Passata sotto il dominio austriaco nel 1718, la Serbia vide i propri distretti invasi da centinaia di severi provveditori inviati da Vienna. Uno dei primi problemi che questi solerti funzionari dovettero cercare di risolvere fu proprio quello delle epidemie di vampirismo. Un caso particolare, simile a quelli ungheresi e moravi, è certamente quello di Peter Plogojowitz.
Conservato presso l’Archivio di Stato di Vienna, e pubblicato nel 1725 sul Das Wienerische Diarium, il rapporto sul “Caso Plogojowitz” venne redatto da Herr Fromann, provveditore del Distretto di Gradisca. Eccone un riassunto.
Nel villaggio di Kisilova, in Rezia, tale Peter Plogojowitz fu sepolto secondo le usanze. Qualche settimana dopo morirono altre nove persone, le quali, sul letto di morte, giurarono di essere state visitate durante la notte dal compaesano appena sepolto.
Questi si sarebbe sdraiato sul loro corpo per aggredirle e impedire loro di chiamare aiuto. Qualche giorno dopo, Plogojowitz avrebbe fatto visita alla sua vedova chiedendole i propri sandali per poter lasciare il villaggio. Impauriti da tale racconto, gli abitanti di Kisilova decisero di aprire il sepolcro del morto. Il provveditore Fromann, seguito da alcuni abitanti di Kisilova e dal pope di Gradisca, si recò sul luogo dell’esumazione e constatò che, in effetti, il cadavere sembrava rigenerato, con pelle fresca e unghie rosacee.
Scrive Fromann: “Non senza maraviglia ho visto la sua bocca ricolma di sangue che, secondo le parole di questa gente, sarebbe quello succhiato alle sue vittime”. Senza por tempo in mezzo, gli abitanti di Kisilova trafissero il cadavere con un lungo palo appuntito. Scrive ancora il provveditore: “Non solo una gran quantità di sangue, completamente fresco, è scaturito dalla bocca e dalle orecchie, ma anche altri segni (che ometto) si verificarono. (…) Finalmente, secondo la pratica in uso, lo bruciarono. Di ciò voglio informare la presente Amministrazione e, nell’istesso tempo, vorrei chiedere se, in totale onestà, sia stato qui commesso un errore, non io ne venga ritenuto il responsabile ma la folla, che era fuor di sé per il terrore.”
Riportato anche dal trattato di Calmet, questo racconto trovò ampio consenso di pubblico in tutta Europa, passando di gazzetta in gazzetta. Effettivamente il “Caso Plogojowitz” assume, all’interno della generosa aneddotica del XVIII secolo, una certa importanza: vi compare per la prima volta il termine “vampir” e viene descritto (anche se superficialmente) il modo in cui il vampiro attacca le sue vittime.