Il tutto partì dalla Boemia. L’imperatore Mattia la governava attraverso un collegio di cinque luogotenenti. Mattia era ormai vecchio e la sua fine era molto attesa soprattutto dai protestanti che vedevano in essa l’occasione per strappare agli Asburgo la corona imperiale. Volevano innalzare sul trono boemo un principe protestante in modo da garantirsi la maggioranza nel Collegio elettorale che fino ad allora era stata dei cattolici. I cattolici avevano invece già il loro candidato: un altro Asburgo, il bigotto arciduca di Stiria, Ferdinando II.
Quando a Praga fu annuciata la sua designazione, gli eventi precipitarono. Il Conte Heinrich von Thurn mobilitò i protestanti e li fece marciare sul castello di Hradcany, dove si trovavano due luogotenenti imperiali. Giunti al loro cospetto, il conte ordinò di buttarli dalla finestra assieme ad un segretario che per caso si trovava nella stanza. I tre fecero un volo di quindici metri ma si salvarono perché ebbero la fortuna di cadere su un mucchio di rifiuti. Era il 23 maggio 1618 e l’episodio, noto come la “defenestrazione di Praga”, segnò l’inizio ufficiale della Guerra dei Trent’anni.
Il Vecchio Imperatore Mattia, fece sapere al Conte di essere disposto a trattare. Il Conte rifiutò e questo provocò l’intervento di Ferdinando, cui la corona boema era necessaria per arrivare a quella imperiale. Ferdinando era uomo molto ambizioso, di scarsa cultura e di modesta intelligenza ma aveva doti politiche.
La notizia che due suoi eserciti stavano invadendo la Boemia, seminò il panico tra i protestanti. Il Conte von Thurn poteva infatti contare su poche migliaia di uomini. Fu allora che l’elettore palatino, Federico, genero del re d’Inghilterra nonché calvinista, offrì in cambio della corona boema il proprio aiuto militare. Ci fu un susseguirsi di avvenimenti: il 20 marzo 1619 Mattia morì lasciando Ferdinando Re di Boemia ed erede del Sacro Romano Impero. Il 17 agosto la Dieta boema depose Ferdinando e proclamo re Federico. Il 28 i grandi elettori misero sul capo di Ferdinando la corona imperiale con quattro voti contro tre.
Anche la Boemia era governata secondo strutture complicate. Facevano parte del regno anche terre tedesche, slovacche e polacche, oltre la Boemia propriamente detta, con Praga capitale. Come in altri principati, l’autorità del sovrano era mitigata dai poteri degli « stati », cioè dai rappresentanti dei nobili (254 grandi feudatari), dei cavalieri (un migliaio) e dei borghesi di quelle città autonome che erano soggette alla Corona ma non ai feudatari.
Federico nel frattempo si era pentito di avere accettato la corona. Aveva infatti agito sotto l’impulso dell’ambizione e dell’età (non aveva che ventidue anni). Come calvinista poi, oltre che i cattolici avrebbe avuto contro anche i luterani. Il suocero, Giacomo I diede al genero il consiglio di rinunziare al trono ma a Federico tutto ciò sembrò inaccettabile per una questione d’ onore. Entrò a Praga trionfamente accolto dal popolo e dal Direttorio. Aveva tutto per piacere, era bello e raffinato, ma con un carattere malinconico e debole, facilmente influenzabile soprattutto dalla moglie, la bellissima Elisabetta.
Come re fu una catastrofe. Appena giunto a Praga, ordinò di rimuovere dalle chiese, altari e immagini, esasperando le masse contadine, praticamente tutte cattoliche. Questo servì da pretesto all’Imperatore per intervenire. Ferdinando lanciò un ultimatum a Federico: se entro il primo di giugno del 1620 non avesse deposto la corona, lo avrebbe dichiarato fuori legge. Con un’abile mossa politica, poi, si riconciliò a Ulm con i principi protestanti. L’elettore di Sassonia, Giovanni Giorgio, si schierò addirittura dalla sua parte.Sebbene abbandonato da tutti, Federico non mollò. Si accinse a difendere la propria corona con le poche forze di cui disponeva contro quelle imperiali, di oltre venticinquemila uomini, guidati dal Conte di Tilly, allievo del grande Alessandro Farnese.