Roberto Calasso definisce il classicismo come un ibrido tra barbarico e neoclassico; io, da parte mia, lo definirei come un delicato equilibrio tra arcaico e barocco: ma in ogni caso si vede come il rapporto tra classico e barocco sia piuttosto complesso. Evidentemente D’Ors, comprendendo tra i suoi 22 barocchi quattro specie di classicismo e contemporaneamente opponendoli, intendeva per classicismo una forma molto particolare di classico, come se vi fossero due classicismi: distinguendo tra classico e barocco, in realtà distingueva tra una forma di classicismo e un’altra forma di classicismo. Come si diceva in apertura di sezione, è più che altro un fatto di definizioni. Il suo barocco è un classico anticlassico. Per lui il classicismo è ciò che è sobrio, razionale e geometrico: non le storie degli Dèi. Per cui una storia degli Dèi rappresentata in stile pomposo, irrazionale e virtuosistico non è classica, ma barocca. Il classico è una forma, così come il barocco è un’altra forma: ma non è escluso che la forma barocca abbia contenuti mitologici.
Questo discorso introduttivo per chiarire la presenza dei quattro classicismi tra i 22 generi di barocco orsiani, il primo dei quali quello di cui ci occupiamo qui, il barocchus arcaicus. Avvertiamo che nella descrizione delle specie barocche non staremo a descrivere le correnti artistiche per intero, ritenendole già note agli avveduti lettori: ma sottolineeremo ciò che di barocco presentano nei loro contenuti e nelle loro forme.
Trattando brevissimamente di Barocco arcaico, D’Ors afferma: “Immaginiamo le antichità cretesi e micenee, così morfologicamente inquiete da ricordare in architettura il gotico, nella decorazione l’arte della fine del secolo…” (gotico e fin de siècle sono specie di barocco, come vedremo) e conclude: “In realtà, si può estendere questo nome ad una grande parte dell’Oriente antico.” Perciò l’Oriente antico è accomunato all’arte greca arcaica: qui ci limiteremo a dire che i mostri rappresentati nelle architetture antiche, dalle divinità antropoanimali egizie alle steli assiro-babilonesi alle statue grifoformi di Persepoli, preannunciano quelle che vedremo sugli stipiti delle chiese gotiche. Discorso più approfondito per l’arte minoico-micenea.
I palazzi minoici dell’antica Creta erano costruiti in maniera da garantire notevoli effetti scenografici: modellandosi sul declivio del colle con un succedersi di terrazze e gradinate, dal risultato irregolare e per niente razionale. Molte sale erano decorate con grandi pitture murali e le immagini pòste entro contorni stilizzati e ritmici presentavano un andamento libero delle linee e un accordo vivace dei colori, oltre che una ragguardevole varietà dei temi: la mitologia era fondamentalmente naturalistica, le figure femminili di raffinata eleganza; notevoli poi i motivi floreali o della fauna terrestre e marina. Nella ceramica si hanno due stili, il primo detto di Kamares, il secondo che non ha nome ma un cui esempio è la brocchetta di Gurnià.
Nel primo si evidenziano figure geometriche dai colori brillanti: spirali, cerchi, curve sviluppano riprendendola coloristicamente la curvatura del vaso. La decorazione arriva alle estreme conseguenze nel secondo stile, più animato e naturalistico: tutta la decorazione è risolta con l’immagine dell’animale – spesso un polpo – che avvolge con le lunghe spire o altri arti l’intero corpo del vaso. L’andamento mollemente ondulato del segno alterna i chiari e gli scuri con un ritmo irregolare che visivamente deforma la simmetria stessa del vaso, come visto nella trasparenza dell’acqua. I vuoti descrittivi sono riempiti di piante ed elementi paesaggistici terrestri o sottomarini in una sorta di horror vacui. L’invenzione zoomorfica è un essere “vivo” che s’impadronisce dell’oggetto e suggerisce, intorno ad esso, uno spazio diverso dal reale, immaginario: l’oggetto è sempre un vaso, con la sua funzione pratica; ma è anche un episodio, un fatto che accade sotto i nostri occhi, un momento dell’esistenza.
Lo stesso può dirsi della scultura: modellata sinteticamente come se fosse intelligentemente improvvisata, sensibilissima ai giochi della luce, nonché dai rilievi con figure che sembrano prese dal vero e ravvivate da accenti caricaturali.
Per quanto riguarda l’arte micenea, è da sottolineare la volta conica della tomba di Atreo, subito fuori la porta dei Leoni nelle mura di Micene. Le tazze auree, le pitture murali, le ceramiche e le oreficerie sono prossime, per l’improvvisazione plastica e narrativa, ai rilievi cretesi: comprese le maschere funerarie, in cui lo stesso splendore della materia accresce la tremenda fissità dei volti.
Barocco e Barocchi Barocco Primitivo Barocco Arcaico Barocco Macedone Barocco Alessandrino Barocco Romano Barocco Buddhista Barocco Pelagiano