Se mi raccontassero Pelle d’Asino ne trarrei estremo piacere. La Fontaine
La vita
Letterato e uomo di governo, capostipide della tradizione dei Cabinet des Fées nelle corti settecentesche, Charles Perrault nacque a Parigi il 12 gennaio 1628 da una ricca famiglia altoborghese in stretti rapporti con la corte di Francia. Figlio di Pierre Perrault, avvocato al parlamento di Parigi e di Paquette Le Clerc, Charles aveva un fratello gemello che però morì a soli sei mesi e tre fratelli che divennero importanti personalità: Claude, medico e architetto, al quale si deve la facciata est del Museo del Louvre, detta la “colonnade”; Nicolas, teologo; Pierre, scrittore.
Charles Perrault frequentò le scuole più facoltose come il collegio di Beauvais intraprendendo gli studi di legge ed ebbe presto importanti posizioni ufficiali, come “commis de la surintendance des batiments” per la quale agì da intermediario fra Colbert e gli artisti della corte del Re Sole. E proprio da Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV, Perrault fu nominato segretario a vita dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, nel 1663.
Accademico di Francia dal 1671, partecipò alla “querelle des ancients et des modernes” schierandosi tra i modernisti nei dialoghi satirici sui Paralleli degli antichi e dei moderni, sì da essere considerato l’iniziatore della “Querelle”. Per sostenere la sua causa scrisse Le Siècle de Louis le Grand e Parallèle des Anciens etdes Modernes “confronto fra antichi e moderni”. Molto ammirato anche da Madame de Sévigné, Perrault si sposò nel 1672 con la diciannovenne Marie Guichon che morì nel 1678 dopo avergli dato una figlia e tre figli. Soprintendente ai monumenti, si interessò anche di architettura.
Morto Colbert, Perrault perse la sua pensione di scrittore e nel 1695 perse anche il suo posto come segretario. Decise dunque di dedicarsi ai figli. Morì a Parigi il 16 maggio 1703 all’età di 75 anni. Le sue Memorie furono pubblicate postume nel 1759.
I racconti di Mamma Oca
L’opera più duratura e per la quale Perrault divenne celebre è però da ricercarsi in tutt’altro genere: ironia della sorte, proprio lui che si era schierato dalla parte dei modernisti, quasi da essere considerato un precursore dell’età dei lumi, ottenne la fama grazie a racconti di magia e fantasia.
Tra il 1691 e il 1694 pubblicò tre racconti in versi: Griselda, I desideri inutili e Pelle d’Asino.
Le sue fiabe più celebri furono raccolte in un piccolo libro pubblicato nel 1697 che fece il giro del mondo divenendo un classico della letteratura per l’infanzia: “Racconti e storie del tempo passato con una morale”,col sottotitolo,“ I racconti di Mamma oca”, uscirono con lo pseudonimo di Pierre d’Armancourt, in onore del figlio più giovane, Pierre, e di una sua proprietà, Darmancourt. Sebbene molte di queste fiabe siano trascrizioni di storie legate alla tradizione popolare, Perrault diede loro dignità letteraria. Quei meravigliosi e magici racconti sono ancora oggi amati da milioni di bambini:
Perrault arricchì molte di queste storie con elementi propri: per il castello della Bella Addormentata, per esempio, lo scrittore si ispirò al castello d’Ussé; nel Gatto con gli stivali, si ispirò alla moda del tempo e alla figura del marchese di Chateau d’Oiron. Sua fu l’invenzione della scarpetta di cristallo di Cenerentola e sempre sua fu l’invenzione del personaggio archetipico di Mamma Oca, un’oca umanizzata vista come un’anziana signora di campagna che racconta favole e filastrocche.
Il mondo in cui si svolgono questi racconti è il mondo meraviglioso e opulento della corte del Re Sole, fatto di favolosi palazzi, balli, feste e abiti sfarzosi. Le celebri fiabe di Perrault, insieme a quelle dei fratelli Grimm e di Andersen, sono ormai parte importante della nostra cultura. I riferimenti a esse in opere d’arte, liriche, teatrali, cinematografiche sono incalcolabili.
Lo scrigno delle fate
L’avvento di Luigi XIV aveva fatto sbocciare in quegli anni un nuovo genere letterario: la fiaba e il racconto fantastico. Dame e cavalieri gareggiavano tra loro nel raccontare e inventare storie fantastiche; i racconti di fate divennero una vera e propria mania.
Oltre a Perrault vanno ricordati anche altri esponenti di questo genere, sia pur di minore levatura: Madame d’Aulnoy, Madame de Murat, Mademoiselle de la Force, Le Chevalier de Mailly, Le Conte de Caylus, Charles-Antoine Coypel e soprattutto Madame Leprince de Beaumont (1711-1780). Quest’ultima, quantunque ritenesse le favole perniciose per i ragazzi, scrisse “I racconti delle fate” e riadattò e rivisitò una celeberrima fiaba, scritta da Gabrielle-Suzanne de Villeneuve (1695-1755), La bella e la bestia.
Fra il 1785 e il 1789 tutte queste storie furono raccolte e pubblicate con il titolo di Cabinet des Fèes ou Collection choise des contes des Fèes et autres contes merveilleux (Lo scrigno delle fate o collezione scelta di racconti di fate e altri racconti meravigliosi).
Curiosità
La scarpetta di Cenerentola, secondo alcuni studiosi sarebbe di pelliccia di scoiattolo. Il mito della scarpina di cristallo sarebbe in realtà nato da un errore fonetico: la parola vair che in francese significa appunto pelliccia di scoiattolo scambiata con la parola verre (cristallo).