Le credenze popolari
L’uomo non vive di sola ragione, e le idee religiose dell’illuminismo costituivano una dieta troppo magra e insoddisfacente per molti contemporanei, anche colti. Le forme tradizionali di religiosità popolare — fede nell’efficacia delle reliquie, dei pellegrinaggi, del digiuno e di altre forme di mortificazione della carne - erano ancora fiorenti in tutta l’Europa cattolica e ortodossa. Né queste credenze si limitavano agli strati inferiori della società: in Spagna la duchessa d’Alba, appartenente a una delle maggiori famiglie dell’aristocrazia, tentò di curare il figlio ammalato facendogli ingoiare, ridotto in polvere, il presunto dito mummificato di sant’Isidoro. Anche in Inghilterra e in Francia era ancora diffusa la fiducia nell’efficacia del contatto della mano del sovrano legittimo come cura per la scrofola. La regina Anna fu l’ultima sovrana inglese a toccare per la malattia del re, ma il pretendente giacobita, il principe Carlo Eduardo, e il fratello cardinale di York tennero viva la tradizione fino alla morte del secondo, avvenuta nel 1807. Oltre 2000 malati vennero a farsi toccare da Luigi XV il giorno prima della sua incoronazione a Reims, nel 1722, mentre oltre 2400 vennero a implorare l’aiuto di Luigi XVI, sempre in occasione dell’incoronazione, mezzo secolo dopo.
Le sette mistiche
Più importante e più interessante della persistenza di questo genere di credenze tradizionali fu la fioritura di nuove sette di tipo mistico o semi-mistico in molte regioni intellettualmente avanzate d’Europa, fioritura che fu in buona misura reazione contro il razionalismo e il deismo, sempre più sentiti adesso in queste regioni, e che diventò più rapida dal decennio 1760-69 in poi.
Il metodismo
L’esempio più importante di questa tendenza si osserva nello sviluppo del movimento metodista in Inghilterra. Il metodismo, che cominciò a svilupparsi come organizzazione separata nel decennio 1740-49 benché la rottura definitiva con la chiesa anglicana si ebbe solo nel 1791 dopo la morte di John Wesley, non era proprio “mistico” nel vero senso della parola. Nondimeno era esplicitamente avverso al liberalismo religioso e diffidava di certi aspetti delle scienze fisiche. Lo stesso Wesley dubitava che « ogni uomo della terra » conoscesse « la distanza e la grandezza non dico di una stella fissa ma di Saturno o di Giove, anzi del sole e della luna ». E deplorava che gli « infedeli » (ossia i razionalisti e i liberali) avessero « irriso alla stregoneria facendola scomparire dal mondo » . Wesley è generalmente noto per essere stato ammiratore di non pochi santi cattolici, in particolare san Francesco di Sales.
Il pietismo
Analoga diffidenza nei confronti di molte idee importanti dell’epoca, analoga insistenza nel voler considerare la religione come un modello di esperienza più che un sistema filosofico, si osservano nell’affermarsi del pietismo in Germania. Anche qui la religione del cuore e l’idea di una
« rinascita» del convertito erano di importanza fondamentale. Le dottrine dei grandi autori pietisti del secolo precedente, Boehme e Spener, resuscitate e adattate dal conte N. L. von Zinzendorf, furono le basi del movimento moraviano, uno dei più notevoli del periodo. Molte sue manifestazioni — per esempio l’uso esagerato e a volte macabro dei simboli tradizionali cristiani, come l’agnello e le piaghe di Cristo — appaiono bizzarre e addirittura repulsive a occhi moderni. Nondimeno la sua vitalità è dimostrata dalla capacità che ebbe in comune con il metodismo, anche se su scala minore, di trovare aderenti. Dalle sue cittadelle originarie, Bethelsdorf e Herrnhut, nel feudo di Zinzendorf in Lusazia, si diffuse non soltanto in buona parte della Germania ma anche nell’America settentrionale.
Differenze e affinità tra metodismo e pietismo
Il pietismo differiva dal metodismo da più di un punto di vista. In particolare fu incoraggiato non poco da diversi nobili tedeschi e anche da sovrani di stati minori della Germania, mentre pochi furono i membri della classe governante inglese che manifestarono simpatia per Wesley e i suoi seguaci. Nondimeno i due movimenti ebbero in misura molto notevole basi psicologiche comuni: entrambi attribuivano grande importanza alla funzione della musica come suscitatrice di emozioni religiose. Fatto più significativo, gli aderenti dell’uno e dell’altro movimento, quando si trattava di prendere una decisione difficile, si affidavano alla sorte oppure aprivano a caso la Bibbia e si ispiravano al primo versetto che capitava loro sott’occhio. Tali metodi rifiutavano implicitamente l’idea dell’autonomia dell’individuo, mentre ne riaffermavano la natura di semplice strumento di Dio.