Il crescente barocchismo della nostra epoca si riscontra in tanti piccoli particolari della nostra vita quotidiana. E’ ciò che pensavo l’altro giorno, intento a considerare alcune forme che mi passavano davanti. La creatività commerciale, forma d’arte della contemporaneità, si dipana in mille aspetti. Osservavo il lunotto posteriore della Citroen C2, la sua forma particolare a trapezio irregolare, e mi chiedevo se potesse essere considerato “barocco”: per le linee diritte e squadrate sicuramente no, ma per l’irregolarità “borrominiana” di fondo quasi sì. Ma non era sufficiente.
Poi ho visto una confezione di caffè liofilizzato di una celebre marca di una celebre catena di supermercati, che riproduce la forma tozza della chiesa di Miagao nelle Isole Filippine. Anche i colori delle auto non sono da meno: Omar Calabrese, nel suo L’età neobarocca del 1987 (Laterza, Bari), afferma come tra le caratteristiche del barocco “neobarocco” vi siano la sfumatura, l’imprecisione, il non so che. E la nostra epoca è colma di sfumature.
Un’altra caratteristica è l’ibridazione dei generi, tipica della letteratura del Seicento e che si ripercuote su tanti oggetti della vita quotidiana oggi. Ad esempio il color gelato al pistacchio di molte auto non è il semplice color verde, e neanche il più complicato verde pistacchio: è proprio il color gelato al pistacchio. Di auto così colorate ce ne sono parecchie. Ma dal momento che l’argomento ci ha fatto pensare ai colori delle auto, non si può fare a meno di andare a considerare direttamente i gusti dei gelati: se ci si reca da un gelataio, si potrà osservare come molti gusti siano stati sostituiti dalla loro sfumatura: si troverà il gelato allo yogurt alla fragola, ma si rischia di non trovare più il tradizionale gelato alla fragola. E così per le mousse: si troveranno la mousse al caffè o allo zabaione, ma non più il semplice gelato al caffè o allo zabaione. Ovviamente ciò accade in molti casi, non in tutti, ma è fortemente indicativo.
Il giocatore di calcio della Roma Francesco Totti, nella sua piacevole e ironica guida alla città di Roma, E mo’ te spiego Roma - la mia guida all’antica Roma, descrive nel penultimo capitolo come dopo una partita di calcio si faccia uno shampoo ai frutti rossi energizzanti. Non più il classico shampoo alla camomilla, dunque.
Lo stesso discorso vale per i vestiti, i cui colori sono quasi sempre sfumature di colori principali, vale a dire colori principali decentrati: calzini color ghisa, e non semplicemente grigi; pantaloni antracite e non marroni, giacche color casa cantoniera, e non più semplicemente rosse.
Ma la nostra epoca non si presenta barocca solamente per i colori: torna di moda l’ovale. E’ sempre più frequente il caso di piattini da caffè asimmetrici col posto per la tazzina pòsto di lato, al fuoco dell’immaginaria ellisse costituita dal piattino stesso. Nella città in cui vivo, Faenza, vi è una pasticceria coi tavolini ovali, per non parlare delle illuminazioni a vòlte concentriche e spiraliformi (quest’ultimo caso è diffusissimo, ma da sempre).
Tornando al fenomeno dell’ibridazione, non sottovaluterei i succhi di frutta misti: mela-banana, pesca-limone ecc., che si possono trovare ormai in tutti i supermercati e bar.
Non c’è da meravigliarsi di tutto questo: una società complessa come la nostra non poteva non pervenire agli esiti della più complessa delle forme, quella barocca.