Ungheria, patria involontaria di vampiri e vampirologi
Posta com’è a cavallo tra l’Oriente e l’Occidente, l’Ungheria è da sempre descritta come un’affascinante terra di frontiera, come punto d’incontro di culture, storie e miti. Tra questi c’è senza dubbio quello del vampiro, mito proveniente dall’Est sviluppatosi però in Occidente. Jonathan Harker, protagonista di Dracula, il romanzo di Bram Stoker, così descrive Budapest, prima tappa del suo viaggio verso la Transilvania: Da quel poco che sono riuscito a vedere dal treno e nella breve passeggiata per le strade, Budapest mi sembra una bellissima città. Non ho osato allontanarmi dalla stazione, poiché, essendo arrivati in ritardo, saremmo ripartiti il più presto possibile. Ho ricavato l'impressione che, lasciato l'Occidente, stessimo per entrare nell'Oriente; anche il più occidentale degli stupendi ponti sul Danubio, che qui è imponente, ampio e profondo, ci richiama alle tradizioni della dominazione turca.
Effettivamente la Transilvania - storica regione ungherese solo da pochi decenni legata alla Romania - è diventata la “patria dei vampiri” solo a partire dal 1897, cioè dall’anno di pubblicazione del capolavoro di Stoker, il quale decise di ambientare in quella lontana regione la prima parte del suo romanzo solo per dargli una maggiore enfasi misteriosa. Il tutto, pare, anche grazie all’opera di convinzione di un certo professore ungherese di nome Arminius Vambéry. Da allora non si può nominare la Transilvania senza muovere in chi ascolta un senso di morbosa e misteriosa attrazione. Ma il legame dell’Ungheria col vampiro ha radici ben più profonde...
Nella turbolenta stagione che vide i casi di vampirismo dilagare per le province più orientali del Sacro Romano Impero, l’Ungheria ebbe la sua pestilenza già a partire dal 1693, come testimonia un articolo pubblicato sul giornale francese Le Mercure Galant riportante alcuni casi di vampirismo avvenuti presso la frontiera magiara. Ma la prima vera inchiesta ufficiale si tenne solo nel 1718, grazie all’opera di uno dei primi cacciatori di vampiri: il conte di Cabreras. Dopo l’esumazione del cadavere di un certo Michael Gasparek di Liptow, l’aristocratico vampirologo ordinò due approfondite inchieste scoprendo l’esistenza di altri tre vampiri ungheresi!
Dopo l’involontaria adozione del vampiro inventato da Stoker (ispirato a quel Vlad Dracula che nel XV secolo fu vassallo del re d’Ungheria Mattia Corvino), all’Ungheria va riconosciuto un altro legame con l’universo vampirico: nel 1921 viene girato dal regista ungherese Karoly Lajthay il primo film ispirato al romanzo di Stoker, intitolato appunto Drakula, con l’attore Paul Askonas nei panni del protagonista. Oggi purtroppo questa pellicola - di un anno precedente il Nosferatu di Murnau - è andata perduta, ma sappiamo della sua esistenza grazie ad un inventario sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Restando in ambito cinematografico bisogna riconoscere all’Ungheria un altro merito, cioè l’aver dato i natali a Bela Ferenc Deszo Blasko, meglio conosciuto col nome d’arte di Bela Lugosi. L’attore ungherese divenne il "Dracula per eccellenza" proprio grazie al suo esotico accento magiaro e alla sua naturale eleganza aristocratica: un’immedesimazione col ruolo che gli costò la salute mentale, costringendolo a fare ricorso alla morfina e a convincersi di essere veramente la reincarnazione del vampiro.
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