Un monumento barocco molto interessante è la fontana monumentale di Faenza, in provincia di Ravenna. E’ una costruzione molto originale che merita di essere ricordata. Fu realizzata nel 1621 – ma su questo avremo modo di ritornarci più avanti – su progetto del domenicano Padre Domenico Paganelli e disegno esecutivo di Domenico Castelli, detto il Fontanino, per essere solito costruire fontane, ma che non pare aver costruito altre fontane a parte questa: forse a causa del fatto di occuparsi di tubature e condutture d’acqua.
Venendo al monumento, è composto di una vasca esagonale in pietra d’Istria posta sopra tre gradoni, al cui centro si eleva il fusto a pianta triangolare culminante con un grande catino, dal quale sgorga lo zampillo principale. Gli elementi di maggior interesse artistico sono i bronzi, fusi a Recanati dai fratelli Pietro Paolo e Tarquinio Jacometti e da Giovan Battista Vitali: i pezzi di bronzo comprendono sei mascheroni sulle pareti della vasca, sei draghetti (di cui uno rubato), tre grandi leoni rampanti, tre teste sotto le iscrizioni e tre sopra, tre aquile con mascheroni e conchiglie, tre draghi più grandi agli angoli del fusto e altri elementi minori.
I leoni rampanti rappresentano non solo la città di Faenza, di cui sono il simbolo, ma anche i Legati pontifici di Romagna cardinali Vercelli e Rivarola, sotto i quali l’opera venne iniziata e compiuta, essendo presenti nei loro stemmi di famiglia; i draghi compaiono nell’arma dei Papi Gregorio XIII (1502-1585) e Paolo V (1504-1572), mentre le aquile si trovano negli stemmi sia di Paolo V che del cardinale Rivarola (1575-1627), che fu committente della fontana. Vi è quindi un intreccio di simboli per nulla casuale, che rappresenta tutte le figure che promossero la costruzione dell’acquedotto faentino nell’arco di quaranta anni, acquedotto da cui deriva l’acqua della fontana.
Infatti la fontana è soltanto la punta dell’iceberg di un immenso progetto cominciato di già nel 1583, che ambiva portare l’acqua di un fonte preappenninico posto a pochi chilometri da Faenza al centro della città. Interrotto nel 1585, venne ripreso nel 1614 e portò l’acqua nel 1617. La fontana, riportano gli studiosi più recenti, venne inaugurata nel 1621.
Ma una tradizione minore ma non meno significativa afferma che il progettatore fra Domenico Paganelli morisse proprio il giorno dell’inaugurazione della fontana, nonostante le cronache riportino che fu inaugurata nel 1621 ed egli morisse nel 1624. Afferma, detta tradizione, che il Paganelli presenziasse all’inaugurazione del monumento di fronte al popolo assiepato nella piazza secondaria che collega la piazza principale al Duomo di Faenza.
Non arrivando l’acqua dalle tubature, la folla cominciò a mormorare e il frate, preso dalla vergogna, estrasse un pugnale dalla tonaca e si suicidò. Proprio in quel momento arrivò l’acqua dalle tubature, ostruite pare da alcune rane, e l’artista cadde riverso nell’acqua che riempiva la fontana, tingendola di rosso per il sangue che usciva dalle ferite. Caratteristica dei faentini, e non solo loro in Romagna, infatti, è quella di non sopportare di fare una brutta figura.