Qui si raccontano le singolari e interessanti vicende che portarono una semplice borghese a diventare una delle donne più potenti d’Europa, durante il regno di Luigi XV, in una Francia assolutista e in un mondo, come dire, ancien.
La Francia sotto il regno di Luigi XV
La Francia di Luigi XV non se la passava né bene né male: il re non aveva il nerbo e l’ambizione del suo predecessore, forse perché cresciuto nella bambagia mentre il giovanissimo Luigi XIV aveva subito imparato l’arte di far rispettare la corona negli anni della fronda.
Luigi XV scavalcò il padre e il fratello, i quali, se fossero stati ancora vivi alla morte del Re Sole, sarebbero diventati sovrani al suo posto. La Francia era unita e compatta, il sistema statale impostato dai grandi ministri Richelieu, Mazzarino e Colbert, la nobiltà asserragliata a Versailles e non più temibile per la corona.
La vita dei nobili era una favola che il popolo guardava a caro prezzo, si susseguivano scandali e amori, intrighi di sesso e potere; come oggi del resto, ma all’epoca la divisione di classe, la magia e le antiche credenze rendevano tutto più entusiasmante.
Il giovane re di Francia, sposato per necessità alla principessa polacca Maria Leszczynska più vecchia di lui di sette anni, le fu devoto finché poté diventando padre ben dieci volte. Alla lunga però l’amore anche più devoto ha bisogno di cercare altri sbocchi, e così il bel re giovane e annoiato cercava l’amore in donne intelligenti che lo facessero divertire.
Nel 1745, a un ballo mascherato in occasione del matrimonio del giovane delfino, conobbe la donna che per vent’anni sarebbe stata prima sua amante, poi intima amica che lo aiutò a governare la Francia.
Jeanne Antoinette Poisson, futura Marchesa di Pompadour
Madame de Pompadour, battezzata Jean Antoinette, nacque il 30 Dicembre 1721 in una famiglia borghese che, grazie alla finanza esercitata dal padre presso i potenti di Francia, si permetteva una vita agiata e anche di più. Date le sue origini non poteva certo pensare di fare tanta carriera, e se il re fosse stato come il suo glorioso avo non ci sarebbe mai arrivata; ma la tenacia e l’astuzia di questa donna furono senza dubbio unici.
Quando Jean era ancora bambina, le vicissitudini della vita avevano spinto il padre a esiliare lasciando la moglie in patria con qualche difficoltà economica; la figliola fu mandata in convento dalle suore per avere una buona e sana istruzione. Madre e figlia furono introdotte nella buona società. La fanciulla, che aveva ottime doti di attrice e cantante, venne ben accolta, ma la madre non fu mai molto gradita a causa del suo passato incerto.
Jeanne Antoinette Poisson fu maritata a Charles Guillame, senza che i due sposi potessero dir la loro. Alla fine il contratto fu vantaggioso non solo per le famiglie, ma anche per i novelli sposi: Antoinette era bella e intelligente e non dispiaceva a Charles; quanto a lei, il matrimonio le avrebbe garantito un futuro più sicuro cancellando i trascorsi della sua famiglia non graditi alla società. In onore del ricco zio Tournehem, che volle quel matrimonio assicurandogli un'esistenza migliore, i novelli sposi presero il suo cognome facendosi chiamare Monsieur e Madame le Normant d'Etiolles.
La nuova vita fece approdare Jeanne Antoinette ai più alti livelli dell'aristocrazia; era apprezzata e desiderata, pian piano si avvicinava sempre di più alla corte ricevendo omaggi e regali da parte di uomini della cerchia del re che la corteggiavano.
Il marito fu spedito via da Parigi per lasciar libera la ragazza di proseguire la sua scalata a corte. I parenti, in particolare lo zio del marito, si aspettavano molto da lei. All'epoca come oggi, gli affari maggiori non si facevano tramite concorso.
Una borghese a corte
La giovane Antoinette dovette applicarsi per esser degna della corte, non solo perché il rango la limitava, ma anche perché la corte era un mondo a sé. Era necessario conoscere tutti i rituali dell'etichetta, i nomi, le ambizioni dei clan e dei personaggi che complottavano ininterrottamente: un mondo difficile e complicato. A svolgere per lei questo compito educativo fu l'abate Bernis, uomo di poca fede e molto gaudio, vicinissimo al re e capace di esserle amico.
Fortuna volle che Voltaire si legasse molto alla giovane donna in carriera, e trovasse addirittura ispirazione in lei; così che a corte entrambi si sarebbero favoriti a vicenda.
Finalmente, il re si accorse di lei e se ne innamorò. La portò a corte, le fece ristrutturare un’ala del castello e la rese nobile comprando per lei la signoria di Pompadour nel Limousin. La novella marchesa non visitò mai le sue terre, ma si appropriò subito dello stemma della famiglia appena estinta.
Il 14 Settembre 1745 Madame de Pompadour fece il suo ingresso a corte, dopo aver passato l'estate a studiare il microcosmo di Versailles. Durante i riti di presentazione fu invidiata e odiata da quasi tutti, poiché a corte erano ammessi per consuetudine solo aristocratici che potevano comprovare la loro dinastia fino al 1400. Tra questi vi erano anche nobili di fresca data eletti dai re: questi ultimi erano i più avversi alla novella marchesa.
Diversamente da Luigi XIV che aveva creato la corte e la usava con saggezza psicologica, Luigi XV, che rispettava il grande bisnonno e non cambiò nulla nell'etichetta, non la amava e preferiva stare in privato e lontano dalla corte, frustrando i cortigiani che a Versailles si recavano più per bisogno che per godere del bel mondo. Giungere al re era più difficile, perché lui stava lontano e selezionava i cortigiani nei momenti di socializzazione, rifugiandosi al secondo o terzo piano nei petit cabinets dove incontrava in segreto chi voleva, facendo ingelosire e mormorare tutta la corte.
Presto l'amore del re verso l'amante conquistò i cortigiani, che allentarono l'ostilità verso la favorita.
L'intelligenza della Pompadour fece il resto, dimostrandosi attenta all'etichetta e cercando di rendersi gradita alla regina spingendo il re a essere gentile con lei. Studiò molto le amanti del Re Sole cercando di somigliare a loro, in particolare la Maintenon e la Montespan. La sua inclinazione sul re favorì anche le famiglie che l'avevano aiutata ad arrivare tanto in alto, ottenendo per intercessione del re vantaggi notevoli nelle carriere dei parenti.
A corte si formarono due partiti: uno dei filosofi favorevoli alla marchesa che erano per l'innovazione politica e statale, e uno avverso alla marchesa che parteggiava per l'aristocrazia ed era capeggiato dal Delfino, figlio del re.Tra una guerra vittoriosa e l'altra (vittoriosa in quanto a battaglie, un po’ meno per quanto riguardava le finanze statali) la marchesa poteva riprendersi durante le assenze dell'amante, molto esigente. La vita intensa a corte era molto faticosa, tra balli e lunghe notti innaffiate da abbondanti bottiglie di liquori e champagne. La favorita doveva essere sempre in forma e non deludere.
Per tener a bada la noia del sovrano e per restare in auge, la marchesa pensò bene di darsi al teatro e creò una compagnia teatrale nella quale ella stessa recitava con grande successo. Fu costruito anche un teatro a Versailles, dove venivano messe in scena periodicamente molte rappresentazioni. Queste doti intraprendenti facevano ammirare sempre di più la Pompadour al re, che era deliziato.
Colta e mecenate
Durante il regno di Luigi XV i filosofi e letterati erano tornati tutti a Parigi, perché la corte era piuttosto ignorante e ingrata. La Pompadour se ne prese cura con qualche successo, ma non poté fare l’impossibile a causa della testa calda di Voltaire, che lodava e sovvertiva al tempo stesso. Il filosofo era uno spirito troppo libero, famoso e orgoglioso per la Francia di quel periodo; tant’è che preferì andarsene.
L’anno 1748 si rivelò difficile per la marchesa. La conclusione della guerra per la secessione dell’impero austriaco portò solo un dispendio di finanze per la Francia, e scarso guadagno nei trattati di pace. La colpa ricadde tutta sulla favorita, sia perché distraeva il re dalla politica del regno, sia per l’influenza che aveva sul sovrano prendendo le parti della famiglia di finanzieri Paris, che aveva interesse economico al protrarsi dell’evento bellico. In quell’anno tornò Richelieu dall’Italia: accolto trionfalmente a corte cercò di prendere il ruolo che ebbe il porzio nella politica francese, e per questo si schierò con il partito dei principi contro la marchesa. Ma il nuovo maresciallo di Francia, Richelieu, non potè nulla, sconfitto in partenza da uno scandalo di cui fu artefice. Per meglio stare con la sua amante, il re costruì un caminetto girevole per raggiungerla dal suo appartamento attiguo senza che il marito lo sorprendesse, ma l’inganno fu scoperto e madame de Pompadour non mancò di ridicolizzarlo a corte rendendolo piccolo piccolo.
Il re Luigi XV era sempre innamorato e distratto dalla sua favorita, tanto da trascurare il lavoro con i suoi ministri e lasciar andare la Francia a rotoli. Questo atteggiamento ebbe ripercussioni negative sia tra l’aristocrazia di corte che tra il popolo, che odiava apertamente la Pompadour e incominciava a odiare anche il re. I due piccioncini erano colpiti da libelli satirici, ma non capirono bene a fondo quale fosse il problema e cercarono di risolverlo a modo loro tra cacce, danze e bei palazzi.
Sempre più potente
Per l’anno 1750 fu completato il castello di Belleveue, costato parecchio per le esigenti necessità artistiche della marchesa, che lo volle arricchito di un teatro da 150 spettatori. Al re piacque la residenza che la favorita aveva allestito con tanto gusto, tra mobili cinesi e quadri di Boucher, e vi si recava spesso; anche perché a Versailles le dispendiose rappresentazioni teatrali furono proibite per omaggiare il popolo, che criticava lo sfarzo di corte.
Tuttavia, i rapporti tra la marchesa di Pompadour e il re stavano mutando: all’amore si sostituì l’amicizia, e geniale astuzia della donna fu quella di saper legare a sé l’uomo che le diede tanta fortuna in mezzo a tante avversità. Nell’anno del giubileo 1751 il clero si schierò apertamente contro madame de Pompadour. Nella questione intervenne direttamente il papa: solo dopo l’allontanamento della donna il re avrebbe potuto ricevere la confessione e la comunione. Alla fine il sovrano rinunciò ai sacramenti, mentre a corte venivano eseguite messe e penitenze anche corporali per cacciar la favorita.
Nel 1752 i cortigiani ordirono un complotto per cacciare la marchesa, a cui parteciparono anche un ministro e Richelieu. Luigi XV si saziò della bellissima e giovane amante Choiseul, ma la tresca fallì e la marchesa vittoriosa fu innalzata a duchessa.
Una donna di stato
La nuova duchessa era divenuta insostituibile amica del re, che consigliava in tutto: in amore, con le giovanissime ragazze di cui non temeva la rivalità, e in politica, informandosi e incoraggiando le scelte del sovrano, come accadde nel 1753 quando il parlamento di Parigi fu mandato in esilio come segno dell’autorità del re.
L’influenza della duchessa fu incisiva anche nell’arte e nella cultura: favorì la creazione delle manifatture di Sevres per la produzione di porcellane che rivaleggiassero con quelle sassoni vendute in tutta Europa, fu mecenate di grandissimi pittori e appoggiò i philosophes, riuscendo a convincere Luigi XV a ritirare la proibizione dell’Enciclopedia esecrata dai preti.
Nel 1754 Madame de Pompadour perse la figlia Alexandrine ancora bambina. Questa morte le condizionò profondamente lo spirito, sempre teso e incerto sul suo presente accanto al re.
In quegli anni aumentò in lei la passione politica, intervenendo in delicate questioni religiose e aiutando il re nei problemi con il parlamento e il clero, facendo leva sulle sue amicizie che esercitava tramite fitte corrispondenze epistolari con ambasciatori italiani e uomini di stato inglesi.
Nel 1755 si inasprì la situazione tra Francia e Inghilterra a causa delle colonie americane, tanto da costringere il riluttante Luigi XV ad affrontare una guerra con gli inglesi. In questa delicata situazione la Francia attuò un capovolgimento delle alleanze europee scostandosi dalla Prussia, regno in ascesa grazie al talento di Federico il Grande, e abbracciando gli Asburgo d’Austria guidati dall’energica imperatrice Maria Teresa. In questa delicatissima trattativa madame de Pompadour ebbe un ruolo fondamentale comportandosi da vero ministro del re, portando le trattative al successo reggendo un intrigo diplomatico estremamente delicato. Il primo maggio del 1756 si firmò il trattato franco austriaco e presto le truppe si scontrarono con gli inglesi e con i prussiani.
Il 1757 ebbe un inizio infausto: il re fu pugnalato da uno sconosciuto mentre si recava al Trianon, benché fosse circondato da uomini di corte. Fortunatamente per sua maestà la ferita non fu grave e guarì subito, ma l’avvenimento lo turbò gettandolo nello sconforto più totale, rincuorato solo dall’affetto affetti di madame di Pompadour che tutta la corte, dopo quella vicenda, dava per spacciata.
Damiens, l’attentatore, non confessò mai i suoi mandanti, sempre che ne avesse avuti. I magistrati, per distogliere l’attenzione sul parlamento posta dall’attentatore, lo giudicarono un folle solitario condannandolo in Marzo allo squartamento e al rogo delle membra.
Una donna al potere
Alla vigilia della guerra con l’Inghilterra il potere della duchessa le diede un poco alla testa, spingendo il re a licenziare due dei suoi maggiori ministri senza poterli sostituire con persone di maggior esperienza o almeno al pari. Madame de Pompadour con infantile ottimismo era sicura di saper provvedere al meglio a seconda delle circostanze, ma perfino gli alleati rimasero sbigottiti di fronte al licenziamento dei due ministri.
Sempre lei seguì il delicato rapporto con il parlamento, che si era fatto sempre più critico e rischiava di sfociare in un grave conflitto di istituzioni proprio nel momento più delicato del regno di Luigi XV.
La guerra contro Prussia e Inghilterra procedeva tra alti e bassi, anche a causa delle rivalità e divergenze tra ministri e in particolare tra i comandanti degli eserciti. I finanzieri della Pompadour si fecero sempre più potenti grazie alle guerre e si avvicinarono a Richelieu, che sotto consiglio fu nominato comandante dell’esercito nel continente. Questi, sempre invidioso e geloso della duchessa, non eseguì sempre i comandi e dovette intervenire il re in persona, mentre l’esercito francese subiva una pesante sconfitta nel 1757 contro l’esercito prussiano, di due terzi più piccolo. Il governo francese si dimostrava debole, la duchessa fungeva da primo ministro senza averne i titoli, i ministri stavano a guardare senza avere la capacità di agire e l’abate Bernis, l’unico davvero capace, doveva interpretare le volontà di un sovrano buono quanto debole, indeciso e lunatico. L’abate Bernis, a differenza del re e della favorita, aveva una visione più concreta della guerra e consigliava i due di non procedere oltre per ottemperare l’alleanza con l’Austria e rischiare la corona. Ma non venne ascoltato, e come il Richelieu cadde in disgrazia sostituito con aristocratici anziani e poca esperienza. La duchessa pensava di svolgere egregiamente il lavoro di primo ministro e di non aver bisogno dell’abate, che era diventato pessimista e non la pensava come lei.
Madame de Pompadour passava giorni interi a scrivere ai suoi generali, che non erano affatto contenti di essere comandati da una donna senza esperienza che teneva più all’alleanza con l’Imperatrice che al bene della Francia. Aveva paura di fare brutta figura davanti all’imperatrice.
Anche in America la situazione volgeva al peggio: gli inglesi si impossessavano del Canada e della Guadalupa, mentre sul continente era auspicabile la fine della guerra con la Prussia.
Al Bernis seguì Choiseul come primo ministro. Gran libertino, capì perfettamente come reggere la situazione riuscendo gradito a Madame de Pompadour: giustificò il proseguimento della guerra, che il popolo non capiva, anche di fronte alle continue sconfitte. Federico II avrebbe gradito molto la pace con la Francia, ma fu costretto a combattere contro “le tre puttane”, come le chiamava: l’Imperatrice, la Zarina e Madame de Pompadour. La Prussia viaggiava sull’orlo del baratro, ma non fu sconfitta a causa del cattivo coordinamento degli alleati. Nel 1763 per la Francia non ci fu altra via che procedere alla pace con Inghilterra e la Prussia, che libera dal fronte russo era abbastanza in forze da distruggere l’Austria. Mentre l’Inghilterra usciva dalla guerra come nuova potenza mondiale, Luigi XV era stato umiliato perdendo territori e onore.
La migliore amica del re
Anche negli ultimi anni di vita la marchesa di Pompadour visse per il suo amato re illudendosi di essere l’unica e l’insostituibile nella sua mente, sperando un giorno di divenirne la sposa come successe alla Maintenon con Luigi XIV. Tentò di tutto per tenere freddi i bollenti spiriti del re e costringerlo a una vita più morigerata tanto da starle vicino, ma neanche il tentativo di farlo redarguire dal papa funzionò. Il sovrano fu sempre troppo gaudente, e quando gli presentarono una bella amazzone ventenne di nome Romans non se la lasciò scappare, pur non presentandola a corte; la tenne per amante cinque anni per poi chiuderla in convento, ma purtroppo la grande favorita non visse abbastanza per poter vedere la sconfitta della rivale.
Il 14 Aprile 1765 Madame de Pompadour, dopo mesi di sofferenze e anni in cui la tubercolosi non le diede tregua, spirò liberando il re nel modo peggiore.