John Milton, nacque a Londra nel 1608, ereditò dal padre l’amore per le belle arti e la letteratura, e dalla madre la sensibilità religiosa. Durante gli studi nutrì una forte avversione per l’anglicanesimo e rinunciò alla carriera ecclesiastica a cui era destinato dedicandosi esclusivamente agli studi e alla poesia. Per sei anni rimase a vivere in famiglia a Horton, non lontano da Windsor. Nel 1638 riuscì a realizzare un desiderio a lungo covato: partì per l‘Italia, dove pensava di completare la sua educazione artistica. Soggiornò a Firenze, Roma e Napoli e conobbe Galileo e Manso protettore di Tasso e Marino. Nel 1639 tornò a Londra a causa della guerra in corso per sostenere le idee politiche di Cromwel, la cui causa appoggiò sino alla fine. Dedicatosi all’insegnamento, nel 1642 sposò la diciassettenne Marv Powell, figlia di un cavaliere sostenitore del re; ma dopo un solo mese venne abbandonato. Questa esperienza lo portò a sostenere il divorzio, a favore del quale scrisse a più riprese. In seguito si riconcilio con la moglie e dopo la sua morte si risposò altre due volte. Nel 1649 divenne segretario per gli affari e nel governo Cromwell. Nel 1658, con la morte di Cromwell e la progressiva dissoluzione della repubblica, venne perseguitato e imprigionato per un breve periodo, i suoi scritti polemici furono bruciati. Tornato in libertà, si dedicò alla poesia scrivendo i suoi grandi capolavori. Fra il 1665 e il 1666, a causa della grande peste che imperversava a Londra, si trasferì nel Buckinghamshire. Tornato a Londra ormai totalmente cieco, vi si spense serenamente nel 1674.
Le opere giovanili
Una prima fase del cammino intellettuale e letterario di Milton è quella che precede la rivoluzione inglese (1629-1639). La formazione umanistica e cristiana, l’analisi della poesia e della prosa dei classici e il convincimento che il dovere del letterato era quello di impegnarsi nella vita pubblica spinsero Milton a voler diventare un grande poeta. Le prime pubblicazioni, raccolte in un volume nel 1645, in latino, italiano e inglese, mostrano un’eccellente conoscenza della lingua italiana, della poesia petrarchesca, e del altino di Ovidio di cui era in grado di imitare perfettamente lo stile. Ma le liriche migliori sono sicuramente quelle in inglese, nelle quali Milton mostrò di aver raggiunto maturità artistica. Ne è un esempio il suo primo lavoro di successo, l’ode On the morning o Christ’s nativity (Sulla mattina della natività di Cri sto, 1629).
Nel 1630 compose una serie di sonetti in inglese e in italiano ispirati ai modelli di Bembo e Giovanni Della Casa. Due poemetti dai titoli in italiano, L’allegro e Il penseroso (1632), probabilmente composti durante l’ultimo periodo di permanenza a Cambridge, sono interessanti esercitazioni di atmosfere e immagini tratte dalla mitologia classica, dalla tradizione medievale e dal folclore inglese: Milton contrappone i modi di vita dell’uomo allegro e dell’uomo contemplativo. Dopo un edificante masque intitolato Comus (Como, 1634), che esaltava la temperanza e la castità, nel 1638 compose un’elegia pastorale dedicata al compagno di studi Edward King, morto annegato, nella quale affronta in generale il problema della morte prematura dei giovani di talento. Anche questa composizione risulta perfetta per la fusione dell’aspetto formale e del l’intima partecipazione del poeta.
Le opere dell’impegno politico-religioso
Nella seconda fase (1640-1660) Milton si dedicò attivamente alle lotte religiose e politiche, scrisse in prosa e saltuariamente sonetti con originalità tanto da rifarsi più a Tetrarca che a Shakespere.
Fra le opere in prosa la migliore e più famosa è sicuramente Acropagitica (1644), un’arringa in difesa della libertà di stampa che precorre tematiche care al pensiero liberale del XIX secolo. Contro un’ordinanza restrittiva della libertà di stampa votata dal Parlamento nel 1643, Milton metteva in guardia dall’instaurare metodi da Inquisizione e polemizzava contro coloro che negavano la libertà di stampa con il pretesto di tener lontano il male prevenendone la conoscenza, affermando che in questo modo si annullava la possibilità del bene e della virtù ottenuti proprio come vittoriosa lotta sul male stesso. L’unica depositaria dei valori intellettuali e spirituali era quindi la coscienza individuale.
Del 1644 è il breve trattato Of education dove viene esposto il suo ideale di educazione, ovvero quello rinascimentale dell’umanesimo cristiano: la formazione del “gentleman” abile nelle lettere, nelle arti e nelle armi. Tra il 1644 e il 1645 Milton scrisse quattro trattati sul divorzio, nei quali affermava la necessità di poter sciogliere il vincolo matrimoniale non solo per impedimenti fisici, ma anche per le incompatibilità di carattere. L’arresto e l’esecuzione di Carlo I ispirarono alcuni saggi polemici, tra i quali Pro populo anglicano defensio, in latino per darle diffusione europea ai suoi pensieri, in cui sosteneva la legittimità della deposizione di un re dispotico.
Il Paradiso perduto
E' un poema eroico in “verso eroico inglese senza rima”, come egli stesso lo definì, finito nel 1665 e pubblicato nel 1667. Fu il risultato di una lunga riflessione iniziata già al tempo del viaggio in Italia, l’operaè un’epica inglese rinascimentale e protestante, che riprende e reinterpreta i poemi di Omero, Virgilio, Dante e Spenser. Il poema si riferisce al libro biblico della Genesi e racconta liberamente la storia della cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden; esso vuol essere una rappresentazione poetica del peccato originale dell’uomo con l’obiettivo di chiarire alcuni paradossi della condizione umana. Due sono i drammi narrati da Milton: quello di vino della caduta degli angeli e quello umano della caduta di Adamo ed Eva. I primi due libri sono dominati dalla figura centrale di Satana e dalla sua ribellione a Dio, una ribellione che l’abilità di Milton fa apparire quasi eroica per la seduzione del male, che si presenta sempre come accettabile.
Satana risulta così personaggio affascinante per grandiosità e splendore: la sua ribellione è l’affermazione di uno smisurato orgoglio che gli fa dire “meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso”. Si direbbe un nuovo Prometeo, in cui Milton avrebbe quasi rappresentato se stesso, l’indipendenza irrequieta del suo pensiero. Nel narrare la caduta di Adamo ed Eva dalla condizione ideale nell’imperfezione della condizione umana, il poeta illustra come la conoscenza del bene e del male non sia né accidentale né felice. Adamo non ha un destino eroico: attraverso la corruzione sua e di Eva, e quindi di tutta l’umanità, si arriva a capire la lotta spirituale per riconquistare la giustizia e l’equilibrio del Paradiso, Il tema del poema appare dunque l’obbedienza all’ordine creativo imposto da Dio; il volere divino è impresso nell’armonia della natura e il disastro della caduta è non solo morale ma anche ecologico. La saggezza finale di Adamo non è determinata dal saper distinguere fra bene e male, ma dalla volontà di obbedire e di amare l’unico Dio. Come gli insegna l’arcangelo Michele, una giusta combinazione di fede e opere buone gli permetterà di raggiungere “un paradiso dentro di sé”. Il Paradiso perduto afferma le virtù della pazienza non della passività, di una conoscenza illuminata non di un’ignoranza sottomessa e la fondamentale giustizia dell’eterna provvidenza di Dio.
Le ultime opere
Il Paradiso riconquistato e Sansone agonista furono pubblicati in un solo volume nel 1671. Il primo è un poema in quattro libri che tratta di un solo aspetto della storia cristiana: la tentazione di Cristo nel deserto, quasi una ripetizione della prima caduta di con la differenza che qui Cristo non cede. Seguendo la tradizione cristiana, Milton vede in questo episodio una liberazione dalle conseguenze del peccato originale in quanto il trionfo di Cristo, più uomo che figlio di Dio, presenta la redenzione del genere umano.
Sansone agonista è una tragedia ispirata al modello di Sofocle ed Eschilo, che ha per tema l’episodio di Sansone e dei filistei, narrato nel libro biblico dei Giudici. Il Sansone che resiste alle tentazioni dei diversi personaggi, in un processo di riacquisizione della propria serenità spirituale, non è molto lontano dallo stesso Milton, accecato, chiuso nella solitudine e tormentato dal crollo dei propri ideali, ma consapevole della necessità di avere fede nella volontà divina.