Tra tutte le figure dell’epoca barocca, la strega era la più temuta. Fisicamente era vecchia e debole, e in qualche caso inferma; di bassa condizione sociale. Non aveva ne potere politico ne conoscenze influenti. Un personaggio in altri termini che avrebbe dovuto suscitare compassione e non timore.
Eppure la strega era temuta sia da chi viveva nella sua comunità sia da quanti stavano più in alto di lei politicamente e socialmente. La paura era così grande che teologi, uomini di legge e medici scrissero trattati miranti a smascherarla e ad incoraggiarne la persecuzione. Magistrati e giudici in genere clementi avrebbero fatto qualsiasi cosa per impedirne l’assoluzione. Alcuni avvocati si rifiutavano addirittura di assisterle legalmente.
La strega ispirava paura per due motivi. Il primo era la magia e il suo potere. Un potere malefico diretto all’intera comunità che provocava malattie, impotenza sessuale, morìa del bestiame, furti, malocchio. Il secondo motivo era il suo presunto rapporto con il diavolo con il quale si diceva aveva stretto un patto. Si riteneva che le streghe si riunissero di notte in gran segreto, nelle foreste o sulle montagne per rendere omaggio al diavolo che appariva loro sotto le sembianze di un toro, di un grosso capro o di un cane. Sacrificavano neonati, danzavano nude, si accoppiavano con i demoni e tra loro, mangiavano e bevevano in eccesso. In questi festini, chiamati sabba, si celebrava una parodia della messa cattolica: le orazioni venivano pronunciate volgendo la schiena, il prete officiava a testa in giù, una rapa nera rappresentava l’ostia, e nelle preghiere il nome del diavolo sostituiva quello di Gesù Cristo. Da queste descrizioni appare chiaro il motivo di tanto terrore.
La magia della strega aveva solide basi nella realtà. Ma ciò non significa che tutte le streghe accusate praticassero magia o che essa funzionasse effettivamente. Normalmente la loro attività comportava ciò che potremmo chiamare magia benefica: recitare formule magiche magari alterando le preghiere, somministrare erbe e unguenti per curare persone e animali. Sicuramente alcune streghe tentavano davvero di praticare magie a scopo malefico, tuttavia la maggior parte delle persone accusate erano semplicemente i capri espiatori delle loro comunità. Nella maggioranza dei casi le confessioni venivano ottenute sotto tortura. Anche se le streghe non fecero la maggior parte delle cose di cui erano accusate, molte di esse giunsero a credere, durante i processi, di esserlo effettivamente. I loro presunti crimini erano in gran parte immaginari. Anche per quanto riguarda i sabba, gli antropologi spiegano che probabilmente queste riunioni altro non erano che antichi riti sulla fertilità, travisati da preti e giudici paurosi come diabolici e malefici.
Per l’opinione pubblica la strega era femmina perché atta più di un uomo a esercitare semplici forme di magia. In genere la strega era una guaritrice. Quando aveva anche il ruolo di levatrice erano ancora più sospette.
La strega era donna perché ritenuta sessualmente debole. Le donne senza marito erano solitamente più povere rispetto a quelle sposate e alle volte vivevano di carità, e la povertà era una caratteristica della strega. Il rifiutò della carità suscitava sensi di colpa, che potevano essere rimossi solo accusando di stregoneria chi ne era la causa. Lo stereotipo della vecchia strega ripugnante non era affatto incompatibile con la concezione della donna guidata dalla lussuria. Una strega anziana era sessualmente esperta e se vedova, indipendente dal controllo maschile. Ci furono tuttavia dei casi di giovani donne accusate di stregoneria. Spesso alcune streghe-bambine furono accusate semplicemente perchè avevano un rapporto di parentela con streghe adulte.
A Salem nel Massachusetts, nel 1692 ebbe inizio una caccia alle streghe rimasta famosa: furono accusate tre vecchie donne in seguito alle accuse di nove fanciulle che davano segni di possessione demoniaca; vennero incriminati un bambino di quattro anni, alcuni ricchi mercanti e la moglie del governatore della colonia. La strega era un tipo di persona che violava le più diffuse norme di comportamento: quelle del vicinato, della femminilità, della moralità e della pratica religiosa. Non era una buona vicina e quindi non contribuiva all’armonia sociale.
Usava, secondo alcune testimonianze, un linguaggio schietto e insolente, aveva lingua tagliente e carattere litigioso. Aggressiva, arrogante, vendicativa, indipendente dal controllo maschile, quindi una sfida all’autorità degli uomini. La condotta religiosa della strega era un altro punto a suo sfavore. Chi non frequentava regolarmente la chiesa incorreva nell’accusa di stregoneria.
Sarebbe però un errore vedere la strega solo come capro espiatorio e vittima. Talvolta essa incarnò uno spirito di rivolta alla protesta contro la politica e il potere del XVII secolo. E per questo con poche speranze di salvezza. Le assoluzioni ai processi furono piuttosto rari. Nella maggior parte dei casi la stregha veniva giustiziata o bandita. Alle volte sopportando coraggiosamente le orribili torture cui veniva sottoposta riusciva a sopravvivere.
Se si pensa alla sua sfida contro le autorità che la perseguitavano, agli sforzi per sopportare le torture, all’insistenza con cui negava le sue colpe, si trovano molte ragioni per ammirarla e averne pietà.