Giulio Alberoni nasce a Fiorenzuola d’Arda il 21 maggio del 1664; figlio di un ortolano di Piacenza, entrò nel collegio di gesuiti raggiungendo ottimi profitti.
Scelse la carriera ecclesiastica e ordinato sacerdote ebbe subito l’occasione di mettere in luce i suoi talenti diplomatici, partecipando come segretario alla missione inviata nel 1702, dal duca di Parma presso il comandante delle truppe francesi in Italia, il duca di Vendôme.
Il duca di Parma aveva bisogno di trattare con il Vendôme, e ne aveva affidato il compito al Vescovo di Borgo San Donnino che si portò dietro, come aiutante, l’Alberoni. L’incontro fra il generale francese, un rozzo soldataccio, e gli emissari del duca di Parma fu un disastro tanto che il vescovo di Parma ne fu così indignato che abbandonò la sua missione. Sul posto era rimasto l’Alberoni che seppe rallegrare il francese portando a successo il compito con la sua diplomazia.
Vendôme assunse l’Alberoni al suo servizio, convinto che un uomo come lui incarnasse la figura ideale del diplomatico, e in breve non seppe più farne a meno, anche perché l’Alberoni, ottimo cuoco, lo prese letteralmente per la gola; si era infatti accorto che il generale francese era una buona forchetta e per soddisfare i desideri culinari del Vendome si mise ad inventare di testa sua pietanze elaborate: zuppe di formaggio, salse complicate, dolci annaffiati al liquore.
In breve l’Alberoni divenne il confidente del generale che lo introdusse nella sua cerchia, facendolo suo consigliere. Da quel momento anche le persone più importanti si abituarono a far la corte all’intrapendente abate che iniziò la sua ascesa arrivando nella Madrid di re Filippo V e installandosi a corte al seguito ovviamente del Vendome.
La corte di Madrid
Con la sua acutezza, l’Alberoni capì subito la situzione della corte e il carattere di Filippo V , un giovanotto bigotto ma allo stesso tempo sensualissimo che non tradiva la moglie, solo per paura dell’inferno.
La regina, Maria Luisa Gabriella di Savoia, era una creatura dolce e delicata che avrebbe preferito un marito infedele piuttosto che subire quel surmenage coniugale che la lasciava spossata e debole e che contribuiva a renderla completamente succuba della “camarera mayor”, la potentissima Maria Anna La Trémoille principessa Orsini. La principessa aveva seguito Maria Luisa dall’Italia in qualità di dama di compagnia; donna astuta e volitiva, a corte valeva più della stessa coppia reale anche perché era la fiduciaria di Luigi XIV, nonno di Filippo, con il quale corrispondeva tenendolo informato su ogni cosa. Alberoni non perse tempo a conquistare la principessa e quando il Vendome mori, si ritrovò sotto l’ala protettrice della camarera mayor.
Poco tempo dopo morì anche la giovane regina. Filippo aveva avuto dalla prima moglie due figli, la discendenza era dunque assicurata, ma l’Alberoni e la principessa Orsini, si attivarono per scegliere una nuova sposa per Filippo. La scelta cadde su una principessa italiana, Elisabetta Farnese sposata per procura giunse in Spagna nel settembre del 1714. All'indomani dell'arrivo in Spagna Elisabetta licenziò la principessa Orsini.
Alberoni divenne molto potente alla corte Spagnola grazie all’influenza della regina Elisabetta Farnese. Il suo potere era tuttavia limitato sia perché straniero sia perché non aveva un incarico ufficiale di primo ministro. Per cinque anni tuttavia governò, per Filippo V, la Spagna nel tentativo di riformarla amministrativamente ed economicamente seguendo le volontà del giovane ed ambizioso monarca. Il risultati della sua opera, per quanto breve, furono evidenti; semplificò l’apparato amministrativo del governo e riammodernò esercito e marina potenziandone l’efficacia e la potenza; razionalizzò anche il fisco rendendolo più virtuoso e si occupò anche della situazione del clero e dei rapporti con Roma.
La politica estera del Cardinale Alberoni alla corte di spagna
La Spagna a seguito del trattato di Utrecht fu isolata dal contesto europeo e resa più povera, in questa situazione il Cardinale Alberoni cerò invano una alleanza con l’Inghilterra per riconquistare i territori persi in Italia. Inghilterra, Francia e Olanda si unirono invece nella triplice alleanza e la Spagna passò alle armi conquistando nel 1717 la Sardegna e nel 1718 la Sicilia. Le potenze europee reagirono e l’Impero Asburgico si alleò alla triplice alleanza, la marina Inglese distrusse la flotta spagnola e l’esercito francese entrò nel territorio iberico costringendo così la Spagna alla rinuncia delle conquiste.
Parallelamente alla carriera politica fece anche carriera ecclesiastica divenendo Cardinale nel Luglio del 1717 per nomina di Papa Clemente XI. La nomina fu dettata sia dalla pressione del re di Spagna Filippo V sia dallo stratagemma dell’Alberoni che fece credere a Roma di aver pronta una flotta per una crociata contro i turchi. La flotta invece servì per conquistare la Sardegna.
A seguito delle sconfitte spagnole il Cardinale divenne il capro espiatorio e nel 1719 fu deposto e allontanato dalla Spagna.
Alberoni a Roma 1721 - 1735
Dopo un paio d’anni in semi clandestinità nel 1721 arriva a Roma per partecipare alla elezione del successore di Clemente XI. In quel periodo acquista una villa, un palazzo ed il feudo di Castel Romano. In questi anni acquista anche collezioni artistiche e stringe forti rapporti personali con diplomatici e politici del tempo.
Nel 1732 viene concessa l’autorizzazione per realizzare il collegio a S.Lazzaro nei pressi di Piacenza che sarà l’eredità alberoniana più completa e prestigiosa.
Nell’anno 1735 gli viene affidata la cura della legazione di Ravenna e della Romagna.
1739 Alberoni e la repubblica di S. Marino
L’influenza politica dell’impero sull’Italia aumenta nel 700 espandendo i domini fino a ridosso del debolissimo stato della Chiesa. Nel 1739 anche S.Marino sembra minacciata e la Chiesa cerca di sottometterla, almeno formalmente al proprio potere per far fronte all’avanzata imperiale.
S.Marino da secoli vive una singolare autonomia basata sul caparbio senso di libertà dei San Marinasi che non vogliono assolutamente perdere la loro indipendenza neppure sotto la minaccia dell’impero. Il Cardinale Alberoni prende l’incarico di far sottomettere la Repubblica al Papa e con molte tribolazioni ci riesce per quanto il suo lavoro fu reso alla fine quasi vano per miopia dei suoi superiori.
Nel 1740 lavora Bologna e successivamente si dedica al collegio che tutt’oggi porta il suo nome dove muore nel 1752.
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