Il segretario dell’età barocca era un filosofo, versato anche nelle lettere. Un consigliere “segreto” del principe, un’intelligenza assistente, in una società in cui l’ordine sociale si basava sulla relazione lineare tra l’alto e il basso. Il nome segretario deriva da “segreto” o da “secretum”. Il segretario era considerato come uno scrigno, un maestro di discrezione e un campione del silenzio e della segretezza. Il suo ufficio poggiava infatti sul segreto; addetto alle missive e ai codici cifrati delle cancellerie, egli aveva la consegna del silenzio.
In quanto parte fisica della mente ispiratrice del padrone, e con funzione esecutrice, il segretario di fatto non è rappresentabile come corpo intero; egli viveva nell’ombra in una scelta di solitudine. Non è possibile dunque tracciarne un ritratto fisico, corpo, gesti, abbigliamento e pronuncia venivano progettati per lui in modo da sospingerlo nell’anonimato.
Il segretario disponeva di copiatori, corrieri e maestri delle poste. Aveva degli aiutanti ma doveva essere solo nell’ordinamento e nella custodia degli archivi e temere falsari e contraffattori. Doveva avere cognizioni di storia antica e moderna e conoscere quella presente. Poteva anche essere poeta ma non ispirato dalle Muse bensì da Mercurio.
In quanto tecnico, con competenza nella retorica e nella persuasione, il segretario letterato era l’artigiano del potere e della sua legittimazione: un elemento importante e imprescindibile nella nascente società delle comunicazioni di massa. In fondo era il segretario a nobilmente comandare per il tramite del principe con il quale era impegnato a menar vita. Il suo consiglio, dunque,una sorta di comando.