Alle origini del giardino barocco
Il '500 diede forme ed espressioni purissime all'arte del giardino utilizzando gli stessi elementi che erano già presenti nel giardino romano, come la geometricità dei contorni delle aiuole, delle fontane e il dominare di balaustre in pietra e delle piante a fogliame minuto tagliate in forme precise; si prende coscienza dell'uomo e della necessità di coordinare la sua casa con il giardino e con l'ambiente circostante.
A Roma, con villa Madama di Raffaello, fu creato il primo modello di villa con giardino. Sempre a Roma, ad opera del Vignola, sorsero, sulle rovine dei palazzi imperiali, gli Orti Farnesiani che rappresentano una brillante applicazione dell'idea prospettica bramantesca.
Villa d'Este, esempio di giardino tardo rinascimentale
Ma è con Villa d'Este a Tivoli, ideata da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito d'Este, che la fantasia e la tecnica idraulica si mescolano per dar vita ad un giardino straordinario che tocca il culmine nella realizzazione della fontana dell'organo azionato dalle acque.
L'epoca barocca elaborò ed arricchì le forme del giardino rinascimentale: ne restano esempi nella Villa Aldobrandini a Frascati, il cui progetto scenografico mostra un'evidente evoluzione barocca e uno svincolamento dai rigidi parallelismi del Cinquecento.
Nascono i giardini nel Quirinale, la Gamberaia a Settignano, Villa Mondragone a Frascati, Villa Marlia con il suo caratteristico teatro di verzura.
Nel 1671 Castelli e Crivelli, in collaborazione per l'idraulica con Mora, idearono di uno dei più felici e spettacolari giardini: quelli dell'Isola Bella Borromeo sul Lago Maggiore di cui Wagner scrisse: qui ho gioito in un meraviglioso mattino d'estate.
L'epoca d'oro del giardino alla francese
La Francia, che sino a tutto il 1400 aveva avuto soltanto giardini di scarso interesse, diretta derivazione di quelli medievali, cominciò a sviluppare una propria arte in questo campo subito dopo la spedizione di Carlo VIII in Italia, nel 1494. L'assoluto accentramento del potere nelle mani dei nobili, e soprattutto dei re, che spinse ad un mecenatismo incoraggiato da visioni di magnificenza e di egemonia in tutti i campi, portò, insieme allo sviluppo delle altre arti, anche alla formazione di vere e proprie dinastie di giardinieri e architetti specializzati nel campo del giardinaggio.
Per l'evoluzione del giardino in Francia, determinante fu la famiglia Mallet con le sue tre generazioni di architetti: a Giacomo Mallet è attribuita la concezione dei "parterres à broderie" che divennero in seguito la caratteristica principale del giardino alla francese; a Claude Mallet, figlio di Giacomo, si deve l'introduzione dei parterres à broderie nei giardini delle Tuileries, a Fontainebleau e a Saint Germain; al nipote, anch'esso di nome Claude, si deve la stesura di un trattato sulle regole del giardinaggio, intitolato Les jardins de plaisir.
Ma la grande epoca d'oro del giardino francese giunse sotto il regno di Luigi XIV con André Le Notre, il quale, benchè la sua impostazione derivasse dal giardino all'italiana, diede alle sue opere una visione di insieme grandiosa e raffinata allo stesso tempo, valendosi di mezzi quasi illimitati messi a sua disposizione dai nobili e dal Re.
L'orangerie di André Le Nôtre a Versailles
L'opera forse più completa di Le Notre, perfettamente compiuta come armonia d'insieme, è il parco di Vaux-le-Vicomte, eseguito su incarico di Fouquet, allora ministro delle finanze, in collaborazione con l'architetto Le Veau che eseguì il castello, e sotto la sovraintendenza del pittore Lebrun.
In seguito a tale meravigliosa opera, lo stesso Luigi XIV chiamò i tre artisti ad eseguire quello che rimane uno dei più stupefacenti prodotti della ricchezza e della potenza unite alla concezione grandiosa dell'arte barocca: Versailles.
I lavori durarono più di 50 anni: Le Veau morì e gli successe Harduin Mansart che continuò ad ampliare il palazzo, mentre Le Notre realizzava uno scenario immenso e fastoso per fare da cornice a tale magnificenza e nello stesso tempo creare lo sfondo alla parte coreografica della vita di corte quando essa si svolgeva all'aperto.
Enorme lavoro richiesero i colossali impianti idraulici necessari per rifornire d'acqua i bacini, i canali ed i ben 1400 getti di acqua delle fontane. Tuttavia Versailles non resta certo l'unica opera di Le Notre: a lui si devono altri giardini stupendi, come il parco di Chantilly, quello di Saint Cloud e quello di Sceaux, oltre ad opere minori.
La sua egemonia nel campo dell'arte del giardino durò per oltre 50 anni; la sua infuenza, benchè in scala minore, non cessò del tutto neppure dopo il 1700, anno della sua morte.
Il giardino francese, da lui creato e portato a splendori senza precedenti, continuò a dominare la scena europea; la sua realizzazione venne codificata minutamente in numerosi trattati, soprattutto nel celebre La théorie et la pratique du jardinage di Dezallier D'Argenville, del quale esistono numerose edizioni, la prima del 1709 e l'ultima del 1747. In esso vengono diffusamente documentati ed illustrati i procedimenti architettonici, pittorici ed orticoli per la costruzione di un giardino, vengono coniati termini relativi che diverranno internazionali e cosmopoliti come "parterre", "berceau" e "boulingrins", e si danno regole precise per l'impianto di viali, alberi, boschetti, ed anche per l'impiego di essenze vegetali, benchè queste non si discostino molto da quelle usate nel giardino all'italiana e non presentino una grande varietà.
Sulla scia del giardino alla francese tutti i paesi europei di adeguarono al classicismo imperante: in Germania, dove ogni Elettore o Principe Arcivescovo volle il suo palazzo con parchi alla francese; in Austria, dove Maria Teresa non mancò di far eseguire a Schoenbrunn una vera e propria copia ridotta di Versailles; in Inghilterra, malgrado la riluttanza e le differenze di clima, il giardino francese riuscì ad impiantarsi anche se con inevitabili deviazioni.
Alle origine del giardino moderno: l'Inghilterra
L'evoluzione del giardino inglese fu molto più lenta ma nel corso dei secoli si rivelò più efficace: il giardino paessaggistico inglese è ancora oggi valido e costituisce la base della concezione del giardino moderno.
In realtà, mentre lo splendore del Rinascimento italiano e del barocco francese rifulgevano e si spandevano in tutti gli altri paesi europei, in Inghilterra l'architettura dei giardini sembrò non essere presa realmente in considerazione: durante il '500 e il '600 ritroviamo solo un'estensione dei giardini continentali, esasperata spesso dal forte influsso olandese dove l'arte topiaria era portata al livello massimo possibile.
In questi due secoli l'Inghilterra fu teatro di guerre, rivoluzioni, cambiamenti, ivi compreso il dominio di Cromwell; poi, anche nelle epoche di maggiore splendore, come quella elisabettiana, durante la quale fiorì la letteratura, ad esempio, le arti figurative rimasero quasi neglette, e quindi anche la trasposizione artistica della creazione di giardini.
Si suppone che l'influenza francese ed italiana incominciò in Inghilterra sotto Enrico VIII, ed infatti fu proprio questo sovrano ad acquistare ed ampliare Hampton Court, ottimo esempio, ancora oggi, di giardino Tudor, formato da una serie di piccoli giardini circondati da muri ed ornati da parterres classici, fontane ed aiuole fiorite.
Un esempio, viceversa, dell'influenza olandese, lo ritroviamo a Levens Hall, sul fiume Kent, dove la topiaria assunse una tale importanza e stravaganza da risultare quasi mostruosa, e ciò benchè il giardino fosse stato progettato dal francese Guillaume Beaumont alla fine del 1600.
Il giardino del castello di Blenheim, residenza dei duchi di Marlborough, malgrado le successive trasformazioni, ci mostra ancora nella sua parte più antica, il modello di ciò che fu un giardino d'ispirazione francese ai primi del 1700 e che può essere ritrovato un po' dappertutto in Inghilterra.
Il parco di Stourhead, esempio perfetto di giardino paesaggistico
In questo periodo gli studi botanici erano tenuti in grande considerazione: in tutto il paese però giardinieri, botanici ed esploratori si interessarono sempre di più a nuove essenze vegetali che portarono o si fecero inviare da tutte le parti del mondo; mentre in Italia e in Francia architetti e giardinieri pubblicavano trattati in cui le forme e le proporzioni del giardino venivano prese in esame, in Inghilterra comparivano libri essezialmente botanici, quale il famoso "Paradisi in sole, paradisus terrestris" di J. Parkinson, in cui il titolo non era che un riferimento all'etimologia del termine "paradiso" e nel contempo uno scherzo sul nome dell'autore: Park-in-sun, giardino nel sole.
La possibilità di impiegare nuove piante, le descrizioni dei viaggiatori, soprattutto quelle dei giardini cinesi, che incominciarono ai principi del 1700, l'influenza del pensiero di Bacone che già nel 1600 propugnava l'abolizione della simmetria nei giardini, sfociarono inevitabilmente nel giardino paesistico che fu incrementato dalle teorie degli illuministi, in particolare di Rousseau che incitava al ritorno alla natura.
Il primo vero giardino paesaggistico in Inghilterra fu Stourhead, creato da Henry Hoare; infatti il famosissimo Lancelot Brown, che divenne il più ammirato paesaggista dell'epoca, incominciò i suoi lavori soltanto nel 1750, già dopo che il poeta Pope e l'architetto William Kent, di cui Brown fu allievo, avevano infranto la tradizione classica e barocca aprendo la strada al romantiscismo.