Nato a Palermo, visse un'esistenza turbolenta, scapestrata e avventurosa. Intrigante e donnaiolo si dedica alla musica come all’erotismo e per questo è costretto a cambiar aria sovente viaggiando molto tra Roma e Napoli, con alcune parentesi a Firenze e Venezia. Sempre in fuga se non in carcere finisce morto ammazzato.
La formazione musicale inizia presto a Roma presso il maestro Giacomo Carissimi, si sa c’ebbe come primo incarico d’essere vice maestro di cappella di S. Giacomo degli Incurabili nel 1678. La sua prima opera del 1679 Gli equivoci nel sembiante riscuote grande successo a Roma e per il 1680 prepara la Passione secondo S. Giovanni, particolarmente apprezzata. Importanti mecenati si interessarono a lui tra i quali ricordiamo la regina Cristina di Svezia, Pietro Ottoboni, Francesco Maria Ruspoli e Benedetto Ramphilij.
Amante come era del bel mondo e delle passioni, Roma gli divenne insopportabile quando nel 1684 Papa Innocente XII vietò le rappresentazioni pubbliche dell'opera, non fosse per la caduta economica del maestro palermitano. Partì e già nel 1684 fu assunto come maestro della cappella del viceré di Spagna, a Napoli, città dove i teatri di San Bartolomeo e dei Fiorentini godevano di ottima salute, e dove Scarlatti diresse una compagnia d'opera che si serviva di alcuni dei migliori cantanti dell'epoca. Per quasi venti anni lavorò per la corte napoletana componendo 32 opere, oratori, cantate profane e altri lavori che lo resero una figura eminente del panorama musicale meridionale.
Concerto Grosso n.1 per due violini, archi e basso continuo in fa minore
Nel 1702, in seguito alla guerra di Successione spagnola che vide in conflitto i Borboni con gli Asburgo, si creò una situazione critica tanto da far partire Scarlatti e lasciare Napoli per Firenze con il figlio. Ferdinando de Medici non lo prese a servizio e dovette far rotta su Roma per ritrovare il suo vecchio mecenate, il cardinale Ottoboni. Fino al 1708, Scarlatti soggiornò principalmente a Roma, dove diresse le cappelle musicali del cardinale e della chiesa di Santa Maria Maggiore. Ricordiamo che fu ammesso all’accademia dell’Arcadia con il nome di Terpandro. Allorché fu vicerè di Napoli il cardinale Grimani fu proposto a Scarlatti l’incarico di maestro di cappella. La produzione musicale negli ultimi anni di vita cambia incominciando a comporre anche musica puramente strumentale: è del 1715 la sua prestigiosa raccolta di 12 Concerti Grossi.
Tra il 1719 e il 1723 lavorò di nuovo a Roma; infine tornò a Napoli, dove visse fino alla morte.
Alessandro Scarlatti ebbe nove figli, tra i quali Domenico che divenne ben più famoso del padre sulla scena musicale settecentesca a premio delle sua produzione per tastiera.
Sinfonia dall'opera Tigrane o L'eugual impegno d'amore e di fede
La vena creativa di Scarlatti è enorme, varia e di qualità, in tutta Europa venne conosciuto come attestano i numerosi manoscritti che ci sono pervenuti. Oltre alle circa 65 opere che ci sono pervenute Scarlatti scrisse 35 oratori, 17 messe e un centinaio di mottetti. Di cantate ne compose addirittura settecento, essenzialmente per voce sola, di soprano o contralto, e solamente un piccolo numero per due voci; in esse Scarlatti introdusse numerosi procedimenti armonici audaci. Non a torto, dato il suo impegno per la musica vocale profana viene ritenuto il padre della scuola napoletana ch’ebbe tanta influenza sull'opera seria italiana ed europea nel settecento. Anzi la sua impostazione divenne tanto amata che non se ne affermarono di alternative. Sue sono le innovazioni delle regole strutturali, che condizionarono tutti coloro che si occuparono di opera per lungo tempo, fino a Rossini. Distinse la parte del recitativo dall’aria imponendole a forma con il "da capo" che divenne onnipresente nell'opera del settecento. Le sue orchestre furono ricchi di fiati, oboi, flauti e corni e impose alle sue overture la classica formula Allegro-Adagio-Allegro.