L'anticamera del classicismo
E' consuetudine suddividere il XVIII secolo in due periodi: il primo vide i musicisti sostanzialmente impegnati a sviluppare forme create lungo il Seicento e questo periodo, conosciuto in campo musicale come "età barocca", viene fatto convenzionalmente terminare intorno al 1750; il secondo vide la situazione mutare in modo radicale con la nascita di nuovi modi di scrivere e di considerare la musica.
La seconda metà del secolo vide la nascita dello Lo stile galante: grande semplicità d'espressione, abbandono del difficile contrappunto, maggiore cantabilità e scorrevolezza del discorso.
Il Settecento fu il secolo del gusto neoclassico, di un ritorno ad una maggiore semplicità; la tensione drammatica, tipica del Barocco, si attenuò: fu il momento dell'eleganza e dell'aggraziata raffinatezza del Rococò.
Nel XVIII secolo gli stati europei erano retti da monarchie di tipo assoluto. In molti paesi, però, nella seconda metà del secolo, i nuovi principi dell'Illuminismo portarono inevitabilmente una ventata di progresso. Vennero promosse perciò varie riforme e la società entrò in una fase di miracoloso equilibrio: fu un'epoca di serenità, di fiducia e ottimismo e tutto ciò si riversò anche nella musica. Ma sul finire del Settecento, con lo scoppio della Rivoluzione Francese, questo periodo di grandi speranze, lasciò il posto ad un nuovo e tormentato periodo della storia.
La Sinfonia n° 52 di Haydn, un'opera in cui si avverte quello stile che tanto avrebbe influenzato Beethoven nelle sue sinfonie
I protagonisti di un'epoca nuova
Fra i primi e più significativi rappresentanti dello stile galante si ricordano Carl Philipp Emanuel Bach e Johann Christian Bach, figli di Johann Sebastian Bach, nonchè una ricca schiera di clavicembalisti italiani, fra cui Giovanni Platti. Furono musicisti che prepararono l'avvento della nuova età classica, che avrebbe visto dominare nella cultura e nell'arte i principi di equilibrio e chiarezza.
L'Italia nel secondo periodo del Settecento, pur continuando a far scuola, limitò la sua produzione all'ambito operistico, specialmente nell'opera buffa.
Molti musicisti come Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello, riscossero grande successo all'estero; celebre ad esempio "Il matrimonio segreto" di Cimarosa, che a Vienna fu ripetuto, per intero, nella stessa serata della sua prima esecuzione.
L'opera seria ricevette un grande rinnovamento grazie al tedesco Christoph Willibald Gluck: egli infatti limitò le libertà e gli abusi che i cantanti si prendevano durante le esecuzioni; inoltre cercò di creare una musica fatta di "bella semplicità", che cioè non avesse sempre grandi difficoltà vocali e che soprattutto rimanesse fedele al testo da cantare.
L'overture dell'opera Orfeo ed Euridice di C.W. Gluck
Lo stile classico non fu legato ad alcuna scuola nazionale e, anzi, il suo sviluppo fu internazionale. Ne fecero parte anche Quantz, J. A. Benda, Reichardt e i componenti della La scuola di Mannheim: Stamitz, Holzbauer, Richter, Filtz, Beck; ma anche musicisti italiani attivi in varie parti d'Europa: Pugnani, Cambini, Boccherini, Viotti, Clementi nel campo della musica strumentale, Paisiello, Cimarosa, Spontini e Cherubini, in quello dell'opera.
La scuola viennese
Fu questo il periodo in cui si affermarono tre colonne della civiltà musicale europea, tre musicisti che operarono tutti nel mondo austriaco tanto da essere comunemente raggruppati nella definizione di scuola viennese.
Il primo fu Franz Joseph Haydn che contribuì a sviluppare almeno due delle più importanti forme musicali del tempo, la sinfonia e il quartetto.
Il secondo fu Wolfgang Amadeus Mozart, un musicista in grado di avvicinare con successo qualunque genere musicale dell'epoca: dall'opera seria all'opera buffa, dalla sonata per pianoforte o per violino alla sinfonia, dal quartetto alla messa, dal concerto al Singspiel.
Il terzo fu Ludwig Van Beethoven, che segnò il culmine ed anche la fine del classicismo. Nelle sue mani l'equilibrio e la simmetria, che avevano caratterizzato le opere di Haydn e Mozart, furono progressivamente abbandonati. Ciò avvenne sotto la spinta dell'ormai imminente Romanticismo e si riversò nei tre principali generi in cui Beethoven fu maestro: nelle sinfonie, nei quartetti e nelle sonate.
Dal classicismo ad una nuova e più tormentata epoca musicale
Come si è detto, Beethoven fu l'ultimo rappresentante del classicismo e con lui si chiuse un'epoca di storia musicale e se ne aprì un'altra più tormentata.
Il nuovo secolo fu ricco di trasformazioni e si affermarono nuovi valori; all'ottimismo del Settecento subentrò una visione dell'esistenza molto più inquieta.
Se la musica sinfonica e la musica da camera rimasero patrimonio dei ceti elevati, la musica operistica attirò a sé le grandi masse popolari e il melodramma divenne la forma di spettacolo più diffusa ed amata. La musica assunse precisi significati intellettuali e morali.
Il compositore mutò la sua posizione sociale: da lavoratore fisso, presso una corte o una chiesa, divenne libero professionista. In virtù di ciò il musicista mise in primo piano le proprie esperienze ed i propri sentimenti; in altre parole la sua opera divenne soggettiva. Nella creazione musicale si diffuse sempre più la tendenza a valorizzare le emozioni e la fantasia.
In campo operistico, colui che seppe meglio rinnovare la tradizione settecentesca del genere buffo fu Gioacchino Rossini; nel campo del melodramma serio citiamo Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti.
Nella musica strumentale, a partire dalla terza sinfonia detta Eroica di Beethoven, sono presenti le premesse per un superamento del mondo formale e spirituale proprio del classicismo; ma solo con Il Franco cacciatore di Weber e la sinfonia in si minore, Incompiuta, di Schubert il Romanticismo ebbe una sua compiuta trasposizione e trasfigurazione musicale.