risalgono al XIII secolo, e sono collegate alla parola latina cauda.
Nei termini «gentleman» «gentilhomme» sopravvive il significato originario di «gentile», cioè nobile e generoso, la cui derivazione dal latino «gens» indica l’appartenenza a una buona famiglia. La prontezza nello sguainare la spada significava disprezzo della morte, il principale spauracchio dei comuni mortali. Era un memento costante del motivo per il quale il «sangue blu» occupava il posto che occupava. Ogni classe dominante tiene i suoi membri sotto la minaccia di una perdita di status nel caso in cui non si adeguino alle sue regole. Il duello era uno dei prezzi che l’élite si era imposta di pagare, in cambio del diritto ad essere considerata superiore. Con il rituale del duello i risentimenti privati venivano sollevati il di sopra del livello personale della vendetta; l’onore del duellante si mescolava con quello della sua classe, alla quale entrambi i contendenti appartenevano e dinanzi alla quale entrambi s’inchinavano. Rinunciando a cercare di salvarsi sottraendosi alle sanzioni di quel codice, il duellante rappresentava la determinazione della sua classe a non abdicare suo ruolo dominante.
I duellanti di Ridley Scott (1977)
Rifiutare un duello rendeva un uomo indegno di appartenere alla sua classe e minava la reputazione e la stabilità di quella classe. L’aristocrazia trovava la giustificazione di essere nel bisogno della comunità di essere guidata e protetta da un’élite dedita al culto di Marte. I gentiluomini sfidati a un duello all’alba non dovevano domandarsi perché, né più né meno di quando la bandiera li chiamava a combattere, indipendentemente dal merito e dalla giustezza della guerra cui erano chiamati.
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