Il romanzo in epoca barocca ebbe gran fortuna, aumentarono sia la produzione che la pubblicazione arrivando in Italia fino a 800 edizioni. La qualità dei romanzi italiani, per quanto ricca era mediocre, meglio nel resto d’Europa. Questo genere tuttavia rimane effimero ed anche materialmente la qualità della stampa è scarsa.L’area geografica di diffusione è circoscritta tra Genova, Bologna e Venezia; furono gli editori veneziani a pubblicare le traduzioni dei romanzi stranieri e gran parte di quelli italiani, risollevando in questo modo le sorti di molte imprese tipografiche della città.
La produzione letteraria
Le prime opere italiane di rilievo sono la trilogia di Giovan Francesco Biondi (1572-1644): L ‘Eromena (1624),La donzella desterrada (1627), Il Coralbo (1632), tradotti in francese, inglese e tedesco. Biondi inaugura così un tipo di romanzo che ha gli aspetti di un’epopea in prosa e che prende a modello il poema eroico-cavalleresco. Dalla prima metà del seicento i romanzieri sono tanti e questo grazie ad un pubblico interessato. Ricordiamo Giovan Francesco Loredano (1606-1661), autore di romanzi di successo tra cui La Dianea (1627). Il momento di maggior vigore del genere si ebbe intorno alla metà del secolo, quando si allargò l’area di diffusione e anche l’orizzonte tematico del romanzo si era arricchito e ampliato. Dopo la metà del seicento i nuovi romanzi si orientano verso la cronaca, la rappresentazione dei costumi, la critica pettegola: come esprime Girolamo Brusoni nella sua fortunatissima trilogia.
Il romanzo fantastico
Gran parte della produzione, soprattutto nei primi decenni dell’esplosione del romanzo, ha uno spiccato carattere fantastico e che per questo aspetto sono assai vicine alla tradizione del poema cavalleresco come: Il principe Altomiro (1640) di Poliziano Mancini; Rosalinda (1650) di Bernardo Morando (1589-1656); Maria Maddalena peccatrice convertita (1642) di Anton Giulio Brignole Sale (1605-1665); il Calloandro fedele (1652) di Giovanni Ambrogio Marini (1594 ca.-1650 ca.); l’Historia del cavalier perduto (1634) di Pace Pasini (1583-1644).
Il genere storico
Altro filone è l’argomento storico o politico; a volte si tratta di storie che contengono una forte carica polemica, come il Divorzio celeste (1643) di Ferrante Pallavicino (1616-1644), in cui si immagina che Cristo decida il divorzio dalla Chiesa, La Dianea (1627) di Gian Francesco Loredano (1606-1661), che colpisce la curia papale, il Demetrio moscovita (1643), «istoria tragica» del ferrarese Maiolino Bisaccioni (1582-1663).
Il costume
Un terzo tipo di romanzo è mondano. Gli esempi più celebri e interessanti sono i romanzi della trilogia di Girolamo Brusoni (1614-1686): La gondola a tre remi (1657), Il carrozzino alla moda (1658), La peota smarrita (1662), che hanno per protagonista Glisomiro, una sorta di Don Giovanni che ci introduce nella società veneziana del tempo.
La produzione europea
Inghilterra. Definito il primo tentativo di romanzo in Inghilterra, Euphues, or the anatomy of the wit (Euphue, l’anatomia dello spirito, 1578) col seguito Euphues and his England (Euphue e la sua Inghilterra, 1580), di John Lyly (1554-1606), si segnala soprattutto per l’esasperata ricerca di uno stile concettoso e retorico. Tale preziosità stilistica influenzò numerosi prosatori dando origine alla corrente detta «euphuismo» e offrendosi poi, anche a grande distanza di tempo, come un modello per i cultori della «prosa d’arte». A parte ciò, l’opera è di scarso rilievo: dietro un labile pretesto narrativo (le avventure di un giovane ateniese nella corrotta Napoli) traspaiono gli interessi dell’autore: esibizione di un con fuso neoplatonismo, condanna degli atteggiamenti irreligiosi.
A testimonianza della diffusione di generi ormai tradizionali, citeremo poi Arcadia di Sir Philip Sidney (1554-1586). Nell’opera si mescolano aspetti del genere pastorale e di quello cavalleresco in un intreccio complicato. Più interessanti appaiono quei romanzi che, collegandosi al genere picaresco, tentano una rappresentazione della società contemporanea e gettano le basi per i successivi sviluppi: The unfortunate traveller or the life of Jacke Wilton (Il viaggiato re sfortunato ovvero la vita di Jacke Wilton, 1594) di Thomas Nashe (1567-1601), definito il primo romanzo storico inglese, e soprattutto The defence of conny-catching (Difesa dei truffatori, 1592) di Robert Greene (1558-1592), in cui l’autore mette in scena gli ambienti della malavita londinese con vivacità giornalistica, e Life and death of Mr. Badman (Vita e morte del signor Badman, 1680) di John Bunyan (1628-1688), considerato per i suoi tocchi realistici un anticipatore di Defoe.
In Francia il secolo si apre con un testo emblematico della ripresa barocca della tradizione pastorale, l’Astrée (Astrea, 1607) di Honoré d’Urfé (1567-1625). Si tratta di un’opera di ben cinquemila pagine in cui si intrecciano quarantacinque storie ambientate in un mitico quinto secolo idillico e bucolico, e che tuttavia non è priva di interesse per la finezza di stampo già razionalista con cui esamina la psicologia amorosa.
Nel solco dell’Astrea si collocano innumerevoli romanzi avventurosi o pastorali, fra cui prende un particolare rilievo il genere detto «roman de galanterie»: si tratta di opere che intendono indagare il comportamento erotico-sentimentale ricorrendo però ad ambientazioni in epoche lontane, più o meno storiche; ne sono un esempio i romanzi di Madeleine de Scudéry (1607-1 701). Così, ne Le grand Gyrus (1649-53), in dieci volumi, sotto mascherature persiane si raccontano gli intrighi sentimentali di noti personaggi dell’alta società. Anche in Francia è però attiva una corrente, paragonabile a quella picaresca. Ne sono cospicui rappresentanti: Charles Sorel (1600 ca.-1674), che ne L’histoire comique de Francion (1623) racconta avventure, spesso grossolane, ambientate nel mondo dei vagabondi e dei ladri; Paul Scarron (1610-1670) con Le roman comique (1651-57), ambientato nel mondo degli attori girovaghi; Antoine Furetière (1619-1688), che nel Roman bourgeois (1666) mette in scena la misera vita gravitante attorno al mondo degli avvocati parigini tentando una riproduzione della lingua parlata.
Posizione diversa è quella occupata da Cyrano de Bergerac nutrito di epicureismo e vicino ai libertini, riversa le sue idee nei romanzi fantastici L’autre monde ou lés états et empires de la Lune ( 1657) e Les états et empires du Sole (1662).
In un ambiente culturale segnato dalla ripresa classicista e influenzato dai tragici Corneille e Racine e dai moralisti come La Rochefoucauld, si forma Madame de La Fayette (1634-1693), la cui Princesse de Cioves (1678) indaga, in un linguaggio sobrio e preciso, la psicologia amorosa di una nobildonna divisa fra il dovere di fedeltà al marito per cui prova solo stima e la violenta passione per un altro uomo.
Germania. Non diversamente da quanto avviene negli altri paesi europei, in Germania romanzi cavallereschi e pastorali si diffondono in gran numero, ma le opere più interessanti sono quelle che si riconnettono al filone picaresco. E sufficiente menzionare L ‘avventuroso Simplicissimus, (1669) di Hans J. Grimmelshausen (1622-1676): la trama è incentrata sulle vicende di un ingenuo contadino che dopo varie avventure, in una Germania devastata dalla guerra dei Trent’anni, abbandona la vita per darsi alla contemplazione.
Spagna. Qui la tradizione del romanzo picaresco è sempre attiva: del 1599 è La vida del picaro Guzmàn de Alfarache di Mateo Alemàn (1547-1615); famoso la Historia de la vida del Buscòn, don Pablos, exemplo de vagabundos y espejo de tacaflos di Francisco de Quevedo (1580-1645), considerato il capolavoro del genere per l’aspra forza satirica e per la capacità di far emergere ambienti e figure nitidamente descritte.
Come non citare l’opera di Miguel de Cervantes (1547-1616), El ingenioso hidalgo don Quihote de la Mancha (Il fantastico cavaliere don Chisciotte della Mancia, 1605-15), che costituisce l’opera capitale nella produzione romanzesca di questo periodo. Il Don Chisciotte valica i confini del singolo genere per costituire una forma peculiare.