La legge Salica che esclude le donne dal trono e' giustissima. A mio parere le donne non dovrebbero mai regnare.
Questo paerere, espresso dalla regina Cristina di Svezia sintetizza ed esplicita al tempo stesso tutte le scelte vita di questa sovrana intellettuale ed eclettica, che scandalizzò ed ammirò l'Europa al tempo stesso.
Sin da giovanissima adottò usi e comportamenti maschili, pur mostrando una grande sensibilità per la cultura e per le arti: la povertà, materiale e intellettuale del suo paese, considerato periferico rispetto allo scacchiere mitteleuropeo dove si aprivani i grandi scenari politici, intellettuali en scientifici, si circondò di artisti e filosofi esteri, tra cui Cartesio e Blaise Pascal.
Crebbe quindi in un clima culturale di matrice francese e di ispirazione cattolica che poco aveva a che fare con l'arido e castrante rigorismo della Svezia protestante: è in questo periodo che Cristina comincia a maturare la consapevolezza di non essere interessata a fare il “re” di un paese arretrato e indigente, ma di voler essere la “regina” errante dell'Europa degli intelletti.
Spiazzando tutti ed opponendosi al volere del Senato, il 23 febbraio 1654 Cristina, che si è segretamnte convertita al cattolicesimo, abdica in favore del cugino protestante Carlo Gustavo e lascia la Svezia, apparentemente diretta in Danimarca.
In realtà la sua meta è il cuore pulsante della nascente Europa barocca e la capitale della cristianità: Roma.
Già al suo arrivo porta un ventata di novità e dà un nuovo impulso alla macchina artistica dell'Urbe: per salutarla al suo ingresso in città il pontefice Alessandro VII Chigi incarica Gian Lorenzo Bernini di restaurare la porta del popolo, dove ancora oggi campeggia il simbolo araldico dei Chigi cinto dai fasci di spighe dei Vasa, la dinastia a cui apparteneva Cristina.
Tuttavia non si stabilisce nell'Urbe in modo stanziale, ma continua a viaggiare e ritorna occasionalmente in Svezia, ordendo intrighi e manovre per ottenere dai parenti svedesi i privilegi e la conservazione dello “status”reale che le erano stati concessi.
Quando Cristina torna a Roma per stabilirvisi, il papa Clemente XI, che già da cardinale era stato molto amico della regina nonché da lei spalleggiato presso Luigi XIV nella sua ascesa al soglio pontificio, organizza una delle più sontuose feste che Roma avesse mai visto. La magnificenza di quell'evento è immortalato in modo esaustivo in un quadro dei pittori Gagliardi e Lauri, che ritraggono le moltitudini di carri allegorici e le migliaia di figuranti in costumi variopinti di piume di struzzo e di pavone che presero parte al carosello davanti a Palazzo Barberini.
Sono visibili gli alloggiamenti dei musicisti, in numero di più di 100, secondo l'organico del “concerto grosso”, uno dei generi d'occasione più in voga a Roma nelle grandi e frequenti feste effimere che vi si tenevano.
Ciò che il quadro non può illustrare sono i capolavori che la regina ebbe occasione di ascoltare: sappiamo per certo che fu eseguita l'opera Argia di Antonio Cesti, un musicista aretino di scuola veneziana che sarà maestro di Bernardo Pasquini, forse il più importante “protetto”di Crsitina in ambito musicale.
La regina di Svezia si stabilisce prima a Palazzo Farnese e poi, dal 1663, stabilmente in Palazzo Riario della Lungara, rapidamente trasformato in “casa delle arti” nonché in uno dei teatri “privati” più attivi d'Europa.
Frequentissime sono le “accademie”, i concerti privati che allestisce nel palazzo affidandone la composizione ad Arcangelo Corelli, un violinista raccomandatole dai cardinali Benedetto Pamhilij e Pietro Ottoboni.
E' in queste occasioni che Corelli amplia ed esaspera ancora di più la forma-feticcio della grandeur barocca, il concerto grosso, creando degli allestimenti sontuosi e spettacolari e legando indissolubilmente quel genere musicale al suo nome.
Divide il numerosissimo organico di strumentisti in gruppi, dislocandoli in zone diverse delle sale o dei cortili in cui hanno luogo i divertimenti, giocando con gli echi, i “botta e risposta” e le distanze, creando degli originali e modernissimi effetti stereo.
Infatti il ruolo principale che Corelli riveste presso Palazzo Riario è quello di direttore e coreografo degli eventi musicali, anche se compone sonate e concerti e si esibisce occasionalmente come solista al violino: il vero musicista della piccola “corte” di Cristina è Bernardo Pasquini, che tutta la musica per quelle famose accademie domestiche alle quali accorre tutta la Roma nobile ed intellettuale.
Dalle cronache del tempo ci è stata trasmessa la magnificenza di una di queste, organizzata nel 1687 per ricevere l'ambasciatore d'Inghilterra (Cristina infatti riceveva rappresentanti politici e diplomatici proprio come una regina “in sede”): Corelli diresse più di 150 archi e un centinaio di cantori sulle note dell'Oratorio Sant'Alessio di Pasquini.
Cristina da' un notevole impulso anche all'ascesa del melodramma barocco a Roma: fonda nel 1670 il teatro Tor di Nona, per il quale Pasquini comporrà espressamente l' Amor per vendetta su libretto di Giovanni Francesco Apolloni e difende gli impresari e le compagnie dei teatri romani stipendiandoli personalmente quando Innocenzo X impone di chiuderli in quanto contrari alla morale.
Gli spettacoli al Tor di Nona sono i più sontuosi della città: gli altri teatri, come il Capranica, che può vantare anch'esso la collaborazione del duo Corelli-Pasquini, non possono eguagliare gli allestimenti straordinari e le scenografie di Francesco Galli da Bibiena, che lavora ad esempio alla prima del Seleuco di Pasquini del 1690.
In questo teatro “rivoluzionario” per la prima volta a Roma dopo secoli i ruoli femminili furono interpretati da donne e tra le le cantanti del teatro si ricorda una certa Marietta, favorita di Cristina che presentava orgogliosamente ai ricevimenti come “compagna di letto”.
E' evidente che questo clima libertario destasse scalpore nell'arretrata Roma ancora stretta nella morsa controriformista e costringesse Innocenzo X a far cessare definitivamente l'attività del teatro distruggendone gli interni e trasformandolo in un granaio, rafforzando il divieto di canto per le donne in tutta l'Europa cattolica e rendendo dilagante e irrefrenabile l'ascesa dei castrati.
La regina era anche appassionata di letterature: aveva “collezionato” una smisurata bibliotca con volumi provenienti da tutto il continente e i suoi “mercoledì” letterari, in cui si discorreva di classici latini e greci, poesia e musica, posero le basi per quell'Accademia Reale (successivamente Accademia Clementina) che costituirà il primo nucleo dell'Arcadia.