La cultura del barocco prende le mosse dalla volontà delle parti attive e potenti della società di far fronte alla crisi economica in atto, dispiegando l’uso del potere in forme e modi inconsueti, creando e favorendo una cultura nuova.
Nuova concezione della vita
Agli inizi del ‘600 l’uomo assume maggiormente la consapevolezza che il suo intervento può modificare la realtà in cui vive. La società viene vista come un essere umano che deve essere curato: non a caso, vengono usati termini medici per pronosticare diagnosi e prescrivere cure adeguate.
Le condizioni di vita dell’intera società in epoca barocca non sono particolarmente diverse dall’epoca medioevale o rinascimentale, per quanto ci siano stati progressi nelle varie scienze.
Quello che cambia è la percezione della realtà e della qualità della vita.
L’uomo può migliorare la realtà ma può anche peggiorarla: in concomitanza con le crisi economiche dell’epoca emerge la percezione che i cattivi governi siano la causa del malessere nella società. Non stupisce, quindi, che le rivolte seicentesche scatenate dagli strati sociali più bassi della popolazione fossero ben indirizzate contro i governanti rei di pessima gestione.
Una diversa struttura del potere
Permane la struttura sociale a piramide, con al vertice l’aristocrazia di stampo feudale. Ma a differenza del periodo medioevale, cambia il suo rapporto col popolo: di fronte all’ascesa della borghesia, l’aristocrazia si arrocca su posizioni di privilegio, abbracciando e contrastando al tempo stesso la corona e facendosi scudo della morale religiosa; tuttavia, il suo lento declino comincia a diventare inesorabile. I feudatari che si arrogano i privilegi sulla terra iniziano a lasciare alla borghesia le attività economiche del protocapitalismo, e alla Corona l’onere di formare gli eserciti, contribuendo al massimo con elargizioni di denaro, ma senza fornire più uomini e armi per le guerre del sovrano. Sulla plebe, quindi, viene riversato tutto il peso della vita sociale, comprese le tasse e le milizie per la guerra.
Impoverimento del quarto stato
Nei confronti dei contadini vengono attuate politiche vessatorie, tanto da costringerli ad indebitarsi e a vendere la terra che viene acquistata dai nobili a basso costo: questi ultimi, spesso, non ne sfruttano a pieno la ricchezza, e spingono migliaia di contadini affamati a riversarsi nelle città. La povertà aumenta in modo generalizzato, così come le epidemie e le carestie: è questa situazione estremamente precaria che spinge parte della popolazione a darsi alla vita vagabonda e al brigantaggio. Non manca neppure il fenomeno del brigantaggio religioso, ad opera di ecclesiastici messi al bando che hanno risentimenti verso i superiori.
Nascita dell'assolutismo
Per porre freno alla instabilità sociale che si crea si accresce il potere centrale che sperimenta la via dall’assolutismo con l’appoggio della chiesa ed in modo conflittuale dell’aristocrazia. Il sistema assolutista mette in atto una serie di misure per tenere la stabilità e non solo repressive ma anzi coltiva e sperimenta forme di linguaggio nuove per persuadere prima che combattere i sudditi e tenerli entro la morale che si vuole imporre.
Ricordiamo che nel seicento un re inglese perde la testa così come un ministro spagnolo, questo per render l’idea del grado di conflitto in atto.
Nuove forme di propaganda
Nel periodo barocco l’uomo non crede più ingenuamente, ma ha bisogno che la verità venga dispiegata in modo dinamico e completo per dissipare ogni dubbio. Di conseguenza, l’ideologia formulata dai vari gruppi di potere - politico e religioso - crea delle rappresentazioni, per lo più utopistiche, in cui si perseguono ricette morali che portino alla felicità. Tramite i vari mezzi espressivi, la realtà e la natura diventano rappresentazioni teatrali in cui lo spettatore è personaggio attivo del racconto e si persuade sentendosi parte dell’opera stessa. La cultura è utilizzata in senso pedagogico per moralizzare, persuadere della realtà e giustificare la posizione sociale rivestita da ognuno. Quest’ultima finalità in particolare è importante per gli strati sociali più poveri e i sottomessi, che vengono spinti ad accettare la loro condizione subalterna.
Il metodo razionale viene applicato quasi in ogni campo del sapere. Non deve stupire che i più preparati matematici o scienziati siano anche i migliori biblisti, perché il metodo non intacca la verità della fede. Il razionalismo meccanicista cerca di dirigere la morale umana facendo leva sulla psicologia, in modo che le persone credano di decidere in libertà, mentre in realtà sono dirette e incanalate come un fiume nella direzione voluta dalla classe dirigente.
Le arti diventano lo strumento di direzione del potere, facendo leva sui sentimenti per meravigliare o commuovere, turbare o rallegrare, per inclinare l’animo alla pietà o al disprezzo, a seconda della storia narrata.
Le città si riempiono
Nel XVII secolo si verifica, come abbiamo già detto, una concentrazione demografica presso le città che diventano più popolose. I contadini cambiano vita, si urbanizzano ed entrano a far parte della classe proletaria o della piccola borghesia. Questa trasformazione provoca la formazione di una nuova e diversa cultura, che diventa di massa. Benché i contadini non rinneghino la cultura popolare, e nonostante abbiano poco tempo libero, nelle città finiscono per annoiarsi: in questa nuova situazione nasce il fenomeno del kitsch.
Il Kitsch
I nuovi cittadini imparano a leggere e scrivere, ma non hanno i mezzi per consumare la cultura delle classi ricche; così, per soddisfare la domanda del nuovo mercato, si scopre un nuovo tipo di merce: il kitsch, ovvero il succedaneo della cultura.
Scrittori, teatranti e pittori spuntano come funghi e si moltiplicano per soddisfare un mercato più vasto che non comprende più soltanto le classi colte, dando origine a una vasta produzione culturale di bassa qualità. Aumenta la produzione di carta stampata e accresce in modo esponenziale la diffusione della cultura. Anche i pittori, ora, lavorano per il mercato e utilizzano metodi da manifattura per accelerare la produzione delle loro opere.
Il barocco è stato considerato negativamente per molto tempo anche perché in questo periodo nasce la cultura di massa, che sforna opere - letterarie e figurative - sia belle che brutte. Gli artisti barocchi, spesso, producevano entrambe queste tipologie: accanto ad opere di alta qualità, destinate alle classi colte, realizzavano opere commerciali da vendere alle classi medie e basse.
Oggi il kitsch è sinonimo di cattivo gusto, ma in età barocca i due termini indicano cose diverse. Il cattivo gusto è universale, mentre il kitsch ha caratteristiche precise e si basa sulla semplificazione e sulla riproduzione di opere famose con materiali meno costosi.
La cultura di massa e il potere
Anche i potenti, i principi e i ricchi cortigiani comprano e creano opere kitsch a fini ideologici e propagandistici, per una standardizzazione del pensiero e della cultura. Come le società commerciali di oggi producono il kitsch seguendo scrupolosi studi psicologici di massa per guidare, creare e modificare i consumi, così i potenti del periodo barocco sono consapevoli della funzione della cultura di massa e la usano per arrivare agli obiettivi prefissati. Il kitsch non si identifica con il barocco, ma ne è una componente: accanto alle opere di Bernini ve ne sono tante minori, ma questa è la ricchezza di una cultura che si amplia e si trasforma.
In questo periodo nascono anche i primi giornali quotidiani: le gazzette. Richelieu e Luigi XIII se ne servono per manipolare l’opinione pubblica, scrivendo anche personalmente - sotto mentite spoglie - articoli politici.
Una cultura conservatrice
La più grande preoccupazione degli uomini di potere è la conservazione dello status quo, ossia della gerarchia dei ruoli di ogni strato della società. Le monarchie e le aristocrazie si sforzano di creare una ideologiache spieghi la funzione e il posto di ogni uomo nel mondo legandola, per volere divino, alla nascita e al sangue. Solo nella stabilità sono reperibili la pace e la felicità: così il calzolaio sarà figlio di calzolaio, il contadino figlio di contadino, e così via.
Tuttavia non si può fare a meno di modificare e perfezionare un sistema che, come tutti, subisce l’influsso del tempo e della nuova, complessa realtà politica europea. Per far fronte alle esigenze economiche si arriva a diminuire le tasse ai contadini in modo da renderli minimamente autosufficienti, e si diminuiscono anche i benefici delle rendite ecclesiastiche riducendo l’uso della mano morta.
Il Barocco, in sostanza, si proclama innovatore per continuare a essere conservatore, per dirigere le innovazioni senza che provochino alterazione della scala sociale. Ad esempio dà spazio alla libera creazione nelle arti, che non possono nuocere alla politica. Per guidare la società si rinforzano i mezzi repressivi, come nel caso dell’inquisizione spagnola, ma la classe dominante ha sempre più la consapevolezza di dover giustificare i propri comportamenti. Gli scrittori barocchi, dal canto loro, non fanno che predicare obbedienza, sottomissione alle leggi, e rispetto verso i prìncipi, anche se tirannici. In questo senso come dice il D’Ors, il Barocco è un arte monarchica.
La tragedia della vita
Guerre, malattie e povertà colpiscono duramente il XVII secolo. In Spagna, ben quattro pestilenze colpiscono più di un quarto della popolazione. La Guerra dei Trent’anni sconvolge l’Europa colpendo gli uomini fin nell’anima. Il mondo viene percepito come pazzo, il disordine diventa una costante degli avvenimenti e disorienta gli uomini. L’inflazione e la crisi economica generano insicurezza. In questo stato d’animo nasce anche il topos del “mondo alla rovescia” raccontato dagli scrittori e dai commedianti, che rappresentano l’assurdità della vita. Una vita simile al teatro, in cui si interpretano parti a rotazione: ciò che accade a me oggi, accadrà a un altro domani. L’uomo nasce servo, o principe, o contadino, malgrado i suoi sentimenti e la sua volontà: quindi recita la parte che Dio gli ha assegnato.
Secondo la concezione del XVII secolo, l’uomo è un individuo in lotta con tutto il corteo dei mali che lo accompagnano. L’uomo è un essere agonista, come si legge in Racine, Calderon e Shakespeare: un essere in guerra con se stesso, che lotta per il dominio sul mondo.
Questa concezione va di pari passo con un gusto per la rappresentazione della violenza che caratterizza le opere del secolo, dal teatro ai romanzi picareschi alle processioni religiose, tanto da ispirare un’ “estetica della crudeltà”.
Concorrenza e imbroglio
L’uomo barocco, vincolato nella società, sviluppa la credenza pessimistica di poter migliorare la propria situazione solo attraverso l’inganno, l’imbroglio e la violenza verso il prossimo. Si crea un primitivo schema, turpe e confuso, di società di concorrenza, da cui nascerà il fondamento borghese della libera concorrenza.
Il barocco è movimento
Nella cultura barocca permane il concetto rinascimentale di esperienza, che però assume un significato diverso, in quanto lo sviluppo delle scienze pone il problema della veridicità dell’esperienza e delle sue implicazioni. In pittura più che nelle altri arti si descrivono ambienti e persone in modo del tutto nuovo, rappresentando vere e proprie esperienze di vita. A fianco dell’esperienza, nella cultura barocca vi è la componente del movimento: in un mondo dove tutto cambia e viene travolto, l’uomo viene percepito in movimento nel suo microcosmo e nella realtà. Questa percezione è generale negli scrittori di tutta Europa, come dimostra il verso del poeta francese Motin: L’anima del mondo tutto è il solo movimento.
Si scopre il movimento nella circolazione del sangue, nel moto degli astri, nel conflitto bellico, nell’agricoltura. Le architetture e le sculture sviluppano il concetto del movimento in progettazioni dinamiche in cui l’equilibrio è un risultato sempre precario e spesso minacciato. La bellezza, quindi, non è più data dall’armonia e dall’immutabile simmetria, ma dal movimento. Quando Bernini viene chiamato a Parigi per ritrarre nel marmo Luigi XIV, chiede al sovrano di non stare fermo in posa ma di muoversi, per cogliere così il suo vero sembiante:Un uomo non è mai tanto somigliante a se stesso come quando è in movimento”.
Il barocco è mutamento
Alla scoperta del movimento si affianca la consapevolezza del mutamento: ogni cosa si trasforma, tutto si muove, fugge e si sposta, tanto che viene coniata la parola peripezia per indicare il repentino cambio di stato delle cose. Così come il movimento, anche il mutamento e la varietà diventano sinonimi di bellezza.
Movimento e mutamento sviluppano una concezione nuova del tempo, che diventa vivente e visibile. Benché l’orologio fosse stato inventato nei secoli precedenti, la tecnica lo migliora aumentandone la diffusione: il Seicento è il secolo d’oro dell’orologeria, che assume un’importanza mai raggiunta prima nella vita urbana. Il corso del tempo è il succedersi dei mutamenti, la sostituzione di cose che cessano di essere con altre che seguiranno poi la stessa sorte. Nasce da qui l’ossessione per le rovine, nelle quali si cerca la testimonianza di un tempo ormai passato e sepolto.
Modernità del Barocco
Le forme estetiche barocche colpiscono leve psicologiche, e quindi bisogni, dell’essere umano. È questa complessità a rendere il Barocco così moderno: la nostra epoca deve a esso molto più che a ogni altra epoca precedente.
Gli artisti del Seicento estremizzano nell’opera d’arte i drammi e i sentimenti. Le antitesi (fuoco/ghiaccio, splendore/oscurarsi) sono un esempio del procedere per estremi che delinea una vita concitata, agitata, in cui la magnificenza del gesto è più importante della perfezione dell’opera. Anche la tecnica pittorica acquista il carattere dell’incompiuto per esaltare l’espressione del soggetto: i bozzetti e le pennellate discoste di Velazquez e molti altri pittori tengono lo spettatore in tensione coinvolgendolo nella creazione dell’opera, affinché sia lui a ricomporre la rappresentazione Anche in letteratura si elogia la difficoltà e la si imposta pedagogicamente: tanto più il percorso è oscuro, tanto meglio il sapere si acquisisce solidamente. Secondo Gracian, “la verità tanto più è difficoltosa tanto più è piacevole, e la conoscenza che si ottiene è più apprezzata”.