Nel XVII secolo le potenze europee combatterono numerose guerre alternate da periodi di pace relativa e cambi di alleanze. In questa situazione instabile le vicende degli uomini d'arme erano sempre incerte e avventurose: spesso marinai, soldati e pirati si trovavano a combattere dalla stessa parte per poi uccidersi in altre occasioni.
La storia di Sir Henry Morgan e' una delle più interessanti e ben dipinge il clima e la vita degli uomini di mare che vivevano nelle frontiere avanzate del nuovo mondo, in cerca di gloria o anche solo di pane per sopravvivere.
Henry Morgan nasce nel 1635 nella contea di Monmouth, nel Galles, nel seno di una rispettabile famiglia. Trascorsi i primi anni in famiglia lasciò presto gli studi per seguire l'avventuorsa vita militare, come già avevano fatto due suoi parenti, l’uno colonnello e governatore della Giamaica, l’altro generale.
Nel 1654 si arruola nell'esercito inglese per partecipare a una spedizione per la conquista di Hispaniola. L'esercito spagnolo respinge i settemila militari inglesi, che si ritirano attaccando la Giamaica dove la loro superiorità gli consente di conquistare l'isola che diviene inglese. A Port Royal s’installa una base operativa di militari, corsari e pirati.
Per un decennio il giovane Henry partecipa a numerose scorrerie sulle coste dell'America Meridionale, saccheggiando città di mare e navi mercantili spagnole. E’ un lungo periodo di apprendistato che tempra i pochi uomini che riescono a sopravvivere nel clima tropicale umido e infestato da parassiti e terribili malattie. Nel 1665 il comandante corsaro Edward Mansfield viene catturato e giustiziato dagli spagnoli all'Avana. Morgan ne diviene il successore grazie alla fama di condottiero conquistata negli anni.
A trentuno anni diviene ammiraglio dei Fratelli della costa, meglio definiti bucanieri, una libera associazione di corsari e pirati.
Nell'estate del 1668 salpa da Port Royal per attaccare la città di Portobello, che da quasi un centinaio di anni era il punto d’arrivo dei muli spagnoli che portavano argento ed oro dalle miniere per essere imbarcati e raggiungere la madre patria. La città era costituita da una chiesa, qualche stalla, duecento abitazioni e magazzini di commercianti. Soprattutto era protetta da tre castelli: due alle estremità della baia e uno all'interno.
Morgan guida un numeroso esercito di bucanieri facendoli sbarcare la notte sulla costa precedente Portobello, in modo tale che raggiungessero la città prima dell’alba. La vedetta della città riesce a dare l’allarme prima di essere sopraffatta. Si scatena l'inferno: la battaglia tra bucanieri ed esercito dura un giorno e una notte, la mattina successiva i bucanieri sono padroni della città. Nei giorni successivi vengono espugnati i castelli: Morgan si fa scudo col sindaco della città e i monaci che vengono falcidiati dalle mitraglie del castello. Quindi vengono saccheggiate tutte le abitazioni tra baldorie bevute e abuso di donne.
Morgan però non è pago del successo ottenuto e manda una lettera al presidente di Panama, minacciandolo di distruggere Portobello se non avesse consegnato un riscatto di 350.000 pesos. Don Agustin rifiuta sdegnoso: lui, aristocratico, non vuole avere niente a che fare con un corsaro. Morgan gli risponde per le rime mostrandosi risoluto nella decisione, aspettando i soldati spagnoli.
L'esercito spagnolo avanza lentamente nelle paludi tropicali, fiaccato dalle malattie la calura e gli schioppi dei bucanieri che non gli danno tregua. In agosto Don Agustin capitola e i bucanieri dell'intrepido ammiraglio entrano in possesso di circa 250.000 pesos tra monete, lingotti d'oro e d'argento. Preso il bottino ritornano a Port Royal, dove festeggiano per parecchi giorni scialacquando il bottino conquistato in taverne e bordelli.
Nell'autunno dello stesso anno Morgan progetta un altro attacco e salpa per Isla Vaca, dove si congiunge con bucanieri francesi e una nave da guerra inglese, la Oxford, che gli avrebbe garantito la supremazia militare insieme alle dieci navi corsare. Nel 1669, durante una festa notturna, per errore si incendia la polvere da sparo della Oxford: la nave scoppia uccidendo più di duecento uomini. Morgan si salva, ma deve progettare di nuovo la scorreria e non puntare più a Cartagena, troppo difesa, ma a Maracaibo, sulle coste del Venezuela.
Questa nuova impresa è più temeraria e Morgan deve utilizzare l'astuzia per avere la meglio. Gli spagnoli, avvistate le navi, si aspettano l'attacco. I bucanieri pensano bene di far entrare nel porto una nave mercantile riempita di polvere da sparo travestita da nave pirata, con cannoni finti e uomini impagliati. Distraendo il nemico e facendo esplodere l'imbarcazione al momento giusto riescono a spiazzare gli spagnoli.
I militari a difesa della città credono a un attacco da terra e girano le armi; quando si accorgono dell'errore, gli inglesi sono ormai fuori tiro e gli spagnoli devono accettare la disfatta.
Il bottino è magro, la metà del precedente, ma riesce a far godere quegli uomini per parecchio tempo.
Nel frattempo la situazione politica è in mutazione. Mentre gli inglesi ordinano di non attaccare più gli spagnoli, la regina di Spagna dà ordine a Capitan Rivero di vendicarsi degli attacchi inglesi. Questi saccheggia le Cayman e si prepara ad attaccare la Giamaica.
Il consiglio dell'isola si riunisce e decide di affidare il comando della marina all'ammiraglio Morgan, il quale, ritiratosi temporaneamente, aveva acquistato una piantagione di canne da zucchero.
Nell’Agosto del 1670, ricevuto il mandato per attaccare gli spagnoli, Morgan salpa per Isla Vaca. Alla fine di Settembre riunisce 2000 uomini con 38 navi, una forza davvero poderosa.
Il piano di attacco prevedeva di attaccare Panama e raggiungerla risalendo il fiume Chagres, per poi proseguire in canoa e a piedi nella giungla. Alla foce del fiume lo scontro per oltrepassare i cannoni del castello è tremendo, e gli inglesi subiscono parecchie perdite.
Panama era una città di circa seimila abitanti, per lo più schiavi neri; era punto di raccordo per la raccolta di oro e argento che veniva dal Perù e altre località dell’America meridionale.
Dopo le recenti minacce il governatore di Panama, Guzman, aveva lavorato molto per aumentare le difese della città: all’arrivo di Morgan schiera un esercito di 1200 uomini e 400 cavalieri.
I bucanieri, per ridurre le perdite, non li affrontano direttamente ma ripiegano a destra. Gli spagnoli pensano che si stiano ritirando e partono alla carica: grave errore, perché li espone ai tiratori bucanieri francesi che distruggono la cavalleria e uccidono cento uomini della fanteria. Il governatore fa avanzare anche una mandria di vacche contro i bucanieri, ma l’esito è disastroso e a metà mattina giacciono al suolo più di cinquecento uomini, di cui solo quindici bucanieri.
Il governatore Guzman però aveva dato ordine di riempire le case di polvere da sparo e dar fuoco alle micce, per distruggere la città e non lasciare nulla ai bucanieri. Nel frattempo, a dorso di mulo, gli abitanti di Panama fuggono al porto carichi di oro per sottrarlo agli assalitori che cercano di inseguirli. La mattina seguente all’attacco solo il campanile della cattedrale e gli edifici pubblici erano ancora in piedi. Così viene distrutta la famosa e antica città di Panama, il più grande mercato dell’oro e dell’argento del mondo intero.
Fino al Febbraio dell’anno successivo i bucanieri saccheggiano le campagne e le isole circostanti torturando gli abitanti per farsi rivelare i nascondigli dei tesori. Il bottino arriva a 30.000 sterline, che spartite per ognuno non rendono più di 15 sterline a testa. Morgan è sospettato di truffa; intanto, a Londra era uscito un libro che raccontava la vicenda e lo accusava di essere un pirata.
La notizia della distruzione di Panama viene accolta bene in Giamaica che si sente vendicata dell’attacco spagnolo, ma il governo inglese non è altrettanto compiaciuto, perché la posizione politica con gli spagnoli era di pace. La regina di Spagna, saputo il disgraziato evento, cade in una violenta prostrazione, una grave crisi di nervi.
Gli inglesi prendono le distanze dai corsari e cercano di calmare l’ira della Spagna. I provvedimenti si rivelano però fittizi e passeggeri: presto tutto sarebbe ritornato come prima.
Tuttavia Morgan viene arrestato e portato a Londra nel 1672, dove trascorre due anni agli arresti domiciliari in attesa di conoscere il suo destino. Gli arresti sono però una formalità, che consente all’uomo di riposarsi dopo tanti anni turbolenti e di essere ricevuto nei salotti, dove racconta tra l’ammirazione di tutti le mirabolanti avventure della sua vita. Il rispetto nei suoi confronti gli frutta molti appoggi potenti, e viene perfino invitato a preparare un memorandum che suggerisse il modo migliore di difendere Giamaica dai nemici.
Nel 1674 viene mandato di nuovo in Giamaica, con il compito di assistere il governatore nella difesa dell’isola contro pirati e francesi. La sua attività è decisiva per la salvezza dell’isola, grazie anche al forte armamento portato con sé da Londra. Nel 1688 Morgan muore, a cinquantaquattro anni, a causa di una vita dissoluta passata a bere rum nelle osterie di Port Royal col titolo di cavaliere e governatore dell’isola.
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