L'Europa tra seicento e settecento segue una lenta ma continua trasformazione sia dal punto di vista geopolitico che culturale.
Agli inizi del 600 una profonda crisi prima economica poi sociale trasforma il sistema feudale dell'ancien regime verso un sistema ssolutista dove lo stato si rafforza e unisce diminuendo le aree libere e trovando più risorse per affrontare una società che cresce sia in numero che in esigenze.
L'impero Spagnolo e il sacro romano Impero riducono la loro potenza ridimensionando l'inlfuenza mondiale mentre Francia, Inghilterra, Olanda e Prussia si affermano sia in Europa che nel mondo. Le guerre sono ancora il sistema privilegiato per affrontare i problemi politici, la religione la nobiltà e il potere feudale sono i primi moventi per una conquista del potere ancora dedita alle armi.
Il 700 continua la lenta opera di mutazione del sistema feudale mentre la scienza e la teconologia, negli stati più avanzati, fanno emergere le esigenze della borghesia che cerca di affermarsi tra le spire di una nobiltà sempre più povera ma che ancora tiene saldamente il potere arroccandosi su una superiorità civile e culturale.
Mentre Spagna e impero Asburgico faticano ad ammodernarsi istituzionalmente Inghilterra e Paesi bassi precorrono le democrazie contemporanee sia politicamente che giuridicamente. La Francia nel settecento rimane a metà tra l'antico regime e le nuove istanze della mutazione sociale fino alla fine del settecento quando, appoggiando la rivoluzione americana, entra in crisi non solo economicamente ma anche culturalmente e le nuove ideologie di filosofi ed ecniclopedisti prendono piede per la rivoluzione francese che abbatte l'Ancien Régime.