"Forse perché nelle donne, questi esseri affascinanti destinati a piacere, la natura ha voluto che tutto fosse incantevole? Non occorre dubitarne: queste amabili maghe trasformano in un talismano di conquista ogni cosa da loro usata; tutto diventa freccia dell'amore, allorché è toccato da loro. " (Le pied de Franchette, 1769)
Tempi di decadenza
La seconda metà del XVIII secolo è costellata di personaggi singolari che, figli di un tempo in cui con l'Ancien Régime vanno in pezzi i suoi valori, il perbenismo e l'elitarismo, mostrando il lato oscuro di loro stessi mostrano quello di un'intera epoca.
Personalità decadenti ed intriganti come quelle di Cagliostro e de Sade non hanno nulla da invidiare a quella dello scrittore e tipografo Restif de La Bretonne, uno dei primi feticisti "consapevoli" della storia.
Da sempre alcuni oggetti femminili rappresentavano un oggetto capace di scatenare desiderio, ma mai prima del XVIII secolo ci era giunta notizia di una ricerca così spasmodica e di un collezionismo così morboso di uno di questi oggetti, le scarpe, tanto da aver lasciato il nome di retifismo (appunto da Restive) a questa pratica.
L'erotismo sui tacchi
Quando Restive de la Bretonne viene mandato dalla famiglia ad Auxerre come apprendista stampatore, ha solo 17 anni ma la sua mania è gia ben delineata: si innamora della moglie del suo capo e ruba diverse paia delle sue scarpe. Ecco come descriverà uno di questi furti e l'ascendente erotico delle scarpe su di lui nella novella Le pied de Franchette del 1769, un vero classico della letteratura fetish:
"...erano così affascinanti, con la loro linguetta rosa e i tacchi verdi...le mie labbra premevano sopra uno di questi gioielli, mentre l'altro, tradendo il sacro fine della natura, con un eccesso di esultanza sostituiva l'oggetto del sesso"
In altre parole, mentre era eccitato dal baciare una scarpa, eiaculò nell'altra.
Questa passione non lo abbandonerà per tutta la sua vita: sposerà Agnès Lebegue, una donna ripugnante e malvagia, solo perchè non riuscirà a resistere ai suoi piccoli piedi perfetti e frequenterà spesso le prostitute intorno al Palays Royal solo per compiere pratiche sessuali con i loro piedi. I servizi offerti dalle meretrici di quella zona, le tariffe e la descrizione dettagliata dei luoghi e delle "signore" è riassunta nella sua opera Palays Royale, la prima "guida erotica" della storia, che contiene anche alcune interviste condotte secondo un approccio giornalistico straordinariamente moderno.
I suoi diari, più ancora che questa novella e il romanzo le Pornographe dello stesso anno, ci raccontano che era un ladro e collezionista di scarpe e che amava passeggiare di notte in cerca di scorci voyeuristici nelle case dei più bassi ceti sociali. I suoi scritti sono inoltre costantemente e ossessivamente inframmezzati da schizzi di donne pingui con i piedi piccolissimi ritratte in pose erotiche.
Egli si sofferma, in modo trivialmente maniacale sulla sua passione per i tacchi alti...morbosamente, eccessivamente alti...e forse non doveva essere il solo dato che sono giunte sino a noi calzature femminili con tacchi sconsideratamente alti, tanto da rendere praticamente impossibile la deambulazione e anche lo stare semplicemente eretti senza un sostegno. E' quasi certo che fossero oggetti creati appositamente per feticisti in cerca di giochi erotici con qualche compiacente signora, anticipando di secoli alcuni moderni gadget quali le graziose quanto importabili "fetish ballet shoes".
La nascita del "feticcio"
Effettivamente il termine feticismo nasce proprio nel XVIII secolo e fà riferimento alla parola portoghese "feticio"(dal latino factitius, artificiale) che i mercanti di schiavi portoghesi applicarono agli oggetti di culto animistici venerati dagli schiavi africani. Il significato originario era quindi quello di "oggetto prodotto mediante un procedimento tecnico" che raffigura e sostituisce una forza della natura, ad esempio la fertilità, la potenza virile, l'attitudine alla procreazione.
Il termine si diffuse negli studi storico-religiosi in seguito all'interesse suscitato da una delle prime opere di comparazione religiosa, Du culte des dieux fétiches del francese Charles de Brosses pubblicato nel 1760. Solo qualche anno più tardi saranno pubblicate le opere di Restif de la Bretonne e De Sade: il termine ha già acquisito una spiccata connotazione sessuale, anche se non ancora studiata e catalogata come patologia psicologica e psichiatrica, come invece avverrà durante il XIX secolo.
Il libertino moralista
Pur essendo dedito come de Sade ad una sessualità pervertita e fuorviata rispetto a quella di massa, Restif de la Bretonne si pone su una posizione antitetica rispetto al divin Marchese: sublima in un oggetto la vergogna, i pericoli e la riprovazione sociale della sua devianza e rimane ancorato al mondo moralista e formale dell'Ancienne Regime, indugiando talvolta anche in punte di autocommiserazione e autoflagellazione masochistica per la sua insana passione.
Il sistema sociale e valoriale a cui Restif de la Bretonne rimane legato è invece completamente demolito e superato da De Sade che sulla scia di un illuminismo superomistico e un po' "dopato", sfida le convenzioni del tempo adescando con dolci avvelenati fanciulle e prostitute per frustarle e sodomizzarle, pratiche per cui era prevista l'impiccagione.
Questa differenza di posizioni è esplicitata nell'opera Anti Justine pubblicata nel 1798 come contestazione aperta all'opera di De Sade Justine o le disavventure della virtù (1791), in cui il marchese deplora ogni tipo di riferimento e osservanza dei valori e della morale tradizionali, teorizzando che da essi non possono che scaturire frustrazione, pericoli e sventure nel nuovo mondo di libertini e nichilisti che si andrà via via formando dopo la caduta dell'Ancienne Règime.
Arte ed erotismo nel settecento Arte ed erotismo nel periodo barocco