Orazio Vecchi è uno dei grandi maestri della polifonia profana, fondendo gli elementi più vicini al madrigale tradizionale tipici della scuola veneziana con quelli innovativi del “recitar cantando”. A Venezia pubblica numerose canzonette ed altre opere per la danza e il canto di ispirazione popolare non particolarmente originali.
"So ben mi cha bon tempo"
Modenese di nascita, fu per molti anni maestro di cappella a Salò e poi a Reggio Emilia. Nel 1598 il duca Cesare d'Este lo chiamò come musicista di corte. A Firenze ebbe modo di ascoltare il nuovo genere del "melodramma" tramite l'Euridice di Jacopo Peri . Rimanendo ancora legato ai modelli Cinquecenteschi, anche Vecchi si cimentò in una fusione di teatro e musica: L'Amfiparnaso è il titolo che lui stesso si attribuisce, come doppio Parnaso di poesia e musica, nella commedia musicale di maschere che compose nel 1597.
Scritta per l'ascolto e non per la rappresentazione, rappresenta l'ultima propaggine dello sviluppo della polifonia dialogica: infatti le voci di ogni singolo personaggio sono affidate a 5 diverse linne melodiche e si esprimono in forma madrigalistica dal tono espressamente satirico.
L'Ampfiparnaso, Prologo