Dalle grazie di Mazzarino al servizio di Luigi XIV
Nato nel 1619 da una ricca famiglia di Reims, Colbert entra a servizio dello Stato nel 1643, prima come consigliere del ministro della Guerra Lauvois e poi come consigliere di Stato su richiesta di Mazzarino.
Il cardinale italiano ha grande stima e fiducia in lui, tanto da affidargli l'amministrazione dei suoi beni quando, nel 1651, è costretto a lasciare la Francia a causa della Fronda.
Al suo ritorno a Parigi, due anni più tardi, Mazzarino nominerà ufficialmente Colbert intendente ufficiale del suo enorme patrimonio e lo raccomanderà caldamente al giovane Luigi XIV re di Francia come esempio di competenza e rettitudine.
Con la morte di Mazzarino, Colbert eredita una cospicua somma lasciatagli dal cardinale ed entra direttamente a servizio del re come collaboratore del sovrintendente alle finanze Nicolas Fouquet. Quest'ultimo è sospettato di irregolarità e mala gestio delle finanze reali: pur senza elementi probanti schiaccianti, sarà proprio Colbert a convincere il re della necessità di arrestare Fouquet e di condannarlo con un processo tutt'altro che imparziale e testimoni corrotti.
Un solo uomo per tutte le ricchezze del re
Spodestato Fouquet, Colbert entra nel consiglio delle finanze, un nuovo organo istituito da Luigi XIV, e nel 1665 diventa controllore generale delle finanze, carica che aveva soppiantato quella di soprintendente assegnata a Fouquet.
Nel 1669 viene nominato ministro della real casa, carica che lo porta ad essere molto vicino a Luigi XIV e ad instaurare con lui un rapporto confidenziale che gli darà grandissima influenza nelle decisioni di Stato.
Le riforme e il “colbertismo”
Colbert diede il via ad una serie di riforme che estromettevano completamente la noblità dalla gestione dell'economia e della politica a favore di intendenti borghesi e tentò di risanare una situazione finanziaria critica tramite un sistema esattoriale più razionale e meno costoso. Tentò anche di rendere il sistema fiscale più equo, introducendo un rudimentale sistema di tassazione progressiva che tuttavia non trovò mai applicazione, a causa delle forti resistenze dei ceti medio alti e della continua necessità di capitali da impiegare in scopi bellici.
Infatti le numerose guerre intraprese dal Re Sole dissanguavano letteralmente le casse dello Stato e richiedevano costantemente ingenti capitali da investire. A questo scopo Colbert, partendo dalla ovvia considerazione che la ricchezza di uno Stato è basata sulla quantità di moneta, pianificò un sistema in cui le importazioni, che comportavano una fuoriuscita di moneta verso altri Paesi, fossero minimizzate a favore delle esportazioni, apportatrici di nuova ricchezza.
Questo modello economico, rimasto noto col nome di colbertismo e largamente applicato, anche se con alcune varianti, fino ai giorni nostri, prevedeva un potenziamento ed un ampliamento dei settori produttivi interni, un innalzamento degli standard quantitativi e qualitativi delle manifatture e la maggior diversificazione possibile dei settori merceologici, in modo da sbaragliare la concorrenza dei prodotti esetri.
Le “manifatture reali”
Tutte le resistenze poste dalle corporazioni alle nuove iniziative economiche fuorno aggirate da Colbert istituendo le manifatture reali, imprese quasi sempre private che potevano godere di sovvenzioni e sgravi fiscali in cambio di una migliore e più abbondante produzione.
Nacquero così le famose manifatture degli arazzi di Gobelines, delle tappezzerie di Beauvais e delle sete di Lione, i cui prodotti divennero i beni di lusso più ambiti in tutta Europa.
Inoltre, sempre a tutela della produzione interna, le importazioni fuorno tassate in modo pesantissimo, fu proibita l'emigrazione degli artigiani esperti, furono tutelate le invenzioni e i designs originali con una rudimentale forma di “copyright” e vennero portati in Francia operai con particolari competenze, come ad esempio i maestri vetrai di Venezia. Molti di questi furono fatti assassinare da sicari della Serenissima, che non vedeva di buon occhio l'esportazione di tecniche di fabbricazione di cui era detentrice esclusiva nel mondo da secoli.
Il potenziamento produttivo non fu diretto solo ai beni di lusso, ma anche al settore dei tessili di impiego comune, nel quale avevano il monopolio inglesi e fiamminghi, della metallurgia e delle armi.
Senza possibilità di errore
I processi produttivi erano sottoposti a rigorosissimi controlli e regolati da numerose e minuziose norme, la cui infrazione poteva essere punita non solo con pene pecuniarie ma anche con la gogna e la detenzione.
Uno stuolo di ispettori nominati da Colbert aveva il compito di verificare gli standard qualitativi e quantitativi in tutta la Francia, tramite prodotti campione: quelli che fossero stati difettosi venivano esposti in pubblico con un etichetta che recava il nome del produttore e in caso di 3 campioni fallati gli ispettori stessi invitavano la folla a insultare e boicottare i produttori. Anche la negligenza o la pigrizia sul lavoro erano severamente puniti, spesso con la fustigazione.
Un sostegno per il commercio
Si deve a Colbert la compilazione del primo codice di commercio dell'era moderna, l'Ordonnance du Commerce del 1673, che stabiliva un regolamento generale per il commercio via terra e fu redatta con il parere e l'ausilio delle corporazioni e delle giurisdizioni mercantili, rappresentate dal giurista Jacques Savary.
Tuttavia il supporto dato da Colbert al commercio interno non si fermò al piano legislativo, ma si tradusse in un potenziamento e miglioramento delle infrastrutture, con l'ampliamento e la costruzione di strade e canali come il Canal du Midi (1666-1681), e in un alleggerimento dei dazi e delle dogane interne.